Una madre e una figlia, la vita e l’arte. Si snoda lungo queste due direzioni narrative il primo film francese di Kore’eda Hirokazu che ha aperto in concorso l’ultima Mostra del cinema di Venezia.
Dalle famiglie del suo Giappone (Father and Son, Little sister, Ritratto di famiglia con tempesta e Un affare di famiglia, premiato a Cannes 2018 con la Palma d’Oro) alla Parigi autunnale di questo Le verità (chissà mai perché il titolo italiano mette al plurale l’originale singolare).
Fabienne (una straordinaria Catherine Deneuve) è una vecchia gloria del cinema francese che ha appena pubblicato la sua autobiografia ed è impegnata sul set di un film di fantascienza (Ritratto di mia madre) dove interpreta la figlia invecchiata rispetto alla genitrice sempre giovane fuggita nello spazio e che le fa visita ogni sette anni.
A suonare il campanello del suo castello-prigione, nel quale vive nella realtà con un segretario che la segue da 40 anni e il suo nuovo compagno, arriva da New York la vera figlia con la sua famiglia.
Attrice mancata diventata sceneggiatrice, Lumir (una luminosa Juliette Binoche) dovrà regolare molti conti prima di trovare l’intesa con quella diva dispotica e solitaria che ha fatto dello schermo la sua unica ragione di vita. Tra accuse e ricordi, tartarughe magiche e fantasmi dal passato (sul film aleggia la presenza di Sarah, una misteriosa collega e rivale della Deneuve che rimanda alla vera sorella dell’attrice, Françoise Dorleac, scomparsa tragicamente a soli 25 anni in un incidente auto nel pieno di una folgorante carriera), battute al vetriolo e dolci italiani, il primo film del regista giapponese a non essere girato nella sua lingua madre, non trova sempre il passo giusto e l’andamento ritmico finisce un po’ per risentirne.
Alla classe e alla magnifica sintonia delle due attrici non sempre infatti corrisponde un copione all’altezza che spesso si rifugia nel cinema nel cinema per evidenziare snodi psicologici e non detti. Accompagnate da uno stuolo di comprimari non sempre a fuoco (su tutti Ethan Hawke nei panni del marito della Binoche) le due protagoniste si fanno la guerra con eleganza e mezzi toni in un lento avvicinamento che preclude alla riconciliazione.
Affilato e intimo (Due qualità sono più del necessario per vivere dice la Deneuve al nuovo e amorevole compagno nella magnifica sequenza a letto), metacinematografico e nostalgico, Le verità mette in scena l’inesorabile passaggio del tempo (Non puoi fidarti della memoria dice Fabienne alla figlia) e le sue derive familiari in un gioco di specchi dagli esiti alterni.
Con quella figlia risentita e in fuga dal passato che forse capirà che mentire è un’arte (Sono un’attrice non posso dire la verità, non appassiona dice la Deneuve) e quella madre, sigaretta sempre in bocca e bicchiere di whisky come compagnia, che sarà capace persino di scusarsi per la prima volta con un uomo senza recitare un testo.
In sala dal 10 ottobre distribuito da Bim