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venerdì 28 ottobre 2005
Redazione
Record dei record per “Rockpolitik”
Complice anche Benigni, Celentano tiene mezza Italia incollata al piccolo schermo su Raiuno
Adriano Celentano migliora anche se stesso: con una media di 12 milioni 544 mila telespettatori pari al 49.42 di share (in pratica, la metà della platea televisiva) supera anche gli eccellenti ascolti dell’esordio, che erano arrivati agli 11 milioni 649 mila, pari al 47.19%. E’ un Celentano più rilassato quello che apre la trasmissione con la sua lista di “rock” e “lento” in cui molti si riconoscono, ma in cui fa anche delle gaffes pazzesche (“Il Papa è hard rock perché apre la porta ai divorziati…”).

Adriano Celentano migliora anche se stesso: con una media di 12 milioni 544 mila telespettatori pari al 49.42 di share (in pratica, la metà della platea televisiva) superando anche gli eccellenti ascolti dell’esordio, che aveva ottenuto 11 milioni 649 mila, pari al 47.19%, il Molleggiato ha tenuto incollato alla televisione mezza Italia.

E’ un Celentano più rilassato quello che apre la trasmissione con la sua lista di “rock” e “lento” in cui molti si riconoscono, ma in cui fa anche delle gaffes pazzesche (“Il Papa è hard rock - dice sulla scia del ’vangelo del rock’ - perché apre la porta ai divorziati…”). Chissà che sorpresa per Papa Ratzinger
Il clou, però, è la lettera “riparatoria” a Berlusconi, che Roberto Benigni detta ad Adriano Celentano come Totò fa con Peppino De Filippo in una scena cult consegnata alla storia del cinema. Ma in tutta la seconda puntata di Rockpolitik - dopo una settimana di polemiche - è ancora la politica a tenere banco, fin dal primo affondo del Molleggiato sul Papa e sui matrimoni gay (“i gay sono rock, ma i matrimoni gay sono lenti, pietrificati e Zapatero, poi, è lentissimo”).

Poi tocca a Maurizio Crozza. Mentre il suo Zapatero, Zapatero impazza sul web (e non solo), si rifà questa volta a Compay Segundo e intona: “Compagno Celentan, vieni a far la television a l’Avana, quiere de te Fidel, anche se sei comunista da una semana”. E poi, rivolto ad Adriano: “Sei l’unico comunista ad avere uno straccio programma”.
A sorpresa, entra Valentino Rossi: “Doparsi è lento”, esordisce. Poi scherza su un suo possibile futuro da pilota di Formula Uno: “Non so, non ho deciso, andare in moto è tanto, tanto rock”. Gli subentra Antonio Cornacchione: sotto un cielo minaccioso, ironizza con Adriano: “Il tempo sta cambiando”, riferendosi alla bufera scatenata dall’esordio del programma, mentre sotto la pioggia che lo inzuppa da cinma a fondo, guarda Adriano che lo ascolta da sotto l’ombrello.

La politica irrompe definitivamente nello studio di Brugherio con un blob di immagini che si alternano a quelle della sigla: Berlusconi infuriato per l’avviso di garanzia preannunciato dal Corriere della Sera durante il G7, Prodi che parla dei conti dell’Iri e della sua decisione di darsi alla politica, Bossi che giura “Mai coi fascisti” e Fini che gli replica in Aula a Montecitorio. E poi D’Alema, Occhetto, Rutelli, Cossutta, la Gruber ma anche volti dello spettacolo come Mara Venier.

Dopo il ("lento")monologo di Celentano, dedicato alla politica senza umiltà e all’arroganza del potere, arriva Benigni saltellando alla sua maniera sulle note di La tigre e la neve. “Il 27 del mese è un giorno rock ma il 27 ottobre è un giorno in cui nascono i poeti”, lo accoglie Celentano facendogli gli auguri per il 53/mo compleanno.
Silviuccio ti voglio aiutare", attacca l’attore-regista toscano. "Quando un comico prende in giro un politico, è la cosa più sana del mondo: la comicità è la democrazia che frusta se stessa, lo sanno anche i sassi”. E ancora: “Ti vogliamo bene. Sempre con la stessa storia del conflitto di interessi: macché conflitto, lui è tranquillo. Interessi sì, conflitto no”.

Poi, la dettatura della lettera di scuse al premier: esilarante soprattutto la ricerca delle cose buone fatte da Berlusconi. Non ne viene in mente nessuna neanche a un amico del comico, interpellato al telefono: “Almeno una cosa buona bisogna trovarla, poi mettiamo eccetera eccetera...”, si sforza Benigni. Alla fine i due gettano la spugna: “Ci vorrebbero talmente tanti fogli e biro... le cose belle sono tante, Silvio, che le sai te...”, conclude l’attore.  Poi aggiunge che Berlusconi ha ragione a prendersela, perché “attaccano sempre e solo lui”. E allora, continua: “Silvio ti do un consiglio: qui è veramente la casa delle libertà, qui puoi fare e dire quello che vuoi. Perché non smetti di fare politica, cambi mestiere e vieni a fare il comico?”. Nella strepitosa gag di Benigni, la prima esibizione in tv in coppia con Celentano, c’è spazio ancora per uno strip tease: resta in mutande, lascia in sottoveste nera la splendida Luisa Ranieri arrivata in abito rosso fuoco di Roberto Cavalli, lo indossa e canta con Celentano Siamo la coppia più bella del mondo. Per chiudere, cita Voltaire (“Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”) e Socrate che accetta di morire pur di continuare a rispettare le leggi (“Non bisogna mai commettere un’ingiustizia nemmeno quando la si riceve”). Standing ovation finale del pubblico.

In duetto con Eros Ramazzotti, entrambi con la chitarra acustica, Celentano canta poi Il ragazzo della via Gluck: “Il telepredicatore è di destra, o di sinistra? Chissà, chissà, chissà come finirà...”. E ancora scherzano sul calcio: “La vittoria è dell’Inter, oppure del Milan, o della Juventus, che sono i campioni, e anche quest’anno, anche quest’anno li castigheremo, li castigheremo. Chissà chissà come finirà”.

Ancora il tempo per una ’perla’ di Crozza che fa Tom Jones e intona Sex Bomb (“Una legge bomba, ci serve una legge bomba, così gli italiani ci rivotano...”) e per il reggae salentino dei Sud Sound System introdotti dalla Ranieri, questa volta in abito di pizzo nero. “Con loro scoprirete le vostre radici, anche se siete del Nord. Il Sud del mondo parla una lingua universale, l’esperanto dei poveri”. Chiudono la puntata (che termina intorno alle 23:50, dunque meno lunga della prima) ancora spezzoni di tv trash (dall’Isola dei famosi alle immagini del recente congresso del nuovo Psi) e una nuova incursione di Cornacchione: “Silvio è rock perchè e buono, è disposto a togliersi l’aragosta di bocca per darla a noi. A Mediaset e Rai sono tutti comunisti e lui non li mangia. Il presidente Ciampi è andante. Prodi è lento”.

Che dire: Una puntata senza dubbio divertente e dissacrante, ancor più della prima. E gli italiani l’hanno capito, così come sanno distinguere benissimo la satira dalla politica. Non per niente in tutti i cabaret del mondo i potenti sono messi alla berlina ed è proprio questo che fa divertire il pubblico, lo sanno anche i bambini. Poi, se Adriano ha la vocazione del telepredicatore, è un problema suo. Anche perché molte cose sono mischiate tra quelle che dice, e, secondo noi, alcune sono proprio qualunquiste.

Ma uno show è uno show. E non c’è dubbio che quello di Celentano sia uno di quelli coi fiocchi, merito anche della Ballandi Entertainment che lo produce e del gruppo di autori.
E non crediamo proprio che ci sia qualcuno che, alle prossime elezioni, si possa fare influenzare da quello che dice il Molleggiato. Così come non capiamo neanche tutto quel parlarsi addosso, trasmissioni per discutere del programma, delle parole dette, di un “la” in più o in meno. Vediamo, allora, se anche Prodi, attaccato in modo piuttosto pesante da Benigni, si risentirà, farà dichiarazioni di fuoco oppure, intelligentemente, preferirà il silenzio (che è d’oro. Forse qualcuno lo dimentica.)
Tutto il resto è spettacolo.

 
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