Un ritratto inedito, un atto d’amore verso un’epoca che non c’è più e un manuale sull’arte dell’attore. Tutto questo e molto di più è “In arte Nino”, l’affettuoso ritratto di uno dei più grandi attori del cinema italiano firmato dal figlio Luca. In onda lunedì 25 settembre su Raiuno alle ore 21,15, il film su Nino Manfredi, interpretato sul piccolo schermo da un mimetico Elio Germano,
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Un ritratto inedito, un atto d’amore verso un’epoca che non c’è più e un manuale sull’arte dell’attore. Tutto questo e molto di più è In arte Nino, l’affettuoso ritratto di uno dei più grandi attori del cinema italiano firmato dal figlio Luca. In onda lunedì 25 settembre su Raiuno alle ore 21,15, il film su Nino Manfredi, interpretato sul piccolo schermo da un mimetico Elio Germano, ripercorre la vita dell’attore ciociaro dal 1943 al 1958. L’uomo in cerca della propria vocazione più che l’attore affermato insomma in un viaggio emozionante e pieno di aneddoti che va dalla tragica esperienza al sanatorio fino alla partecipazione a Canzonissima dopo l’incontro con Erminia (Miriam Leone) quella che sarà la sua futura compagna di vita.
Ed ecco le radici contadine e il difficile rapporto col padre carabiniere (Duccio Camerini) che lo vuole laureato in legge, la tenera complicità della madre (Anna Ferruzzo) e la folgorazione sulla via della recitazione grazie all’incontro con Tino Buazzelli (un ottimo Stefano Fresi). E poi ancora l’entrata in Accademia e gli insegnamenti del maestro Orazio Costa (Pietro Ragusa), i provini fallimentari a Cinecittà e i conti perennemente in rosso. Tra lacrime e sorrisi, sul filo rosso degli insegnamenti della miglior commedia all’italiana, Luca Manfredi racconta una sconfinata storia d’amore: per un mestiere ed un Paese in rinascita.
Prodotto da Francesco e Federico Scardamaglia, scritto dal regista con Dido Castelli ed Elio Germano con le musiche di Nicola Piovani, In arte Nino vanta nel cast anche Roberto Citran e Massimo Wertmuller, Paola Minaccioni e Leo Gullotta, Cinzia Mascoli e Giorgio Tirabassi. “Senza la partecipazione di Elio Germano non avrei fatto il film” dice convinto Luca Manfredi “ricordo che Giuliano Montaldo aveva soprannominato mio padre come ‘l’orologiaio’ per la sua estrema precisione sul lavoro. Ebbene ho trovato lo stesso rigore e la stessa determinazione in Elio Germano che ringrazio pubblicamente per il suo lavoro”. “Lui si porta dentro un dna artistico molto simile a quello di Nino, come lui ha saputo entrare nella pelle e nelle emozioni dei suoi personaggi portati in scena”.
“Mi interessava raccontare al grande pubblico la formazione artistica di mio padre” continua Manfredi “a differenza di Alberto Sordi che a 10 anni già sapeva di voler fare l’attore, Nino l’ha scoperta da studente universitario. Il mio non è certo un film celebrativo sulla carriera del grande attore né tantomeno un classico biopic ma piuttosto un vero e proprio romanzo di formazione”. Nei panni di Nino Manfredi, un magistrale Elio Germano che frequenta poco la tv e che non finisce di stupire per la sua totale adesione al personaggio interpretato e che parla un perfetto ciociaro (l’attore ha preteso di ascoltare le voci dei novantenni che vivono ancora lì ndr).
“Non avrei mai accettato di far parte di un progetto simile se al timone non ci fosse stato Luca Manfredi. Lui era la garanzia che non si sarebbe speculato sul personaggio. In arte Nino è una sorta di prequel artistico sulla vita di Nino e in sceneggiatura ci siamo divertiti a inserire tante citazioni dei film che avrebbe successivamente interpretato (tra le altre ci sono situazioni e battute di “Pane e cioccalata”, “Il padre di famiglia” e “Ceravamo tanto amati” ndr). “Ma il film” continua Germano “vuol essere anche un invito ai giovani di oggi a riconsiderare una professione come quella dell’attore. Un mestiere che significa sacrificio e passione e non inseguimento di fama e successo assicurato. Il mio Nino è un po’ un Pinocchio che cede alle lusinghe del suo Paese dei balocchi e che grazie alla sua innata ironia riesce a sconfiggere morte e guerra”.
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