C’era una volta un Principe di nome Azzurro che, dopo aver affrontato mille peripezie, giunge alla torre dove è rinchiusa una dolce principessa, la salva, ne fa la sua sposa e vive con lei felice e contento…
Be’, dimenticate questa storia… Il mondo è cambiato e le favole non potevano fare altrimenti, soprattutto da quando Andrew Adamson ha deciso, complici i maghi del computer della PDI/DreamWorks, di… adattarle.
Ed ecco allora che il biondo Azzurro trova nella torre (e rischia di baciare) il Lupo-Nonna di Cappuccetto Rosso, mentre ad impalmare la Principessa ha già provveduto un enorme e rumoroso orco verde.
Niente di nuovo, direte voi, si parla dell’ennesima variazione de la Bella e la Bestia… E invece no… Perché la nostra Principessa è una sorta di Jekyl & Hide. Alterna infatti le sembianze umane con quelle orchiche.
Attorno a questa strana coppia di sposi, Adamson imbastisce un pastiche di citazioni cinematografiche che filtra attraverso il mondo e i personaggi delle favole.
Shrek a cena dai reali suoceri rimanda al Ben Stiller di Ti presento i miei o al Sidney Poitier di Indovina chi viene a cena? e Pinocchio fa deliberatamente il verso al Tom Cruise di Mission: Impossible.
Quanto al paese di Molto Molto Lontano è un incrocio tra Disneyland, Beverly Hills e Hollywood.
Se in Shrek 2 assai gustoso è il gioco cinefilo, rispetto al primo episodio la struttura narrativa è più debole.
La storia portante, decisamente meno originale e compiuta, infatti, quando esce dal turbinio di rimandi, un po’ si affloscia.
Compensano i nuovi personaggi (che quasi fagocitano i principali): lo strepitoso Gatto con gli Stivali doppiato da Antonio Banderas (una delle più felici invenzioni della pellicola che, infatti, diventerà il protagonista in futuro di un film tutto suo), la fastidiosa Fata Madrina (quasi una Vanna Marchi del ’felici e contenti’), il Principe dalla dubbia sessualità di Rupert Everett e l’inconsueta coppia di suoceri di Cleese e Julie Andrews.
Il risultato è un film godibile, in cui si ride molto, capace di coinvolgere gli adulti tanto quanto i bambini, ma privo della genialità del precedente. L’impressione è che qui tutto sia studiato al millimetro per cercare la risata e l’emozione.
Il lavoro è buono, la tecnica ancora più sofisticata, travolgente la colonna sonora, ma manca quel quid in più che fa del primo Shrek e de Gli Incredibili dei piccoli capolavori.
Comunque da vedere.
Curiosità:
* Più di 430000 sono i disegni realizzati per lo storyboard di Shrek 2. 510 i controlli per l’animazione di Shrek, Fiona e Ciuchino: 330 per il corpo e 180 per il volto. 5819 le comparse digitali del film.
* Il sistema di animazione facciale creato dalla PDI/DreamWorks per rendere più umani i personaggi di pixel del primo episodio ha subito in Shrek 2 un’evoluzione. Si sono aggiunti muscoli ai volti ed elementi anatomici al collo (negli uomini fa la sua comparsa il pomo d’Adamo) che hanno reso ancor più naturali le espressioni degli attori digitali.
* Il personaggio più difficile da animare è stato il Gatto con gli Stivali, per il quale è stato necessario un numero di comandi circa quattro volte superiore a quello degli altri caratteri.
* Tom Waits presta la sua voce a Capitan Uncino, qui declassato a cantante di pianobar in una bettola.
* L’ingresso di Molto Molto Lontano ricorda quello dei Paramount Studios su Melrose Avenue a Los Angeles.
* I personaggi di Shrek e Shrek 2 sono ispirati alla fiaba di William Steig, scomparso nel 2003. A Steig, per lungo tempo illustratore del settimanale New Yorker, il film rende omaggio mettendo nelle mani del Lupo-Nonna di Cappuccetto Rosso, che accoglie il Principe nella torre, una copia della testata.
* Sam Mendes (regista di American Beauty) dirigerà prossimamente a Broadway un musical tratto da Shrek.
Nelle sale dal 17 dicembre distribuito dalla Uip