Preceduta da un affettuoso ricordo del foto-reporter
Pietro Coccia, recentemente scomparso, è stata presentata a
Roma, nella sala
Dalí dell’
Istituto Cervantes, la
55.a edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro -
dal 15 al 22 giugno 2019 - alla presenza del direttore artistico
Pedro Armocida, del presidente del Comitato scientifico e co-fondatore della
Mostra Bruno Torri, del vicesindaco e assessore alla Bellezza del comune di
Pesaro Daniele Vimini , oltre ad alcuni autori e produttori che parteciperanno al
Festival.
Torri ha sottolineato la grande continuità di questa edizione con le origini della
Mostra: “
Intraprendere un discorso che si rifaccia alla tradizione ma con uno sguardo sempre al futuro, come facciamo quest’anno invitando in giuria Amir Naderi,
che fu a Pesaro per le grandi edizioni dedicate al cinema iraniano” (negli anni ‘90).
“Questo è l’obiettivo della Mostra”, ha affermato il direttore Armocida, che ha illustrato il ricco programma, sempre alla ricerca del Nuovo Cinema in tutte le sue multiformi possibilità, anche attraverso proposte eterogenee che racchiudono un mondo senza centri di gravità e in perenne mutamento, a partire dal Concorso Pesaro Nuovo Cinema, con sette opere (prime o seconde) provenienti da tutto il mondo, spesso lontane dai classici stilemi tipicamente ‘da festival’.
Se l’Italia è assente nel concorso, in compenso ci sono 3 registe donne su 7. Inoltre quest’anno ci sono due rassegne Sguardi Femminili, perché oltre la consueta retrospettiva dedicata al cinema russo (al decimo anno), stavolta tocca anche alle registe spagnole. E, con il sostegno di AC/E e in collaborazione con il festival “Margenes” e “Mujeres de Cine”, la Mostra propone un focus sul cinema spagnolo contemporaneo declinato al femminile con 5 titoli. Due le giurie, quella professionale (oltre Naderi, gli attori Olimpia Carlisi e Andrea Sartoretti) e quella degli studenti.
Ecco i titoli concorrenti al Premio Lino Miccichè: Kamagasaki Cauldrom War di Leo Sato (Giappone), Nona. Si me mojan, yo los quemo (t.l. Nonna. Se mi bagnano, io li brucio) di Camila José Donoso (Cile), That Cloud Never Left di Yashaswini Raghunandan (India), Demons di Daniel Hui (Singapore), Bring Me the Head of Carmen M. di Catarina Wallenstein e Felipe Bragança (Brasile/Portogallo), Inland/Meseta di Juan Palacios (Spagna), Square di Karolina Bregula (Polonia/Taiwan.
Prosegue la ricognizione della produzione audiovisiva italiana a bassissimo budget, extra-industriale ed extra-formato, costituita da Satellite - Visioni per il cinema futuro.
La classica apertura in
Piazza del Popolo è affidata al cult
Butch Cassidy, diretto da
George Roy Hill, con
Paul Newman e
Robert Redford, a
cinquant’anni dalla sua uscita.
L’Evento Speciale dedicato al cinema italiano vede quest’anno l’approfondimento del ‘lato b’ della nostra cinematografia: il cinema di genere nelle sue forme più eterogenee che dalla commedia, genere principe di tutto il nostro cinema, arriva a tutte le sperimentazioni più ardite.
Quindi non solo spaghetti western (nato dopo il tramonto del Mitologico, infatti molti registi provenivano da lì, oggi rivisitato a suo di effetti speciali digitali da Hollywood) ma anche horror e giallo, thriller all’italiana e ‘poliziottesco’. Ad accompagnare la retrospettiva dei film più recenti che hanno lavorato sui generi, un volume, a cura di Pedro Armocida e Boris Sollazzo, pubblicato da Marsilio (520 pagine).
L’illustrazione del manifesto di quest’anno, in linea con il discorso sul cinema di genere italiano, è firmata dal romano Roberto Recchioni, sceneggiatore e soggettista per fumetti e cinema, illustratore, critico, personalità web. La sua principale occupazione è l’arte sequenziale per cui è stato definito “la rockstar del fumetto italiano”.
La Mostra ricorderà Bernardo Bertolucci, con un omaggio che racchiude tutte le sue partecipazioni al festival a partire dagli anni ’60. Per ricordare la straordinaria figura della cineasta Barbara Hammer, pioniera del cinema lesbico, scomparsa recentemente a New York all’età di 80 anni, verrà proposto in 16mm il suo film del 1973, Sisters. Per la prima volta in Italia la personale di Lee Anne Schmitt, una delle artiste e cineaste statunitensi più interessanti soprattutto per il suo lavoro, quasi sempre in 16 mm, legato al pensiero politico, all’esperienza personale e alla terra.A Pesaro, la Schmitt presenterà tutti i suoi film e avrà un incontro col curatore Rinaldo Censi.
Walter Veltroni, nuovo membro del comitato scientifico, debutta con una serie di incontri ‘FuoriCinema’ con personalità del mondo del giornalismo e dello spettacolo: Giovanni Floris (20 giugno), Lino Banfi ( 21 giugno).
Proiezioni speciali, in anteprima mondiale:
White Flowers di
Marco De Angelis, Antonio Di Trapani,
Gelsomina verde di
Massimiliano Pacifico,
Adriano Aprà Autoritratto di
Pasquale Misuraca; in anteprima italiana,
Rasendes Grün mit Pferden d
i Ute Aurand, in 16mm. Quale omaggio a
Notre-Dame:
Nuestra Señora de Paris di
Teo Hernandez (1981-1982). Per
Emergency - 25 anni:
La terra strema di
Federico Greco (2018).
“
30 anni di Fuori Orario”: non è solo la celebrazione, attraverso una serie di pillole sparse per tutto il festival, dell’anniversario di 30 anni della trasmissione televisiva notturna di
Rai 3, “la riserva indiana” (la chiamava
Bertolucci) che ha rivoluzionato il modo di vedere i film d’intere generazioni di cinefili. E’ soprattutto un omaggio prospettivo con lo sguardo verso il futuro… E i
“Vent’anni di Stracult”, tra i rari programmi (
Raidue) dedicati al cinema.
Tornano le lezioni di storia di Federico Rossin alle prese con una retrospettiva che vuole riscoprire il cinema femminista dal 1968 al 1978 in quattro programmi.
Infine l’animazione italiana per la sezione Corti in Mostra – Animatori italiani oggi, con una selezione tra i migliori cortometraggi d’animazione italiana recente. La personale, per segnalare il lungo lavoro di un autore, è dedicata a Roberto Catani .
Tutte le sere, da mezzanotte, il consueto
Dopofestival - Il muro del suono, in un alternarsi di musica e immagini fuori dagli sche (r) mi. Dulcis in fundo,
“Tutto Grifi” al
Centro Arti Visive: per la prima volta integralmente tutti i materiali video analogici open reel, realizzati da
Alberto Grifi con altri tra il
1976 e il 1977.