“Sappiate che a Palermo esistono tanti negozianti che non pagano il pizzo e che noi non abbiamo pagato il pizzo per girare. E’ importante dirlo, così come è importante ripetere che oggi realizzando una serie che ride su Totò Riina e ridicolizza la mafia nessuno si è fatto male o è stato minacciato. Anni fa non sarebbe stato possibile. Il che significa che si può cambiare, che mentono quelli che vi dicono che nulla cambia, soprattutto in Sicilia. Così come mentono quelli che vi dicono che la mentalità mafiosa non esiste. Esiste ed è ancora forte, parte dal presupposto che ognuno di noi è un business di proprietà di qualcuno. E invece ognuno di noi è solo proprietà di se stesso. Ricordiamolo e teniamo la schiena dritta per non cadere nel tranello delle mafie. Allora la nostra sarà pure la storia della famiglia Giammarresi, una famiglia come tante nella Palermo dei Settanta, quando il sangue scorreva a fiumi per le vie della citta. Ma ciò che conta è che non è solo fiction: per me è lotta antimafia”.
Così dice e ridice, Pierfrancesco Diliberto, in arte PIf, presentando la seconda stagione di La mafia uccide solo d’estate, dal 26 su Rai1 in sei serate, diretta da Luca Ribuoli, sempre interpretata da Claudio Gioe’, Anna Foglietta, Francesco Sciarra, Nino Frassica, il piccolo Edoardo Buscetta e molti altri e sempre con la voce narrante di Pif che precisa : “Io ho scritto solo il soggetto, poi le singole puntate le scrivono gli autori ed è anche loro la scelta di inserire nella fiction materiali di repertorio ,come l’immagine del discorso che Pertini venne a fare in Sicilia per appoggiare platealmente il presidente Mattarella. Per far capire che lo Stato c’era.Purtroppo non c’era solo lo Stato”.
Cosa accadrà stavolta? “Stavolta d opo aver sofferto di gelosia nella scorsa stagione, sarò io a dare qualche pensiero a mia moglie. Per il resto Lorenzo, il mio personaggio, resta un eroe di ogni giorno, un uomo comune che vuol trasmettere ai propri figli un senso di ciò che è la legalità in una Sicilia in cui si sparava ogni giorno. La sola arma delle persone comuni era combattere nel loro piccolo contro la raccomandazione, il malaffare, la mancanza di cultura. Allora solo la cultura poteva rimandare un certo senso civico di cui spero oggi si stiamo vedendo i frutti. Le persone perbene non potevano allora fare altro. Era la loro battaglia”.
Non la combatte, invece, questa battaglia il frate che ha la faccia di Nino Frassica che racconta : “Arrivavo sul set direttamente da Don Matteo che stavamo girando, li ero perfetto, qui un cialtrone”. E che dire del farabutto che tanto si da tanto da fare interpretato da Francesco Sciarra? “Direi che nella prima serie lui voleva solo riscattarsi dalla famiglia e dal padre, stavolta viene risucchiato dalla mafia cui si è avvicinato senza avere davvero coscienza di ciò che faceva. Trovo che il bello di questa serie sia la ricchezza e la continua contraddizione, come nella la vita”.
E, aggiunge la Foglietta, “come nella vita anche nel nostro matrimonio accade qualcosa quando il mio personaggio accetta la cattedra che aspetta da 20 anni e che le spetta ma che alla fine ha ottenuto solo attraverso una raccomandazione. Questo le creerà una grande lacerazione, lei ama il marito ma ogni volta che lo guarda sente la sua intransigenza e si sente in colpa. È una donna moderna che crede nella sua missione di insegnante e per questo a volte cede e vive tutto questo malissimo. Più della scorsa stagione abbiamo definito ogni stato d’animo di ogni personaggio in ogni scena”.
Ma quanto è cambiato da quegli anni tra gli italiani ? “Direi che oggi non si è più soli -risponde Pif-Questa serie ha l’ambizione di dare non solo coscienza ma anche coraggio. E il fatto che una serie del genere si possa fare senza rischiare la vita è la prova che le cose sono davvero cambiate. E per me il fatto che un bambino di 10 anni non veda il boss mafioso come un dio, è un immenso successo.Quindi molto è cambiato ma ancora molto deve cambiare”.
E gli fa eco la Foglietta: “I mafiosi di oggi sono ancora più sfuggenti, sono gli Spada ad Ostia, sono tanti non solo in Sicilia, non dimentichiamolo. Anche se i nostri politici non ne parlano più ,la mafia l’abbiamo in casa e non bisogna abbassare la guardia”. Di più: ”La famiglia Giammarese siamo noi, non solo noi palermitani ma noi italiani. Noi con tutti i compromessi che abbiamo accettato e questa serie è l’esame di coscienza che non ci siamo mai fatti”.
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