È uno degli attori del momento, Filippo Timi, protagonista al cinema con Un Castello in Italia e al Festival Internazionale di Roma con 2 film Corpi Estranei e Come il vento sceglie per la sua prima esperienza televisiva una produzione originale di Sky I delitti del bar Lume 2 film tv tratti dai fortunati romanzi di Marco Malvaldi. Il primo episodio andato in onda lunedì scorso ha registrato i maggiori ascolti di Sky (sui canali Sky Cinema 1/+1 HD e su Sky On Demand) superando nel gradimento del pubblico anche grandi prime tv americane come Hunger Games, Prometheus, G.I.Joe: La vendetta e blockbuster italiani come Vacanze di Natale a Cortina e, il più recente, Viva l’Italia. Il secondo episodio (sempre con la regia di Eugenio Cappuccio) dal titolo La carta più alta andrà in onda domani alle 21.10 ed è ambientato ancora a Pineta, l’immaginaria cittadina toscana teatro delle avventure vissute, spesso suo malgrado, dal ‘povero’ Massimo (il personaggio interpretato da Filippo Timi) alle prese con le smanie investigative dei quattro arzilli vecchietti assidui frequentatori del suo bar.
Il Bar Lume infatti non è solo luogo di chinotti e cappuccini ma centro nevralgico della vita del paese. È qui che tra una partita a briscola e qualche pettegolezzo si scoprono i segreti più inconfessabili degli abitanti. In questo secondo episodio siamo ad agosto in pieno periodo di vacanze estive Pineta pullula di turisti e dai ristoranti arriva un prelibato e costante odorino di cacciucco… Da tutti i ristoranti, fuorché uno, quello di Aldo, che da qualche tempo - causa allagamento - è chiuso per lavori di ristrutturazione.
Ecco, la seconda avventura per Massimo e i quattro vecchi ficcanaso comincia così, con un ristorante chiuso e una proposta. Sì, perché all’inoperoso Aldo viene offerta la gestione del punto ristoro di un meraviglioso resort termale, ma il proprietario, tale Foresti, è un tipo che non gode di buona fama in paese e allora ci pensano Ampelio, Pilade e Gino a mettergli la pulce nell’orecchio: “Come l’ha comprato ‘sto resort?”.
Un giro tra catasto e anagrafe, una telefonata alla Vilma (la linguacciuta moglie di Pilade) e il mistero è risolto, almeno per i vecchi: vent’anni fa il Foresti avrebbe avvelenato il Carratori, vecchio proprietario della villa, per riscattare l’immobile ad un costo irrisorio.
Tutto risolto? Manco per idea. Come spesso accade al BarLume, da un fragile sospetto lanciato dai quattro ‘adoratori delle mele cotte’ s’innesca una catena d’eventi che conduce sempre ad un epilogo preciso: il coinvolgimento, contro la sua volontà, di Massimo.
E anche stavolta non v’è eccezione o meglio, una sì: Massimo non condurrà la sua indagine dal BarLume, ma da un letto d’ospedale, perché il povero barista, in un attimo di distrazione, si rompe un ginocchio ed è costretto a quindici giorni di degenza.
E dal letto d’ospedale Massimo (grazie ovviamente all’aiuto del commissario Vittoria Fusco e dei quattro terribili vecchietti) entrerà nei meandri più segreti della famiglia Carratori, farà un deduttivo viaggio nel passato e risolverà il mistero.
Ad interpretare gli investigatori della terza età o come li descrive Malvaldi ‘i quattro reduci del Novecento’ sono Carlo Monni (Ampelio zio di Massimo) scomparso lo scorso maggio, Marcello Marziali (Gino), Massimo Paganelli (Aldo), l’attore pisano Atos Davini (Pilade), mentre Lucia Mascino è il commissario Fusco.