L’arte, la bellezza e la sensibilità possono ancora salvarci. Ce lo ricorda Luca Zingaretti ne La casa degli sguardi, il suo debutto alla regia cinematografica (al suo attivo il documentario Gulu sul dramma della popolazione Acholi e gli ultimi tre episodi de Il Commissario Montalbano dopo la morte di Sironi) presentato alla Festa del Cinema nella sezione Grand Public e in sala da marzo con Lucky Red.
Scritto da Zingaretti con Gloria Malatesta e Stefano Rulli e liberamente ispirato all’omonimo libro di Daniele Mencarelli (Mondadori), il film è incentrato su un problematico rapporto padre-figlio che attraverso il dolore e la presa di coscienza imboccano la strada per una nuova e più consapevole coesistenza affettiva.
Abitano insieme ai Castelli romani quel padre tranviere e Marco (l’ottimo Gianmarco Franchini già visto in Adagio), ventenne autodistruttivo che attraverso l’alcool e la droga metabolizza la morte della madre avvenuta qualche anno prima.
In sintonia col dolore, senza futuro e incapace di reagire, si troverà- raccomandato da un amico- come impiegato di una cooperativa di pulizie dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. L’inizio è terrificante (c’è un bagno intasato da pulire in solitaria), la squadra di compagni non proprio simpatica (a comandarla c’è il rude Federico Tocci) ma un bimbo malato alla finestra (con cui scambia saluti silenziosi, sorrisi e corna affettuose) e la sua passione segreta, la poesia, aiutano ad indicare la nuova strada da percorrere.
Mentre quel padre, che soffre e non è sempre in grado di capire i disagi del figlio (bellissimi quei viaggi notturni in tram con Marco che aspetta alla fermata di Valle Giulia) vedrà alla fine nello sguardo di quel ragazzo diventato uomo una nuova luce che illumina il futuro.
Tra reading di poesia e versi di Gianni Rodari (Sulla luna e sulla terra fate largo ai sognatori), la fatica del lavoro (quel magazzino della chiesa pieno di mobili e da svuotare in poco tempo) e stati d’animo (Come stai? chiede il padre. Vado a periodi…confessa a mezza bocca Marco), rose bianche e una sala cinema dove si proiettano cartoni per bambini malati, La casa degli sguardi è un film sincero e mai retorico, rigoroso e senza indulgenze che dimostra l’onestà intellettuale di chi ha voglia di mettersi in gioco a 62 anni.
Generazioni a confronto in un’opera che fa del minimalismo e della semplicità del quotidiano il suo orizzonte stilistico. Senza scene madri e il carico autoriale di tanto insopportabile cinema italiano ma con la lucidità di uno sguardo essenziale e per questo riuscito. Con quella complicità pudica eppure emozionante tra padre e figlio nel finale che vale il prezzo del biglietto e scalda il cuore.
A marzo in sala distribuito da Lucky Red