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martedì 1 marzo 2011
di Ludovica Mariani
COME UN DELFINO
Raoul Bova questa sera e domani su Canale5 nella fiction che ricorda i suoi esordi da nuotatore
Il nuoto è la sua passione, la piscina il suo ambiente. Aveva tutto per essere un campione e invece non ha mai vinto niente, per paura di qualcosa a cui lui stesso non riesce a dare un nome. Questo è Alessandro, 40 anni che alla fine di un allenamento si accascia al suolo: un problema al cuore che lo fermerà per qualche mese, gli dicono. Ma lui sa che non è così; sa che la sua carriera mai decollata è finita. Si presenta così, quasi come un perdente, il personaggio interpretato da Raoul Bova nella nuova fiction Mediaset

Il nuoto è la sua passione, la piscina il suo ambiente. Aveva tutto per essere un campione e invece non ha mai vinto niente, per paura di qualcosa a cui lui stesso non riesce a dare un nome. Questo è Alessandro, 40 anni che alla fine di un allenamento si accascia al suolo: un problema al cuore che lo fermerà per qualche mese, gli dicono. Ma lui sa che non è così; sa che la sua carriera mai decollata è finita.
Si presenta così, quasi come un perdente, il personaggio interpretato da Raoul Bova (che per questo film è dimagrito oltre 10 chili) nella nuova fiction Mediaset, Come un Delfino in onda questa sera e domani in prima serata su Canale5. In realtà quello che sembra la fine di tutto è l’inizio di una nuova vita per il protagonista che, per caso, incontra un amico d’infanzia diventato sacerdote, ma uno di quelli di frontiera che combatte la malavita nelle strade, ‘sporcandosi le mani’ tra i ragazzi dei quartieri degradati e ad altissimo rischio criminalità. È don Luca (Ricky Memphis) che gestisce una casa famiglia e lo coinvolgerà in un progetto di recupero di ragazzi ‘difficili. Alessandro sarà il loro allenatore in una sfida che non è solo sportiva ma di vita.

Ci sono voluti 10 anni per fare questo film - spiega Raoul Bova che, con la moglie Chiara Giordano, è produttore (con la Sanmarco) di questa fiction - ho bussato a tutte le porte ma sembrava che un film sul nuoto fosse impossibile da realizzare, perché non riuscivamo a mettere in una sceneggiatura la giusta tensione che serve ad un film. Poi un anno e mezzo fa partecipando ad un convegno sulla legalità ho incontrato don Luigi Merola (che in seguito ci ha ispirato per il personaggio di don Luca). Lui va a prendere i giovani nei vicoli peggiori e li porta nella sua casa famiglia per dare loro un’alternativa alla strada e una speranza nel futuro. Ci è venuta così l’idea di unire i valori dello sport alla forza della legalità e di mettere insieme un eroe sportivo ed un eroe morale come il prete”.

Girata a Roma e in Sicilia tra Catania, Messina e le isole Eolie, la fiction è soprattutto una storia di riscatto personale e morale, di recupero di valori come legalità, amicizia, solidarietà e “autostima - come dice il bravo regista Stefano Reali - che è un valore da difendere. Se ad un uomo manca la stima di se stesso non potrà mai dare un contributo vero alla società”.
Il contributo che darà Alessandro, riportato dal suo stesso impegno al rispetto di se stesso, si chiama Rocco (Gianluca Petrazzi), Bibbi (Andrea Troina), Andrea (Gianluca Di Gennaro), Nico (Tommaso Ramenghi) e tutti i ragazzi strappati al crimine che da quelle parti si chiama mafia ed è impersonata da Ciro (Paolo Ricca) boss locale che non ci sta a perdere la faccia e la preziosa manovalanza che rappresentano i ragazzi poveri e sbandati dei quartieri bassi. La sua rabbia è enorme e la vendetta si farà sentire presto prima contro don Luca che verrà accusato di molestie sessuali, poi con un concentrato di acido gettato nell’acqua della piscina.

Nella fiction che vede tra gli interpreti anche Maurizio Mattioli, Paolo Conticini e Barbora Bobulova nei panni di Valeria Vikovic un’inflessibile giudice minorile, hanno piccole parti alcuni veri atleti come Paolo Bossini, Alessia Filippi, Filippo Magnini, Luca Marin, Emiliano Brambilla, Mattia Aversa e Domenico Fioravanti che ha smesso di nuotare proprio per un problema al cuore. Le musiche sono di Ennio Moricone che ha già collaborato sia con Reali che con Raoul Bova per Una storia Italiana, Il quarto re e Ultimo.

Ma cosa lega Raoul Bova così profondamente al nuoto e al suo mondo?
All’inizio una grande paura. Avevo tre anni e mezzo quando sono caduto dalla ciambella ed ho rischiato di annegare. Mio padre mi dice sempre di avermi afferrato subito che è stato un attimo, ma per me quell’attimo è durato un’eternità. Quella sensazione da incubo ho cercato di trasmetterla in una delle prime scene del film. Poi la piscina è diventata la mia vita, il nuoto un’esperienza meravigliosa che ricordo con passione, amore, che è anche sofferenza e spirito di sacrificio. Ho passato l’infanzia in piscina rinunciando a discoteca ed amici. A volte questo era frustrante, a volte pensavo di non farcela ma poi ricominciavo a nuotare sostenuto dal mio allenatore che mi convinceva a non arrendermi proprio quando la fatica vera si faceva sentire. Questa fiction parte quindi dal mio passato di nuotatore e dal mio intenso rapporto con l’acqua. Che dura ancora. Infatti, anche i miei figli sono nati in acqua, quasi per caso”.

Lo sport come metafora della vita?
Si, non bisogna arrendersi al male. Abbiamo cercato di dire che tutte le mafie si possono sconfiggere anche solo facendo del bene”.
Gli fa eco don Luigi Merola che da anni vive sotto scorta e che dice “Nessuno nasce delinquente, lo diventa se non ha un’opportunità, se non si da una chance e una famiglia. Meglio morire in piedi che vivere inginocchiati. Per questo non ci dobbiamo mai piegare”.

Raoul Bova - fortemente impegnato nel sociale attraverso la Fondazione Ultimo (www.fondazionecapitanoultimo.it) e la Onlus Coloriamo i Sogni (www.fondazionecoloriamoisogni.it) con la quale ha realizzato recentemente una Casa Famiglia nella periferia di Roma - tornerà presto al cinema (uscita prevista per metà marzo) con Nessuno mi può giudicare, divertente commedia dove recita a fianco di Paola Cortellesi mentre ha appena finito di girare in Sudafrica Treasure Guards, una produzione italiana-tedesca-inglese con la partecipazione di Mediaset
"Ho recitato in inglese - ci dice l’attore che interpreta il ruolo di Angelo - in questo film d’avventura dove sono un po’ James Bond e un po’ un Indiana Jones a caccia di tesori nascosti”.

E come produttore ha altri progetti?
Io e mia moglie Chiara vogliamo valutare bene il prossimo progetto. La nostra idea è puntare sulla qualità, ma la qualità richiede tempo e riflessione. Spero di lavorare ancora con Mediaset, magari per una serie ispirata a Come un Delfino”.


Links correlati
http://www.fiction.mediaset.it/come-un-delfino/stagione-1/
 
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Foto dall’Ufficio Stampa Mediaset

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