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venerdì 16 settembre 2005
di Emiliano Paladini
De Gregori strega Milano
Il cantautore si è esibito alla Festa dell’Unità in corso di svolgimento nella capitale lombarda

MILANO -  Al Mazdapalace di Milano, nell’ambito dei concerti organizzati per i 60 anni della Festa dell’Unità, si è esibito per quasi due ore Francesco De Gregori, che ha presentato più o meno tutto il repertorio dell’ultima e lucidatissima parte della propria carriera musicale coi favolosi riff elettrici da concerto al seguito. Un po’ di rodaggio ci vuole ma, quando il cantautore romano intona il suo primo grande classico, Alice, al di là dei lacrimoni tra gli amanti e degli accendini accesi come piccoli attestati di libertà e pace in processione, il brano musicale ci dà il destro per parlare di uno dei passi più nitidamente cinematografici della musica italiana. La canzone, infatti, contiene uno degli spunti, più misticheggiante nella sua espressione formale, ma allo stesso tempo pagano, nel suo contenuto sostanziale, di vita quotidiana che la canzone italiana abbia mai regalato al pubblico. Quando il brano arriva al punto in cui dice “… e tutti pensarono dietro i capelli …” è facile per chiunque vedere l’immagine degli invitati al matrimonio di Alice voltarsi e bisbigliare tra loro le parole che poi lo stesso autore avrà modo di esprimere col seguito del testo “lo sposo è impazzito oppure ha bevuto”.

L’esecuzione del brano musicale di Alice, così come ci è stata consegnata in concerto, differisce abbastanza dall’incisione originale su disco. La chitarra è più dilatata. L’arpeggio è elettrico e l’andamento è sicuramente – se non addirittura – più melenso di quello dell’originale. La dolcezza della canzone, nell’insieme della sua esecuzione live, cede quindi il passo al sapiente dosaggio dell’emozione musicale da concerto, destrezza, questa, che De Gregori ha imparato col tempo, rendendo sempre più dolci e mielosi i grandi classici del proprio repertorio, cantati comunque con la padronanza di chi sa che sta per suonare qualcosa di davvero magico.

Poco dopo arriva la stregata Dottor Doberman, col testo che ci porta a vedere se davvero dentro di noi ciascuno nasconde un vero e proprio cane affamato e cinico come nel testo di De Gregori. E, si, forse si, alla fine, chi più chi meno, ci si rende conto che in fondo ciascuno di noi lo è potenzialmente. O forse, meglio, ciascuno di noi è disposto a riconoscere un cane feroce nell’altro – più o meno in linea col testo di Hound Dog di Elvis, del Rock and Roll delle origini, o se vogliamo con le Iene di Tarantino, tornando alle immagini cinematografiche di poco prima.
Durante il concerto, il cantautore romano ha regalato al pubblico milanese la ballabile Un Guanto. E se qualcuno a fine serata ha richiesto la canzone di Girardengo, si è dovuto accontentare del suo omologo, Un guanto, appunto.
Subito dopo è arrivata la Leva calcistica con quell’assolo di chitarra che cita splendidamente, Mi ritorni in mente di un altro grandissimo compianto della musica italiana: Lucio Battisti.

Arrivati a quel momento però, il pubblico, che ha ben riempito gli spalti del palazzetto, è in totale estasi. Le luci viola soffuse dal palco riempiono di calore le già caldissime note musicali del concerto. E non ce n’è per nessuno. Con Titanic, se “per sposarsi si va in America”, e molti lo sanno di già, la musica di accompagnamento non può che essere il miglior blues elettrico nostrano, col pubblico che balla, canta e salta e forse l’America c’è l’ha già in testa da parecchio tempo.
Seguono, Compagni di viaggio e Non c’è niente da capire. Quindi la favolosa Donna cannone, eseguita in un contesto di solo acustico con voce e piano. Ed è il turno di Rimmel, suonata a tambur battente, elettrica come è raro sentire un pezzo così elettrificato ad un concerto di De Gregori.
Infine, chiaramente, Pezzi di vetro, l’ultimo gran bell’hit di successo. E a chiudere definitivamente, Buona notte fiorellino. Ma non è la dolcissima ninnana al miele delle classiche ballate rock italiane. E’ potente, sicura, elettrica, e giustamente di buon auspicio per tutto il pubblico a non arrendersi ai sogni della dolce notte.

 
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