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sabato 8 novembre 2014
di Claudio Fontanini
L’Arlecchino di Paolo Rossi
All’Ambra Jovinelli di Roma, fino al 16 novembre, un recital ’work in progress’ da non perdere
Una giacca contrassegnata da tanti post-it colorati pieni di dolori, sogni, ricordi e speranze.
A Paolo Rossi basta indossarla in scena per diventare un moderno e sulfureo Arlecchino senza maschera capace di guizzare rapido tra suggestioni e visioni, aneddoti e racconti surreali. All’Ambra Jovinelli fino al 16 novembre, il comico milanese dà vita ad una girandola di situazioni da commedia dell’arte che regalano sorrisi e riflessioni sul nostro tempo.
Un vero e proprio recital in work in progress che fa dell’improvvisazione organizzata la sua bandiera stilistica.

Monologhi da stand-up adattati al saltimbanco (seguendo il vecchio consiglio di Strehler che anni fa lo spinse al confronto con Arlecchino), illuminazioni ed omaggi (toccante quello ad Enzo Jannacci), barzellette e canzoni (in scena con Rossi i I virtuosi del Carso dell’eccentrico maestro Emanuele Dell’Aquila nelle vesti di spalla musicista) in un saggio i teatro popolare che rievoca atmosfere lontane e voglia di partecipazione.
Nella triplice veste di attore- personaggio- persona, Rossi attinge dal proprio vasto repertorio riesumando vecchi pezzi (alcuni attualizzati) e aggiungendone di nuovi.

Ed ecco in successione autobombe acquistate in promozione e autostrade paradisiache, apostoli in cerca di droga e lapidi tutte da ridere (su quella di Walter Chiari c’è scritto ‘tranquilli è solo sonno arretrato…’), poliziotti assassini dentro palle di vetro (inevitabile il rimando alla morte di Stefano Cucchi) e vecchi ideali traditi (“Renzi? E’ un democristiano di sinistra, e se fosse il figlio illegittimo di Mike Bongiorno”), vuoti di memoria e teatro dell’assurdo, rivisitazioni collettive di classici della musica leggera (I giardini di marzo di Battisti), irresistibili disintossicazioni e coming out politici (“Sarei ancora di sinistra se solo sapessi dove mettermi…”).

Come in una prova aperta al pubblico, lo spettacolo di Rossi sorprende e diverte, sveglia coscienze assopite e invita all’interazione, capovolge assunti e sberleffa potenti in un viaggio umano ed artistico che mette al centro della scena l’importanza della parola e della comunicazione in un confronto antico-moderno che vede trionfare l’oralità sulla tecnologica.
Doppio bis (in scaletta…) e applausi scroscianti. Da non perdere.

Links correlati
http://www.ambrajovinelli.org

 
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