Una stella sulla Walk of Fame di Hollywood erosa dal tempo e inquadrata dall’alto mentre la salsa del ketchup caduta dalle mani di un camminatore si sparge su quell’effige e si fa metafora di distruzione. Inizia così The Substance di Coralie Fargeat- premio per la miglior sceneggiatura all’ultimo Cannes- che dopo l’esordio dietro la macchina da presa con Revenge aggiorna il messaggio femminista all’epoca della società dello spettacolo con un body horror disturbante e provocatorio.
Un premio Oscar e una carriera luminosa alle spalle, la sessantenne Elizabeth Sparkie (Demi Moore spesso nuda e con protesi nel ruolo della vita) si è riciclata come conduttrice di un programma tv di aerobica. Novella Jane Fonda 2.0 la donna si scopre all’improvviso licenziata dal producer del broadcast (La gente vuole sempre qualcosa di nuovo, è inevitabile. A 50 anni è finita… dice Dennis Quaid, prototipo del maschio alfa bieco e volgare mentre ingurgita gamberetti a tavola…) che intende sostituirla con una ventenne fresca e desiderabile. Che fare? La soluzione forse è in una chiavetta che si trova in tasca dopo essere uscita da un ospedale.
Hai mai sognato una versione di te più bella, più giovane e più perfetta? dice il promo a mercato nero del kit di rinascita. Detto fatto ed ecco Elizabeth, dopo un’iniezione che sblocca il Dna, alle prese con una nuova se stessa partorita dalla sua colonna vertebrale e che dovrà vivere in simbiosi con lei.
Una settimana a testa, una nuova divisione cellulare e l’avvertenza (tu sei una) da tenere a mente per non scatenare una guerra con l’alter ego. Ed ecco la splendida Sue (Margaret Qualley) prendere il suo posto al lavoro e scalare il successo (copertina su Vogue, un film in arrivo e la diretta tv della notte di Capodanno) mentre la matrice assiste impotente e sempre più gelosa agli eventi.
Tra alienazione e saturazioni (alla larga gli stomaci delicati), nutrimenti artificiali e stabilizzatori di dipendenza, dettagli macabri (c’è anche una coscia di pollo che spunta dall’ombelico) e simulacri da venerare (la foto dell’ex diva in salone come Il ritratto di Dorian Gray), vecchi amici del liceo che non badano al tempo che passa e clienti del bar che fiutano i loro simili (Ha già iniziato a divorarti da dentro?) The Substance sfida ogni convenzione finendo nel parossismo citazionista (ovvio il riferimento a Cronenberg ma ci sono anche il corridoio di Shining, il bagno di sangue di Carrie, Alien e Frankenstein) che fagocita il finale a colpi di esasperata violenza.
Con la Fargeat capace di trasportare lo spettatore dall’orrore alla pietas (quel mostro bicefalo che indossa gli orecchini sembra un Elephant woman) in un viaggio senza esclusione di colpi (anche bassi) sostenuto dalla colonna sonora psichedelica e martellante.
Dialoghi ridotti all’osso, make up eccezionale per un impasto di carne, sangue e anima che tra splatter e grottesco non teme di sfiorare il ridicolo. Ricorda l’equilibrio ammonisce il video di The Substance, un monito che la Fargeat non tiene in considerazione.
Venti minuti in meno e sarebbe stato un capolavoro (142’ sono davvero troppi). E’ l’unico difetto di un film non per tutti ma che rimarrà a lungo nei nostri occhi e nella nostra mente.
In sala dal 30 ottobre distribuito da I Wonder Pictures