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domenica 19 gennaio 2025
di Claudio Fontanini
A COMPLETE UNKNOWN
L’istantanea sonora d’epoca di Mangold con Chalamet nei panni di Dylan
La ricerca del successo e le sue contraddizioni, un rivoluzionario destinato a cambiare il corso della musica americana e l’arte della diversità. Chi è quell’enigmatico diciannovenne del Minnesota (che in realtà si chiamava Robert Zimmerman) arrivato a New York con la chitarra sulle spalle nel 1961 sullo sfondo di una vibrante scena musicale e di tumultuosi sconvolgimenti politici? 

In A complete unknown, James Mangold sceglie la parte per il tutto e in quattro significativi anni (dal ’61 al ’65) inquadra personalità, poetica e stile di Bob Dylan

Prendendo spunto dal testo di Elijah Wald (Il giorno che Bob Dylan prese la chitarra elettrica, Vallardi Editore 2022), il nuovo capitolo musicale di Mangold, dopo il fiammeggiante Quando l’amore brucia l’anima (2005) su Johnny Clash (che appare anche qui interpretato da Boyd Holbrook) inizia col menestrello del folk che stringe amicizia col suo mito, Woody Guthrie (Scoot McNayri) ricoverato in ospedale e impossibilitato a parlare (Non sono ancora morto si legge sul suo biglietto da visita). 

Sarà il cantautore Pete Seeeger (Edward Norton) ad ospitare momentaneamente nella sua casa quel riccioluto malinconico che nasconde il suo passato (sapremo solo che ha lavorato in un circo itinerante che gli insegnò a praticare la stranezza per catturare l’attenzione) e inizia a frequentare con successo le icone del Greenwich Village e fa innamorare di se Sylvie (Elle Fanning) con la quale alterna passione e abbandoni. 

Una buona canzone fa solo del bene ed ecco le prime esibizioni e l’incontro con Joan Baez (Monica Barbaro) con la quale poi finirà a letto e a dividere note sul palco, il debutto discografico con un disco di cover prodotto dalla Columbia Records e il Festival di Newport che gli darà la notorietà. 

Mentre quel chierichetto anticonformista (così lo definirà il Times) cerca un nuovo orizzonte musicale sullo sfondo delle manifestazioni anti segregazione, di una guerra nucleare sfiorata coi missili a Cuba e dell’omicidio di Kennedy

Cantato (quasi interamente live) più che recitato (con Timothée Chalamet che dopo 5 anni di preparazione esibisce una convincente vocalità alla quale non corrisponde però l’emotività mimica ridotta a due espressioni: con occhiali e senza), con i pezzi storici di Dylan a fare da filo rosso alla storia rappresentata, il film (141’), sceneggiato da Mangold con Jay Cocks, è un’opera pastorizzata e schematica dalla quale non si evince cosa porta un poeta a scrivere un testo. 

Con in testa l’inarrivabile Amadeus di Milos Forman, il regista di Cop Land e Indiana Jones e il quadrante del destino tenta così di esplorare la personalità di Dylan attraverso di chi lo circonda in un puzzle umano ed artistico che stenta a trovare la figura completa

Un film su identità e trasformazioni che porterà Dylan a fuggire dal suo personaggio (Devo andare alla deriva dice nell’ultima battuta del film) e dagli schemi imposti nella famosa esibizione di Newport dove, contro il volere degli artisti del folk tradizionale, decise di esibirsi con band e chitarra elettrica. 

Hai figli? Migliaia…risponde Dylan al venditore ambulante che gli vende un piccolo strumento che poi userà in studio di registrazione, facendo intendere come la responsabilità e le gabbie della fama stessero provocando una vera e propria scissione interiore di un artista in fuga per la libertà (Come faccio a cantare? Porto me stesso in un altro posto confessa Dylan). 

Ma tra vincoli produttivi e serate al cinema (Non chiediamo la luna, abbiamo le stelle dice Bette Davis in Perdutamente tua), etichette soffocanti e una parabola sui cucchiai che segna definitivamente la rottura con quel movimento di disadattati e sognatori folk, quella del Dylan di Mangold appare più come un’istantanea sonora d’epoca che una testimonianza diretta del processo artistico ed umano che si nasconde dietro una canzone. 

Tutto troppo piatto e placido per emozionare davvero. Con l’enigma del titolo (Nobel per la Letteratura non ritirato nel 2016) che continua a rimanere irrisolto. 

In sala dal 23 gennaio distribuito da Searchlight Pictures, The Walt Disney Company Italia              
      

 
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