E’ uno spettacolo terapeutico questo Nudo proprietario, col quale Rodolfo Laganà torna dopo cinque anni al suo amato ‘one man show’ che diventa però stavolta- complice la malattia che ha colpito l’attore romano e della quale ha fatto pubblica confessione poco tempo fa- occasione di riflessioni a cuore aperto e bilancio esistenziale. Tutto condito naturalmente da quello spirito quirite e da quella filosofia smaranza (“L’importante non è vincere è non partecipare affatto…”) che ha fatto di Laganà uno degli ultimi sopravvissuti alla dilagante comicità coatta e usa e getta. Con quell’aria pacioccona e bonaria, il comico passa così in rassegna le mode, i mali del nostro tempo e le ‘inutili’ tentazioni tecnologiche (“Le app? Sì sono utili: fanno il miele!”) in un divertente e saporito campionario umano che elenca vizi (tanti) e virtù (pochissime) dell’uomo medio alle prese con uno Stato che fra poco elargirà fiches al posto degli euro.
Ed ecco tirate in ballo proprietà pubblica e privata e alimentazione biologica (“Io faccio la dieta a zona…” dice Laganà toccandosi la pancia), misticismi e medicine alternative, pigiami da indossare che diventano simbolo di libertà e posti di blocco da evitare, paranoie e gelati Facebook (“Tu l’assaggi a me mi piace…), pubblicità ultraveloce (con quei nomi dei prodotti per la casa che sono tutto un programma) e invenzioni da tempo libero (irresistibile quel Meucci sfaticato e nullafacente che crea dal nulla il telefono). Accompagnato in scena da Gianni Quinto nelle vesti di un neurone foggiano che appare scompare, Laganà- tra aperture mentali e cavalli di battaglia (nel bis c’è anche il vecchio tema di scuola), rimpianti di vecchi maestri ed elogi del niente- passa in rassegna i suoi 57 anni in bilico tra arte e vita (si definisce scherzosamente un ‘anzian prodige’) e riserva alla parte finale dello spettacolo le emozioni più forti. Rivelando la comparsa della sclerosi multipla e mettendola in scena senza pietismi ed inutili sottolineature.
Il racconto dell’imbarazzo e della paura si trasforma così- come nella migliore tradizione della commedia all’italiana- in un bisogno di condivisione capace di far piangere e sorridere all’interno della stessa battuta. Con un attore che esorcizza il male facendosi uomo e un pubblico che diventa amico a cui tendere la mano e impartire una vera e propria lezione di vita. Perché anche zoppicando si può continuare a sognare e forse perdere tutto, all’epoca del consumismo sfrenato, significa conquistare se stessi. Repliche fino al 21 dicembre
TEATRO GHIONE - v. delle Fornaci, 37, Roma
Info:06 637 2294
Orari: dal giovedì al sabato ore 21,00 Domenica ore 17,00, lunedì 8 dicembre ore 18,00
Prezzi: da 28 a 18 euro compresa la prevendita
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