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mercoledì 29 agosto 2018
di Claudio Fontanini
SULLA MIA PELLE
Il caso Cucchi nel film di Cremonini che apre Orizzonti a Venezia
Sempre più raro e confinato in spazi ristretti, il cinema civile italiano dimostra di essere vivo e vegeto e batte un colpo all’apertura della sezione Orizzonti di Venezia 75. Non era facile riuscire a fare un film sul caso Stefano Cucchi- il 31enne romano morto in circostanze misteriose il 22 ottobre 2009 nel reparto di Medicina protetta dell’ospedale Pertini dopo una settimana di detenzione- eppure Alessio Cremonini evita tutte le trappole dell’opera manifesto
Sempre più raro e confinato in spazi ristretti, il cinema civile italiano dimostra di essere vivo e vegeto e batte un colpo all’apertura della sezione Orizzonti di Venezia 75. Non era facile riuscire a fare un film sul caso Stefano Cucchi- il 31enne romano morto in circostanze misteriose il 22 ottobre 2009 nel reparto di Medicina protetta dell’ospedale Pertini dopo una settimana di detenzione- eppure Alessio Cremonini (già co-sceneggiatore di Private, l’esordio alla regia di Saverio Costanzo) evita tutte le trappole dell’opera manifesto o, peggio, del film a tesi o del j’accuse politico e sociale, concentrando il suo sguardo su quella che diviene una vera e propria via crucis laica di un personaggio scomodo eppure umanissimo al quale nemmeno i suoi familiari danno, per varie motivazioni, il sostegno morale e giuridico necessario. 

E così Sulla mia pelle diventa un film sulle (ir)responsabilità e sui sensi di colpa, sulle contraddizioni e sulla solitudine di un personaggio che diventa il simbolo di una minoranza indifesa sulla quale potersi accanire impunemente (almeno finora visto che il processo non si è ancora concluso). Nei sette giorni che vanno dall’arresto alla morte Cucchi (sullo schermo uno straordinario e mimetico Alessandro Borghi) verrà a contatto con 140 persone fra carabinieri, giudici, agenti di custodia penitenziaria, medici e infermieri che fingeranno di non vedere la drammatica realtà di fronte ai loro occhi. 

Arrestato dopo un controllo notturno in auto mentre era a parlare con un suo amico (trovati 20 grammi di hashish e tre bustine di cocaina) il calvario umano e fisico di Cucchi (per interpretarlo Borghi, sguardo allucinato e impotente, è arrivato a pesare 62 kg. perdendone 18) finisce per essere quello di un paese che continua a far morire persone affidate alla responsabilità degli organi di Stato. 
Un passato scomodo alle spalle (l’eroina e la comunità di San Patrignano, l’epilessia conosciuta a 18 anni, qualche precedente penale), il tentativo di rimettersi in carreggiata (il lavoro col padre geometra, le visite in chiesa (Sei credente? So’ sperante…), le sedute di boxe in palestra per acquistare peso) e la fine delle illusioni in un viaggio all’inferno senza ritorno. 

Col pestaggio dei carabinieri fuori quadro (due fratture vertebrali che lo costringono all’immobilità) e una prigionia che sconfina nell’orrore di una disumanizzazione generale alla quale il comportamento inerte di Cucchi si consegna. Puntuale, lucido e rigoroso, il film di Cremonini racconta e non giudica mettendo sul banco degli imputati (applausi al coraggio) persino i genitori (bravissimi Milvia Marigliano e Max Tortora, ormai sdoganato con successo anche per i ruoli drammatici) e la sorella Ilaria (Jasmine Trinca) paladina dei diritti solo a morte avvenuta (Non mi faccio più prendere in giro da lui dice appena saputo dell’arresto). 

Sceneggiato da Cremonini con Lisa Nur Sultan, Sulla mia pelle non assolve nessuno e si muove sulla scorta di verbali e testimonianze in un incubo giudiziario che regala brividi di commozione (i dialoghi (immaginari?) di Cucchi col suo vicino di cella e il toccante monologo nel sottofinale). Da non perdere.

Su Netflix e in sala dal 12 settembre distribuito da Lucky Red

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http://www.luckyred.it/
http://www.netflix.com

 
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