Cosa si prova a morire? E’ la domanda ricorrente che assilla il protagonista di Mickey 17, il nuovo film del coreano Bong Joon-ho che a cinque anni da Parasite (4 premi Oscar e Palma d’Oro a Cannes 2019) affronta la produzione mainstream in questo grottesco sci fi interstellare dall’andamento altalenante.
Siamo nel 2054 e Mickey Barnes (un convincente Robert Pattinson) è arrivato alla sua versione n.17. E sì perché per sfuggire a un creditore senza scrupoli che lo minacciava di morte, quattro anni prima si è imbracato con un suo amico (o forse no…) in una missione spericolata su un pianeta ghiacciato (Niflheim) per una futura colonizzazione.
A guidarla un tecnocrate ed ex deputato impresentabile (un irresistibile Mark Ruffalo in versione Dott. Stranamore che sfoggia pose mussoliniane e demenza concettuale) con consorte mefistofelica al seguito (Toni Collette) e il contorno di pletora di cortigiani a glorificare il nuovo messia.
Per fare di quella colonia spaziale un nuovo insediamento umano (previste nascite naturali ma non si deve fare sesso durante il viaggio lungo più di 4 anni per non sprecare calorie) servono sacrificabili in grado di capire quali sono le condizioni di quella nuova e sconosciuta galassia.
Radiazioni cosmiche e virus letali per morti e rinascite attraverso una stampante in 3D e memoria trapiantata attraverso back up di personalità. Rispondere alla domanda iniziale non è facile per chi, come Mickey, sa che la riparazione è assicurata e il giorno dopo si torna alla vita precedente in versione aggiornata. E se un giorno quel ragazzone prestante e ingenuo scoprisse di avere accanto a sé un suo multiplo che non la pensa proprio come lui?
Tra deja vu olfattivi e conflitti etici e morali, gas nervino e strane creature che reclamano il loro territorio invaso (Sembrano croissant ricoperti di m…a esclama Toni Collette dopo aver visto quei vermoni giganti chiamati Striscianti), lettere minacciose e voglia di stermini di massa, il nuovo film di Bong Joon-ho pecca in originalità e contenuto.
Indeciso sul tono da prendere (il film non inquieta né diverte molto) e accompagnato dalle musiche quasi onnipresenti di Jung Jae-il, Mickey 17, scritto dal regista coreano e adattamento cinematografico del quasi omonimo romanzo di Edward Ashton del 2022) è un deciso passo indietro rispetto alle attese del post Parasite.
Troppo scoperto il messaggio antitecnologico e la messa alla berlina dei nuovi padroni del mondo (i tipi alla Elon Musk e Mark Zukerberg) per interessare davvero fino in fondo lo spettatore, sorpreso di rado lungo i 138’ del film che innesca una inutile sottotrama (gli omicidi dei senzatetto) per arrivare ad un finale assai deludente.
Restano così il bell’inizio (la prima mezz’ora è la più convincente) e qualche sequenza divertente ( su tutte la cena offerta da Marshall e signora con carne sintetica servita al povero Mickey e un tappeto persiano da non sporcare col vomito) a impreziosire questa parodia fantasy dall’immaginario volutamente anacronistico. Presentato nella sezione Gala all’ultima Berlinale.
In sala 6 marzo distribuito da Warner Bros. Pictures