Solidarietà di classe, spirito popolare e regia militante. Il cinema di Robert Guédiguian, una sorta di specie protetta, torna a riscaldare anime e cuori, mai scissi dal contesto politico, in questo luminoso e vitale La gazza ladra. Presentato all’ultima Festa di Roma nella sezione Grand Public, il film è il solito album di famiglia mascherato da commedia umana col quale il regista marsigliese torna a girare all’Estaque a 14 anni da Le nevi del Kilimangiaro.
Si comincia con un tentativo di furto in un negozio musicale (la gazza ladra del titolo) con un assegno di deposito caduto in acqua che scatena una reazione di causa ed effetto che coinvolgerà la protagonista del film. Maria (la straordinaria Ariane Ascaride, compagna nella vita e musa del regista) è una badante che si amare dai suoi vecchietti ai quali però sottrae piccole somme di denaro per aiutare il nipote a prendere lezioni private di pianoforte e godere di qualche piacere della vita (le ostriche a pranzo sul terrazzo vista mare con un concerto di Rubinstein che suona Liszt sul telefono a fargli compagnia).
Un marito in pensione e indebitato al gioco (Gérard Meylan), una figlia cassiera di supermercato (Marilou Aussilloux) sposata con un camionista spesso lontano e uno spirito altruista (non si risparmia di andare in piena notte ad accudire chi la reclama senza farsi pagare straordinari) che verrà messo a dura prova quando le appropriazioni indebite di denaro verranno fuori a causa di quell’assegno.
A scoprire la frode è il figlio immobiliarista e rancoroso (Grégoire Leprince-Ringuet) di uno dei suoi assistiti (Jean Pierre Darroussin) che dovrà fare però i conti con il colpo di fulmine verso la figlia di Maria.
Inizia da qui un girotondo sentimentale e carnale (per la prima volta Guediguian usa un linguaggio esplicito e filma una scena di sesso) che vede coinvolte tre famiglie e miscela a meraviglia desideri e sensi di colpa, fabbriche chiuse e vittime del consumismo (quella casa con piscina di Maria e del marito è l’emblema del fallimento occidentale), umiliazioni e fantasmi d’amore.
Cast da applausi (i primi piani degli attori sono meravigliosi ed evocano mondi e desideri repressi senza bisogno di parole), la consueta cura amorevole per i suoi personaggi e uno sguardo limpido fanno de La gazza ladra un altro gioiellino nella filmografia di Guédiguian. Che tra filetti di branzino e scenate di gelosia, attaccamento alle radici ed elogio dell’arte della pazienza invita a pensare che forse non è mai troppo tardi per tutto.
Con La povera gente di Victor Hugo, declamata da Darrousin al commissariato nel sottofinale, a farsi manifesto di inclusione e tolleranza. Da non perdere.
In sala dal 17 aprile distribuito da Officine UBU