Ci ha messo un po’ (gli piace, in controtendenza coi nostri tempi liquidi e ultraveloci, di fare le cose per bene e con calma) ma dopo 40 anni di onorata carriera artistica anche Michele Zarrillo si cimenta finalmente con un album di cover. Si chiama Passioni, è appena uscito e fa parte della nuova versione del progetto discografico Vivere e rinascere che insieme al cd dato alle stampe subito dopo la partecipazione all’ultimo Sanremo con l’ottima Mani nelle mani contiene appunto questo secondo cd che è un po’ la colonna sonora della sua vita.
Undici cover di grandi successi senza tempo (magnificamente arrangiati da Alessandro Canini) che nella mani e nella voce di Zarrillo diventano la vetrina della sensibilità artistica e del talento del cantautore romano.
Musicista raffinato e autore poco incline al successo mediatico tutto apparenza e poca sostanza, Zarrillo reinterpreta canzoni italiane e non (nel cd ci sono anche Lately di Stevie Wonder e Shout dei Tears for Fears) divenute negli anni dei veri e propri classici. Una piccola parte del jukebox personale dell’interprete di Cinque giorni e L’elefante e la farfalla che diventa nota dopo nota un emozionante viaggio nel tempo e nella musica del nostro cuore.
Si va dalla più recente Luce di Elisa a Quando di Pino Daniele, passando per Don Giovanni di Battisti-Panella, Futura di Lucio Dalla, Amore per te di Mango, Via di Claudio Baglioni, Canzone di Don Backy fino a Xdono di Tiziano Ferro.
In più una vera e propria chicca: la versione personale e inedita di Sesso o sesse, portata al successo da Renato Zero nel 1977 e della quale Zarrillo (cosa nota a pochi) scrisse la musica insieme al re dei sorcini.
"Avevo già in mente questo progetto prima di realizzare l’ultimo di inediti che mi ha riportato in pista dopo 5 anni di assenza discografica - dice Zarrillo - avevamo interrotto il lavoro prima di Sanremo e lo abbiamo ripreso questa estate per essere pronti all’uscita di fine novembre. Realizzare questo disco mi ha fatto venire voglia di accarezzare, interpretare e assaporare queste meraviglie che anche se appartengono ad altri riesco a sentire come mie-continua Michele- e Passioni mi ha talmente soddisfatto di pensare subito a un volume 2".
"Riuscire a interpretare questi grandi pezzi con naturalezza e senza presunzione mi ha dato un grande godimento artistico e il piacere del canto. Senza contare poi- aggiunge Zarrillo- che ritengo doveroso riportare al centro dell’attenzione la nostra migliore musica popolare troppo spesso snobbata e messa in un angolo dai talent che strizzano l’occhio all’esterofilia piuttosto che confrontarsi col nostro grande passato”.
Nel pezzo più emozionante e riuscito del cd, Don Giovanni, c’è una strofa (cantare leggero l’amore sul serio) che potrebbe essere il manifesto della poetica musicale di Zarrillo.
"E’ un brano che mi commuove, pieno di misticismo e di lirica ermetica e quella frase la cito spesso come la chiave di tutte le metafore di Panella. Don Giovanni è una composizione di altissimo livello musicale che potrei accostare alle opere di Puccini e Chopin".
Chi lo potrebbe scrivere oggi un pezzo così? "Viviamo in un’epoca paradossale dove siamo invasi dai giudici televisivi e da ambienti modaioli ed effimeri. Tutti si fanno belli col nozionismo ma non può bastare a riscaldare i cuori. L’arte bisogna farla, non va solo conosciuta. Bisogna saper far vibrare l’anima alla ricerca dell’emozione pura e la saccenza di chi pensa solo a mettere i voti finisce per svilire il tutto".
Zarrillo batte forte sul tasto del recupero della nostra identità popolare. "Abbiamo un patrimonio culturale d’inestimabile valore e invece ci siamo consegnati allo straniero senza porre resistenza. In campo musicale non sento cantare Dalla, Nicola di Bari o Sergio Endrigo nei talent ma piuttosto scimmiottamenti di estremismi rock. Sono nato col progressive rock e mi piacciono Sting, Peter Gabriel e Prince ma omaggiare la nostra arte dev’essere un dovere e non dobbiamo snaturare la nostra identità.“
Oggi il mondo è degli adolescenti e il mercato si adegua dice ancora Zarrillo sopra i 30 anni sei fuori target e questo mi spaventa. La vita si è allungata ma lo standard culturale è bassissimo. Si segue chi fa denuncia in musica e diventa miliardario e anche le playlist radiofoniche danno poco spazio a chi non si adegua al contesto. E invece bisognerebbe essere trasversali piuttosto che elitari".
Tornando a Passioni, Zarrillo- che dice di essersi ispirato a Battiato nella riproposizione delle cover (Ogni volta che lo sentivo cantare canzoni di altri mi emozionava e mi dicevo che volevo farlo anch’io) ci racconta la curiosa genesi di Sesso o esse. "E’ un omaggio a Renato Zero del quale ho lasciato il suo urletto iniziale. Quando l’abbiamo scritta ero un ragazzo di 19 anni e mi trovavo nel ristorante dello zio di Renato dove c’erano appese delle chitarre al muro. Mentre strimpellavo la musica Renato scrisse immediatamente la prima quartina sulla ricevuta fiscale del conto”. Da veterano del festival, Zarrillo dice infine la sua sul nuovo Sanremo targato Baglioni. Se lo lasceranno lavorare in autonomia e senza condizionamenti sono sicuro che Claudio, uno a cui nessuno deve insegnare nulla, proporrà un bel Festival sotto l’aspetto musicale anche se il momento che viviamo non è certo dei migliori per creatività e originalità".