Una campione dai piedi fatati e la testa calda, un sogno collettivo e un manifesto del calcio che fu e che ancora (forse) può vivere in provincia. Girato a Palmi (comune di 18000 abitanti in provincia di Reggio Calabria e luogo d’origine della madre dei due registi oltre che luogo del cuore) il nuovo film dei Manetti bros. è una favola sportiva che mette in scena la comunità calabra e il mondo dei moderni calciatori azienda chiamati a fatturare più che a ritrovare lo spirito bambino del piacere del gioco.
Nato nelle banliue parigine con trascorsi al Lille e nella nazionale francese, Etienne Morville (Blaise Afonso) gioca a Milano in serie A ma dopo l’ennesima espulsione e uno spiacevole episodio di body shaning filmato da un telefonino in discoteca è costretto a cambiare aria.
Serve un bagno di umiltà pubblica e l’occasione arriva con la chiamata visionaria di Vincenzo (Rocco Papaleo in versione calabrese e col freno a mano tirato) un umile agricoltore pensionato che a migliaia di chilometri di distanza sogna il salto dai dilettanti ai professionisti della sua squadra del cuore.
Possibile far arrivare quel campione in disarmo attraverso una colletta cittadina? Ci vuole un pazzo per tentare grandi imprese ed ecco con trecento euro a testa i 5 milioni che occorrono per il suo ingaggio. Dapprima svogliato e insofferente, poi capace di apprezzare usi e costumi del luogo e infine convinto della nuova scelta di vita, Morville- impossibile non pensare a Mario Balotelli a cui somiglia anche fisicamente- condivide lo spogliatoio con una sorta di Armata Brancaleone del football che ricorda quella del Borgorosso Football club nel quale Sordi presidente voleva portare il grande Omar Sivori nel film del ’70 di Luigi Filippo D’Amico.
Tra poetesse che credono il calcio il nuovo oppio dei popoli (Claudia Gerini) e concittadini scettici (Massimiliano Bruno è il macellaio e Massimo De Lorenzo un avvocato), un professore citazionista (Gianfelice Imparato) e una figlia lesbica che non può dichiararsi (Giulia Maenza), mafiosi che preparano manicaretti, un ospedale dismesso, atmosfere western (l’arrivo con la barca sulla spiaggia del portiere pescatore accolto da Morville e dall’allenatore Max Mazzotta), ralenti e inserti animati sui tiri, U.S. Palmese inneggia al calcio come una danza collettiva con qualche lungaggine (2h sono troppe) e poche sorprese di sceneggiatura (script dei Manetti bros. con Emiliano Rubbi e Luna Gualano).
Il meglio è nel colore locale, nella presentazione dei giocatori (occhio a quell’arcigno difensore avversario che non fa passare davanti neanche le vecchiette in fila) e nell’affettuoso ritratto di un clima e di un mondo ormai scomparsi (Morville che gioca in strada coi bambini col Super Santos).
Con le telecronache ad accompagnare le partite (troppe) filmate e il ritmo che latita qua e là. Meglio della trilogia di Diabolik ma dai Mainetti era lecito aspettarsi di più. Presentato all’ultima Festa di Roma nella sezione Grand Public.
In sala dal 20 marzo distribuito da 01