Cinquanta sfumature di Nicole. Meritata Coppa Volpi all’ultima Mostra del cinema di Venezia, la Kidman si offre generosamente anima e corpo in Babygirl, terzo lungometraggio dell’olandese Haalina Reijn che oltre a dirigere, produce e sceneggia.
Potente amministratrice delegata di una società di automazione che lavora con l’I.A.,Romy, sposata da 20 anni con marito regista teatrale (Antonio Banderas) e due figlie (una lesbica e più simile alla madre di quel che sembra), metterà a rischio affetti e carriera dopo l’incontro con Samuel, uno stagista (Harris Dickinson) molto più giovane di lei che la porterà nei meandri del sesso oscuro tra voglie sadomaso e desideri repressi (come annuncia il finto orgasmo iniziale, seguito da video porno in solitaria che apre il film).
Lo avrete già capito, non è lo script il piatto forte di Babygirl che non brilla certo per sorprese e originalità (vengono in mente Attrazione fatale e Rivelazioni oltre alla trilogia dai romanzi di E.L.James).
Sesso e potere, strategie e natura umana, umiliazioni e consenso obbligato (Farò tutto quello che mi ordini), ambizione e moralità. Frullati nella confezione patinata di una New York algida e geometrica, i temi di Babygirl flirtano col corpo della Kidman più che sulle parole (spesso inutili, come nella torbida sequenza del primo appuntamento nello squallido hotel, con Romy che finisce sottomessa sul pavimento con lo sguardo in primo piano sospeso tra vergogna e piacere).
Essere vulnerabili è positivo dice a Romy, Esmè (Sophie Wilde), la sua assistente in attesa di promozione e personaggio chiave del film nella parte finale (la più incerta). E sì perché quella di Romy, tra ciotole di latte leccate come una gattina o biscottini premio come fosse un cane al servizio del suo padrone, sembra più una storia di liberazione sessuale che di femminismo al potere (vi raccomandiamo le scuse al marito, incapace di comprendere il senso degli avvenimenti, nel brutto sottofinale condito da una resa dei conti a tre nella villa di Romy).
Ingenuo, ipocrita e moralmente ambiguo, il film della Reijn si regge solo grazie alla maiuscola prova della Kidman. Perversioni in testa e faccia segnata dalla crioterapia e dal Botox (proprio come il personaggio che incarna e al quale la figlia regala un hai la faccia di un pesce morto) la sua Romy sembra la gemella ideale della Alice di Eyes whide shut di Kubrick (1999) che sussurrava all’allora marito Tom Cruise quel se Se voi uomini solo sapeste… che sembra contenere le premesse di tutto il film della Reijn.
In sala dal 30 gennaio distribuito da Eagle Pictures