Un padre, una madre, quattro figli e una casa che è allo stesso tempo prigione e rifugio, teatro di guerra e oasi di sopravvivenza. Cose che so essere vere dell’australiano Andrew Bovell è in scena all’Ambra Jovinelli (fino al 22 dicembre) per la regia di Valerio Binasco che recita accanto a Giuliana De Sio e ai giovani e intonatissimi Stefania Medri (Pip), Fabrizio Costella (Ben), Giordana Faggiano (Rosie) e Giovanni Drago (Mark/Mia).
Nella bella scena circolare a fondale mutabile di Nicolas Bovey, si muovono, come pesci in un acquario, i componenti di questa famiglia sana e felice in apparenza ma che svela, nell’arco di un anno, malesseri e rabbia repressa, sensi di colpa e voglia di libertà.
Con questo gruppo di famiglia in un interno/esterno della provincia australiana (la scena mostra senza stacchi un soggiorno, una cucina e un patio sul retro che si aprono su un giardino/mondo pieno di piante e alberi curati dal padrone di casa con passione) intento a rivelarsi segreti e bugie, bisogni inespressi e sentimenti reconditi in un crescendo di tensione emotiva che sfocia nella commozione e nel bisogno della condivisione.
Si comincia dalla fine (con una telefonata in piena notte che annuncia una perdita) con una struttura cinematografica a montaggio visivo e piani sequenza ricchi di fascino e movimenti scenici.
Con quel padre bonario in cassa integrazione, calzoncini corti e annaffiatoio in mano alle prese col decisionismo spinto della moglie, infermiera da 30 anni e che sembra di conoscere in anticipo mosse e bisogni di ognuno dei componenti familiari.
Non è proprio così come dimostrano le vita nascoste dei figli.
C’è chi è appena tornato dall’estero con una delusione amorosa difficile da superare, chi vuole lasciare marito e due figli e andare a vivere in un’altra città col nuovo amante, chi sfoggia macchine di lusso ed è accusato di aver travasato soldi dai fondi azionari sui quali opera e chi, addirittura, vorrebbe cambiare sesso e sta per iniziare la terapia ormonale.
Come si tengono insieme le fila di cuori infranti e aspettative deluse? Ci provano, con tutte le loro forze, i sei personaggi in cerca d’affetto di questo bellissimo testo che mette in scena con spessore e acutezza l’arte della trasformazione e la capacità di rigenerarsi attraverso il caos e il disordine.
Tra camicie da stirare e scuse per evitare di vivere, allenamenti al dolore (Il dovere di una madre è far piangere i propri figli) e lettere da Vancouver sulle note di Leonard Cohen (uno dei momenti più belli dello spettacolo con una struggente De Sio), Cose che so essere vere è un testo analitico e spietato dal quale è assente ogni forma di retorica sentimentale.
Uno dei più trattati moderni sulla famiglia servito a meraviglia da due attori in stato di grazia che si integrano a meraviglia e infondono al testo anima, carne e sangue. Applausi scroscianti alla prima.
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