Un viaggio di scoperta e sopravvivenza con vista su un nuovo mondo, un romanzo di formazione guidato da un manipolo di animali diversissimi e diffidenti tra di loro ma capaci di scoprire la solidarietà. Diretto dal 29enne lettone Gints Zilbalodis, qui al suo secondo lungometraggio, Flow è uno dei più bei film animati degli ultimi anni per fattura tecnica e messaggio.
Lavorazione iniziata cinque anni fa e primo film realizzato dal regista con una troupe per 84’ che parlano il linguaggio universale della poesia e dell’incanto. Dopo Il robot selvaggio ancora una favola post apocalittica (si comincia con una piena biblica che sommerge a poco a poco la terra ferma) che mette in scena il rispetto della diversità e la potenza dell’immaginazione.
Ed ecco, in assenza totale di esseri umani, un gattino nero diffidente e dagli occhi dorati ritrovarsi di colpo da solo. Dalla vegetazione lussuriosa e una casa di un artigiano dove dormire e che venera la sua specie con statue di ogni dimensione all’esterno, alla fuga verso l’ignoto con le acque che sommergono ogni cosa. La salvezza? Una piccola barca dove saltare e andare alla deriva magari in compagnia di un variopinto gruppo di animali.
Tra paesaggi di abbagliante bellezza e pericoli di ogni genere l’unione fa la forza. Con un regale serpentario al timone, un lemure vanitoso, un capibara sonnacchioso e un cane giocherellone inizia una vera e propria avventura a metà tra lo spavento e il mistero di Apocalypse now e l’affollato e speranzoso rifugio dell’arca di Noè.
Appassionante e senza dialoghi (finalmente gli animali si esprimono solo con i loro versi), visionario e incantato (si vedano i fondali e l’uso della luce), Flow, presentato a Cannes a Un Certain regard e alla Festa di Roma nella sezione Alice nella città, regala emozioni a non finire e lo stupore di un tempo e di un mondo ancora possibili.
Riflessioni, sorrisi (il lemure che si specchia), sequenze memorabili (l’arrivo nella città sommersa, la risalita sott’acqua del gatto sulla pancia della balena, il volo del serpentario verso un’altra dimensione). e un finale che rimarrà a lungo negli occhi e nel cuore dello spettatore. Ne risentiremo parlare ai prossimi Oscar.
Da non perdere.
In sala dal 7 novembre distribuito da Teodora