Il cinema e l’arte del montaggio. Diretto dall’irlandese John Crowley (Brooklyn) e sceneggiato da Nick Payne, We live in time, passato alla XIX Festa di Roma dopo l’anteprima mondiale a Toronto, è un vero e proprio saggio sulle possibilità artistiche di un mezzo capace di unire passato e presente, reale e immaginario in un unicum narrativo fluido ed elegante.
Nelle mani di qualcun altro questo cancer movie venato di commedia romantica sarebbe diventato un melenso ed insopportabile melodramma retorico e invece ecco una vera e propria anatomia di coppia, e poi di famiglia, vivisezionata con partecipazione e commovente realismo (se si esclude la sequenza in cui il protagonista scende in strada in accappatoio dalla sua camera d’albergo a caccia di una penna...).
Nella Londra periferica e verde di Herne Hill, lui (Andrew Garfield) lavora per la Weetabix (una società di cereali) e ha appena firmato le carte del suo divorzio; lei (Florence Pugh, sensazionale) è una chef fusion bavarese con qualche segreto dal passato e un tumore alle ovaie al terzo stadio.
Seguono una figlia e la voglia di privilegiare la qualità della vita alla quantità dei giorni che rimangono in un andirivieni temporale che fluttua tra gli anni e accompagna lo spettatore all’inizio della storia d’amore e al presente in un continuo gioco di rimandi emotivi.
Senza flashback e l’uso della voce fuori campo, il film di Crowley emoziona, fa sorridere e commuovere (impossibile non versare lacrime nel bellissimo finale) tra incidenti stradali galeotti (al primo incontro Tobias viene investito dall’auto guidata da Almut) e sesso ante terapia, anelli al dito (meravigliosa la sequenza della dichiarazione d’amore, e di scuse, di Tobias che irrompe al baby shower di un’amica di Almut scortato da un fattorino della pizza) e teorie sulla rottura delle uova, partecipazioni nel cassonetto, capelli tagliati con cura (bellissime le due sequenze che evidenziano due significati momenti dei personaggi) e un paio di vecchi pattini da indossare per l’ultima volta.
Ma il film non sarebbe lo stesso senza la magnifica prova dei due attori. Sguardo triste, cauto, sensibile e malinconico lui; vitale, esuberante, battagliera e mai domata dalla malattia lei, Garfield e la Pugh si offrono generosamente anima e corpo al film con una chimica attoriale che travasa lo schermo e arriva direttamente in platea a riscaldare i cuori di chi guarda.
In sala dal 6 febbraio distribuito da Lucky Red