Tre, due, uno, Zero. Il countdown dei sorcini per l’atteso concerto del 30 settembre non ci sarà ma in compenso il cantautore romano, per festeggiare il suo 70mo compleanno insieme ai suo fans, ha sfornato un triplo cd (40 brani complessivi) ad uscite mensili il giorno 30.
Si comincia col n.3 di questo Zerosettanta, un concentrato di poesia mista a malinconiche riflessioni sul tempo che siamo costretti a vivere. L’isolamento e i sentimenti, il senso segreto della bellezza e la magia di un incontro, l’attacco alla tecnologia, il potere salvifico della musica (in Seduto sulla luna, il brano più bello del disco) e quasi una richiesta d’aiuto in una preghiera laica (E’ l’età) per ritrovare unità d’intenti e voglia di socialità.
In 12 pezzi ispirati e cantati a meraviglia, Zero manda a quel paese (letteralmente) pandemia e tv, dice che navigare con un dito non basta, invita a non morire di nostalgia (Questa calma non è un premio vita mia, contagiamoci di luce e meraviglia canta nello splendido Gli ultimi) e afferma di essere uscito incolume dal gran travaglio delle anime e di non voler più dipendere da nessuno. Con l’immagine finale di un Pierrot seduto sulla luna mentre la terra si allontana e quasi non si vede a fotografare in note e parole lo stato d’animo di un magnifico settantenne per dirla alla Moretti.
E’ stato un parto difficile ma intrigante- confessa Renato presentando alla stampa il primo dei tre volumi- ho approfittato di questo forzato esilio casalingo per darmi anima e corpo alla scrittura riaffermando la mia loquacità artistica. Sono orgoglioso di quello che ho fatto e spero che chi lo ascolti assorba la mia energia. La gente che incontro è il mio compagno di viaggio da sempre e anche se non faccio nomi e cognomi chi mi ascolta sa sempre riconoscersi nelle mie note. Una cosa comunque tengo a dirla, questo non è il mio funerale ma la mia rinascita.
Zerosettanta 3 è un disco pieno di energia, vitale e carico di rabbia.
Ho sempre cercato di anticipare i tempi, spesso a mio discapito, toccando temi forti e scomodi ma oggi è ancora più difficile rispetto ai miei inizi. Negli anni ’70 la protesta cantautorale funzionava ed era credibile oggi invece sembra tutto pilotato e annacquato.
A proposito di proteste, in tempi di Covid molti tuoi colleghi hanno abbracciato la filosofia del divano. Sei d’accordo?
E’ scattato un allarme e siamo tutti coinvolti. Questa pandemia è figlia del consumismo e stiamo modificando abitudini e stili di vita. Fare i conti con noi stessi è diventata una priorità assoluta. Io ho sempre battuto la strada e non posso fare a meno del contatto diretto con chi incontro ma capisco la paura che attanaglia anche il mio mondo.
Ma nel 2020, stritolato da app, controlli e lacci alla creatività potrebbe ancora nascere un Renato Zero?
Si sta creando una pericolosa distanza col pubblico e i mezzi di comunicazione sono liquidi. L’impegno artistico e musicale non manca ma spesso i giovani sono vittime delle multinazionali rapaci che li usano e gettano in poco tempo non dandogli tempo di crescere. Ai miei inizi vivevo lo scantinato in una sorta di carboneria musicale che però era fucina di talenti e rifuggeva l’omologazione. Oggi c’è più facilità di accesso ma tutto questo crea confusione e genera soprattutto improvvisazione. E poi non è possibile fare musica in solitaria coi plug in, i dischi vanno suonati e condivisi altrimenti diventa tutto uno sterile soliloquio. Un consiglio ai ragazzi? Non abbiate fretta, io il mio tempo l’ho passato in sala d’attesa…
Renato Zero torna poi sulle ragioni di questo suo nuovo e imponente lavoro
Volevo esercitarmi e mettermi alla prova. Come davanti ad un confessionale ho deciso di mettermi a nudo, ancora una volta, di fronte ad un foglio bianco. Assoluta sincerità nei contenuti e il bisogno impellente di sfidare il tempo. A 70 anni l’orizzonte si restringe davanti a te e l’urgenza di esprimersi si fa assoluta. Se avessi fare un’operazione commerciale avrei fatto il solito cd e invece voglio donarmi come non mai al mio pubblico.
Non è stato facile assemblare la play list di questi tre volumi- continua Renato- perché mentre nel terzo si sentono le influenze e le sonorità dei miei amici inglesi (produzione e arrangiamenti di Phil Palmer e Alan Clark) nel primo invece ho puntato maggiormente su un tema universale come l’amore, un sentimento per il quale non dovrebbe esistere pudore.
Per i concerti live i tempi sembrano ancora lontani
Aspettiamo spiragli- dice amareggiato Renato- ma io non voglio essere elitario con chi mi segue da una vita. Esibirmi per 1500 persone mi farebbe stare male e sentire ingiusto verso tutti gli altri. Ho in mente di festeggiare prossimamente un altro compleanno. Magari insieme ad altri colleghi per vedere da vicino che effetto hanno fatto le rughe.
E lo streaming?
Ho fatto il chierichetto da bambino e per me un concerto è come il rituale della messa. Non posso fare a meno del camerino, dei preliminari, della meditazione e del confronto diretto col pubblico. Nell’attesa di rincontrarci di persona dò appuntamento per il 29 settembre su Canale 5 con la registrazione di Zero il folle arricchita dalle presentazioni di un gruppo di amici artisti come Giancarlo Giannini, Gabriele Lavia, Monica Guerritore, Sabrina Ferilli, Anna Foglietta, Serena Autieri, Giuliana Lojodice, Alessandro Haber e Vittorio Grigolo che sfoggiano il loro talento.
Qualcuno gli domanda de L’Angelo ferito, il singolo che anticipa l’album e del quale è in rete un videoclip diretto da Roberto Cenci
Non è morto, è un guerriero che siede alla destra del Padre e noi dobbiamo dimostrare come lui le nostre capacità di reazione. Bisogna riaffermare la volontà e il sogno per guidare la nostra vita più lontano possibile.
Nostalgia delle piume e delle paillettes?
Mi ricordano con tenerezza il finale del film di Chaplin che cammina di spalle mentre l’immagine si stringe su di lui fino a chiudersi. Le ho fatte brillare nella mia carriera e ne sono fiero. Mi sono servite per far passare concetti seri e farmi accettare attraverso la mia diversità. Sono stato colorato, eccesivo e stravagante in apparenza ma poi cantavo di pedofilia, di solitudine e riscatto sociale. I miei costumi sono stati il mezzo di locomozione per i miei pensieri. In giacca e cravatta non sarebbero mai passati.
Stanno tornando di moda i vinili, cosa ne pensi?
Tutto il bene possibile. Ci sono cresciuto e un mio amico, ammiraglio della Marina, me li portava dall’America quando ero un ragazzino. La puntina, il fruscio, il suono sporco sono la verità mentre il digitale scompone il suono rendendolo asettico. Piuttosto ho saputo che in America stanno per scomparire i cd. Cosa ci resterà in mano? Chi possiederà fisicamente la nostra memoria? I Cloud? Comprando un cd ti portavi a casa un oggetto artistico corredato di testi e credit. Adesso compriamo dalle piattaforme e siamo proprietari per 99 anni di cosa? Ormai cantiamo per disperdere le nostre tracce. Abbiamo assassinato la creatività e la cultura e l’esempio massimo sono i teatri. La verità si nasconde dietro la finzione e l’arte fa ancora paura. Per i politici sono guai se gli italiani diventano colti.
TRACKING LIST
1 IL LINGUAGGIO DELLA TERRA
2 L’ANGELO FERITO
3 COME FAI
4 POCA VITA
5 STAI GIU’
6 PIU’ AMORE
7 CHIEDI SCUSA
8 E’ L’ETA’
9 INNAMORATO DI ME
10 SOGNANDO SOGNANDO
11 GLI ULTIMI
12 SEDUTO SULLA LUNA