Solo in uscita evento per due giorni arriva nei cinema “Grace Jones: Bloodlight and Bami” di Sophie Fiennes, un documentario che ricostruisce la storia – più privata che pubblica – di una donna fuori dal comune, trasgressiva, camaleontica, selvaggia, strepitosa e androgina, la Grace Jones diventata un’icona degli anni Ottanta, non solo. Infatti il documentario della regista britannica ne tratteggia un profilo inedito
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Solo in uscita evento per due giorni arriva nei cinema Grace Jones: Bloodlight and Bami di Sophie Fiennes, un documentario che ricostruisce la storia – più privata che pubblica – di una donna fuori dal comune, trasgressiva, camaleontica, selvaggia, strepitosa e androgina, la Grace Jones diventata un’icona degli anni Ottanta, non solo. Infatti il documentario della regista britannica ne tratteggia un profilo inedito: amante, figlia, madre, sorella e nonna, senza filtri, alla ricerca di chi e cosa si cela davvero dietro la maschera da diva.
In giamaicano ‘Bloodlight’ definisce la luce rossa che si illumina quando un artista è impegnato in una registrazione in sala d’incisione, mentre il termine ‘Bami’ fa riferimento alla focaccia giamaicana fatta con farina e tapioca, ossia un alimento simile al pane e che simboleggia la sostanza della vita. L’eclettica artista (ha fatto allora molto cinema nelle vesti di attrice) viene ritratta tra Tokyo, Parigi, Mosca, Londra e New York, o ancora in sala di registrazione. Affettuosa e divertente, ma anche edonista e pronta a fare festa, Jones è anche una tenace e fiera donna d’affari.
Cuore pulsante del docu-film è il palcoscenico, dato che il documentario include, tra gli altri, frammenti di performance inedite tratte dalle sue canzoni più famose come “Slave to the Rhythm” e “Pull Up to the Bumper”, ma anche brani autobiografici e più recenti come “Williams’ Blood”, “This Is” e “Hurricane”. Quindi, temi molto personali ci accompagnano nel racconto del viaggio che Grace Jones ha intrapreso attraverso la natia Giamaica, insieme al figlio Paulo e alla nipote Chantal, dove vengono mostrate senza reticenze le radici familiari e viene raccontata la storia della sua traumatica infanzia.
Accompagnato dalle note di “Love Is The Drug”, viene messo in scena l’ultimo atto del coinvolgente del documentario e una delle scene più toccanti che registrano l’incontro con l’ex compagno, il fotografo francese Jean Paul Goude, creatore delle iconiche copertine degli album della grande Grace. In questi frammenti viene ritratta una Jones mai vista prima, che si mostra come chi ha vissuto a 360°. Una Grace Jones inedita raccontata senza nostalgia, lontano di toni del classico biopic perché è soprattutto il ritratto di una donna speciale alla ricerca delle sue radici e della terra in cui è cresciuta, intervallato dalle sue canzoni-performance.
Nelle sale italiane solo 30 e 31 gennaio distribuito da Officine Ubu |