La 48°. Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro cambia e fa di necessità virtù. Concentra sforzi e risorse per non cambiare o ridurre proposte e contenuto. L’evento speciale di quest’anno è dedicato all’opera omnia di Nanni Moretti – celebrato quattro anni fa a Locarno e applaudito a Cannes l’anno scorso per Habemus Papam e quest’anno come presidente della Giuria. In programma tutte le sue pellicole da Io sono un autarchico al già citato film dello scorso anno, passando per cortometraggi e documentari. Il concorso è sempre dedicato al nuovo cinema internazionale – e quest’anno 4 su 7 conquistano la Piazza preceduti proprio dai ‘corti’ di Nanni - ma sarà il cinema del reale a rappresentare ed illustrare il nostro Paese con Il cinema documentario oggi: l’Italia allo specchio.
Non solo per la crisi che coinvolge ogni settore, e soprattutto la cultura, quindi il cinema. Ma perché ci sono sempre più nutriti gruppi di cineasti e pubblico che prediligono il cosiddetto documentario che ormai è andato al di là della sua definizione originaria. Infatti negli ultimi anni è evoluto e ha dato nascita ad alcune ‘variazioni’ come docu-dramma, mockumentary, ricostruzione documentaria, per cui spesso diventano veri e propri film, lontanissimi dal tradizionale reportage giornalistico o scientifico, dotato del tradizionale commento fuori campo o delle interviste con macchina fissa. Anche i veri ‘protagonisti’ spesso interpretano se stessi e, questo, ci riporta alle origini del ‘neorealismo’. Solo che oggi, le nuove tecnologie e il digitale hanno permesso ad ognuno di noi di girare a basso costo e senza attendere finanziamenti e consensi di/da nessuno.
“Sono cambiate tante cose nel mondo e nel cinema – esordisce Bruno Torri, Presidente del comitato della Fondazione Pesaro Nuovo Cinema - tra i cambiamenti alcuni derivano da scelte proprie, altri da necessità sul piano economico amministrativo. I rapporti tra politica e cultura non vanno bene, il precedente governo non ne aveva addirittura nessun interesse. Speriamo il prossimo torni a essere un governo che dedica attenzione alla cultura, che ha un valore per il singolo e per la collettività, ed è uno dei primissimi compiti di uno stato democratico”.
“Il peso specifico maggiore di questa edizione è sul cinema italiano – afferma Giovanni Spagnoletti (Foto n. 2) direttore artistico - perché la Mostra è stata spesso accusata di esterofilia, di cercare il nuovo cinema nelle parti più lontane del mondo. Quest’anno è invece più partecipata dall’Italia e in parte dalla Germania, per mettere in evidenza e tirar fuori elementi di novità all’interno della macchina cinema, individuare le tipologie di cinema che rappresentano il futuro, da ciò la proposta di mettere al centro il documentario. Pensare alla Mostra non solo come luogo dove mostrare i film, ma aumentare la proposta per renderlo non tanto mercato ma per fare una struttura dove il cinema oltre vederlo si può imparare a farlo. Infatti, ci saranno due workshop, uno d’animazione con Simone Massi, recente David di Donatello (celebrato proprio in questi giorni dal festival romano Arcipelago ndr.); e l’altro coordinato da Gianfranco Pannone, a cui si sono iscritti in 18 e che realizzeranno un piccolo film che verrà presentato nella giornata finale”.
Ma Pesaro 48 rende omaggio al Nuovo Cinema Tedesco a cinquant’anni dal manifesto di Oberhausen con i primi lavori di Herzog, Straub, Reitz, Kluge e molti altri; ripropone la Russia di oggi con le quattro ore di Chapiteau Show di Sergej Loban e un nuovo ‘Sguardo Femminile’ nel cinema russo contemporaneo con alcuni corti di giovani registe. Torna anche l’Avantfestival ovvero domenica 24 giugno al Teatro Sperimentale verranno presentati Musi neri di Filippo Biagianti, sull’emigrazione italiana nel dopoguerra, e Quintosole, in ricordo di Marcellino De Baggis.
Cinema in Piazza, oltre ad alcuni film in concorso e di Moretti, riserva l’anteprima d’apertura del toccante Barbara (Foto n. 3) di Christian Petzold, già vincitore dell’Orso d’Argento a Berlino e candidato a ben otto premi Lola (gli Oscar tedeschi).
Anche la chiusura del festival avverrà come di consueto in piazza con la premiazione e la presentazione di un evento a sorpresa.
I titoli in concorso per il Premio Lino Micciché sono Children of Sarajevo (Foto n. 4) di Aida Begic (Bosnia-Erzegovina/ Germania/ Francia/ Turchia); La jubilada (La pensionata) di Jairo Boisier Olave (Cile); Sharqiya di Ami Livne (Israele/Francia/Germania); In April the Following Year, There Was a Fire di Wichanon Somumjarn (Thailandia); Tokyo Playboy Club di Yosuke Okuda (Giappone); Un consiglio a Dio di Sandro Dionisio (Italia); Unten Mitte Kinn / Lower Upper Cut”di Nicolas Wackerbarth (Germania). In Giuria la regista Antonietta De Lillo (Foto n. 5), l’attrice Francesca Inaudi e il giornalista Boris Sollazzo.
Giunge alla VI Edizione il Premio Amnesty International che premierà il cinema più attento alla difesa e alla promozione dei diritti umani. Gli eventi speciali sono Il pranzo di Natale, un particolare documentario di montaggio realizzato da autori vari e Ciao Silvano! di Tekla Taidelli. Ma verranno presentati anche tutti i corti d’animazione di Massi, ora in programma a Roma sempre per Arcipelago.
Per l’occasione, sempre alla Casa del Cinema, è stato presentato subito dopo anche il volume I festival del Cinema – Quando la cultura rende di Mario Abbis e Gianni Canova. Ricerca e studio – pubblicati nella collana Arte / Economia dell’editrice Giovanna Forlanelli - sono stati progettati e condotti dalla Libera Università IULM di Milano in collaborazione con AFIC (Associazione Festival Italiani di Cinema)
11 I festival del cinema presi in esame (Bologna, Courmayeur, Ischia, Lecce, Montone-PG, Pesaro, Roma, Taormina, Trieste, Udine) rappresentativi di varie tipologie di manifestazione (festival storici vs festival recenti, generalisti vs settoriali ecc.) e attraverso interviste e questionari a organizzatori e fruitori ne ha analizzato gli aspetti economici, di pubblico e il ritorno economico sul territorio di riferimento, creando una mappa d’analisi che non solo ha evidenziato il contributo virtuoso dei festival all’economia locale ma ha anche definito un modello applicabile ad altri settori della promozione culturale.
E le cifre lo confermano, per ogni euro investito ne ritornano 2 e ½ sul territorio.