Il dottor Zanin ha fatto il suo tempo! Almeno secondo Pietro Sermonti che mette la parola fine alle voci che lo volevano ancora protagonista (o forse interprete di un episodio per giustificare la sua uscita di scena) della prossima serie di Un medico in famiglia.
“È un personaggio amatissimo da me - commenta - ma credo che abbia raccontato tutto e che la sua parabola si sia ormai conclusa”.
Capelli lunghi, un accenno di barba (è il look dell’attore impegnato che gira un film, anche se poi non è vero che è sul set - dice scherzando Sermonti) e una felpa che ricorda le madri di Plaza de Majo, Pietro Sermonti assomiglia di certo più allo scanzonato dottor Zanin che al cupo Renzi protagonista di La moglie cinese, miniserie in quattro parti di Raiuno diretta da Antonello Grimaldi in onda da domani sera.
E’ un poliziesco condito con una storia d’amore e con forti accenti di attualità. Dall’internazionalizzazione del traffico di droga a quello dei clandestini, dalla crescente realtà delle comunità di immigrati al volto molto poco romantico della nuova Mafia, La moglie cinese presenta con Renzi un personaggio destinato - almeno questo sembra nelle intenzioni dei suoi creatori (Mimmo Rafele, Ivan Cotroneo e Sergio Silva) - a portare in tv l’antieroe alla Bogart del cinema noir degli anni ‘50.
Stefano Renzi è un commissario della mobile di Venezia, alle spalle un rapporto irrisolto con il padre (anch’egli commissario, ucciso in un oscuro agguato) del quale ha cercato di seguire le orme, mentre il fratello Gianluca si perdeva negli abissi della droga. Un’indagine su una partita di droga letale porta Stefano a contatto con una comunità di immigrati cinesi e con Ling della quale si innamora. Ma il rapporto con la giovane cinese è tutt’altro che facile, condizionato da pregiudizi razziali e dalla vita sempre ‘al limite’ di Renzi. Le sue indagini lo conducono troppo lontano, proprio nel cuore del potere mafioso che ha il nome elegante e rispettabile di Filippo Dandolo. “Il Doge”, così viene chiamato Dandolo, scatenerà tutta la sua rabbia distruttiva su Renzi che mette in gioco se stesso, la sua carriera e la sua vita per mettere alle corde il criminale. Il prezzo da pagare sarà altissimo.
Accanto a Sermonti la modella cinese Amy Chow alla sua prima esperienza di attrice, Hans Werner Meyer che interpreta Filippo Dandolo, Kasia Smutniak la moglie Anna e la partecipazione di Toni Bertorelli, Fabio Santor ed Ottavia Piccolo.
“Renzi non ride mai - dice Sermonti raccontando il suo personaggio - è malinconico e cupo. La sua tristezza gli viene dal passato e dalla vita che conduce. Di questo ruolo mi interessava affrontare il rapporto quasi amletico con il padre e tragico con la vita”.
Una vita segnata dall’ineluttabilità del destino. “Il modello è quello della tragedia greca – spiega Mimmo Rafele, uno degli autori – e Renzi è uno di quei personaggi assoluti in una storia dove è il fato e non gli uomini a condurre il gioco”.
Sermonti come si è trovato ad interpretare un personaggio tanto diverso da quelli fatti finora?
“All’inizio mi sentivo un po’ acerbo per questo ruolo. Ho cercato di dare tutto me stesso anche fisicamente. Nelle scene di azione ho rispolverato le mie conoscenze di giocatore di pallone, e atleticamente ho retto, ma quelle sono le scene più facili”.
Come mai nel film lei è doppiato?
“C’è stata incompatibilità tra precedenti impegni che avevo fuori dall’Italia e i tempi di doppiaggio. Per me è un vero dolore non aver potuto dare la mia voce a Renzi”.
Ha dichiarato che non farà “Il medico in famiglia”. Ha altri progetti?
“Qualcosa tra cinema e teatro ma niente di definito. Invece ho finito di girare un sit com per il canale Rosso Alice dal titolo Radio Sexy con Martina Colombari”.
Al momento a cosa si dedica?
“Sto imparando a fare il clown giocoliere e poi faccio surf, uno sport del quale mi sono letteralmente innamorato”.
Altre passioni?
“I libri, i dvd ed i ristoranti. Mi piace andare a mangiare da solo in posti, sempre gli stessi, che conosco ormai da 15 anni. Verdure, spaghetti, all’italiana insomma. Io i miei soldi li spendo così”.
E a proposito di soldi che rapporto ha con il denaro?
“Sono pericolosi, una specie di vertigine. Quando ho cominciato a guadagnare come attore ho barcollato rischiando di perdere per sempre il mio equilibrio. Poi ho cercato e fatto riemergere in me le vere ragioni che mi avevano spinto a fare questo lavoro. Ragioni che con il denaro non hanno niente a che fare”.