“Pijamose Roma” diceva il Libanese. Alla fine loro, quelli della Banda della Magliana, si sono presi l’Europa e sono pronti a conquistare anche l’America dopo che il network HBO ha comprato i diritti della serie italiana più famosa al mondo. Sono tornati, Freddo, Dandi, Bufalo, Nero e gli altri, quelli di Romanzo Criminale 2 che arriva preceduto dalla febbrile attesa dei suoi tantissimi fan che da giovedì 18 novembre su Sky Cinema 1 e Sky Cinema HD potranno seguire i 10 nuovi episodi, che iniziano con un flash back. E’ il 1963 nel quartiere periferico e degradato della Magliana ed un ragazzino è vittima di un bulletto poco più grande di lui. Nessuno se ne accorge o se ne cura, tranne uno.
Anche lui è un ragazzino ma nelle parole e nello sguardo c’è già il leader. Punisce con durezza il piccolo delinquente e salva l’altro, che sarà ‘suo’ per sempre. Sono Libanese e Bufalo e li ritroviamo anni dopo, il primo steso su un marciapiede con quattro pallottole in corpo e l’altro a contemplare il cadavere del suo capo sotto una pioggia incessante, al fianco dei suoi compagni e a chiedersi chi ha potuto osare tanto.
Spiati con morbosa curiosità dal commissario Scialoja (Marco Bocci) che per la prima volta dopo tanti anni e tante inutili battaglie intravede la possibilità di colpire al cuore la banda criminale più potente e spietata di Roma. Per lui è un’idea fissa, tra l’ambizione professionale e l’ossessione sessuale che prova per Patrizia la puttana di lusso che è la donna del Dandi.
Un cast di giovani (e bravi) attori semisconosciuti da Vinicio Marchioni-il Freddo, Alessandro Roja-il Dandi, Andrea Sartoretti-il Bufalo e il defunto Libanese-Francesco Montanari che promette un ritorno ‘a sorpresa’, e poi, un regista, Stefano Sollima, anche lui poco noto. Così la serie prodotta da Cattleya e Sky Cinema, tratta dal libro omonimo di Giancarlo De Cataldo è diventata due anni fa un fenomeno mondiale ed un esempio di fiction diversa dove qualità e consenso di critica e spettatori si sposano magnificamente “e non potevamo deludere il nostro pubblico, bisognava reggere il tiro della prima serie - dice Nils Hartmann di Sky sottolineando - la ricerca della qualità, l’attenzione spasmodica al dettaglio senza accettare compromessi. Abbiamo mantenuto lo stesso stile narrativo della prima serie così che potremmo parlare di un film in 22 puntate”.
Ma ora che la ‘guida spirituale’ della banda è morta che accadrà? Prima di tutto bisogna scoprire ed uccidere i responsabili. Sono stati forse i fratelli Gemito per una discussione nata intorno ad un tavolo da gioco, oppure la mano assassina si nasconde proprio nelle fila dei fedelissimi? Comincia a serpeggiare il dubbio, si insinuano i sospetti che non risparmiano nessuno. E’ l’inizio della fine.
E mentre il Bufalo impazzito di dolore arriva persino a rubare la bara del suo capo per dargli un funerale degno, gli altri si contendono, ognuno a suo modo, il ruolo che era stato del Libanese. Ma gli anni sono passati, l’aria è cambiata e anche Roma. Scomparsi i pantaloni a zampa d’elefante ed i basettoni, per le strade della capitale sfrecciano macchine di lusso, i locali alla moda sono pieni di gente, luci e paillettes: irrompono gli ’80, anni di edonismo sfrenato, di soldi facili e dove la regola è una sola, niente regole. È la stagione del Dandi che dalla borgata è passato ai quartieri alti, che vuole tutto e subito e che per primo ascolterà il canto delle sirene che arriva dalle organizzazioni mafiose.
Al suo orecchio avido di potere sussurrano “sei tu il capo, tu il nuovo imperatore di Roma” e lui ci crede e cede. Se la prima serie era la genesi e l’ascesa della banda criminale la seconda è declino e morte e per l’autore, Giancarlo De Cataldo, la risposta migliore a chi l’ha accusato di avere un feeling con il Male: “I conti si fanno alla fine e la parabola tragica di questa storia ne è la dimostrazione”.
Quanto agli episodi reali legati alla banda (come le rivelazioni in merito al rapimento di Emanuela Orlandi) De Cataldo si dice scettico, qualcosa c’è ma l’intenzione è stata quella di raccontare la storia ed i misteri italiani attraverso la conoscenza parziale dei ragazzi di strada “ma anche i meccanismi di controllo del potere. E si capisce che la strada ed il Palazzo hanno spesso qualcosa in comune nei loro comportamenti criminali”.