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martedì 30 luglio 2013
di Mauro Conciatori
Credere o non credere? Non è questo il quesito
Quattro diversi Messia in altrettanti film: è L’immagine-Cristo, il bel libro di Giammario Di Risio

Il nodo è di chi sia Cristo nel cinema? Santo? Dio? Profeta? Reale o irreale? Figura retorica o concreta? Imbroglione o solo uomo? Come tutto ciò che permea la nostra vita nell’accezione (ed accettazione) del quotidiano una figura (personaggio) ricorrente è quella di Cristo. Il figlio di Dio sceso in terra per redimerci dai peccati (per l’ennesima volta Dio ci aiuta) che al di la di ciò che è da la sua vita per noi. Per i cristiani e non allo scopo di assumere sulle sue fragili spalle tutto ciò di brutto e malevolo che l’umanità ha commesso. Ed ecco che finalmente siamo liberi da tutto. Ma non è così semplice. Come tutte le cose non semplice, ecco che anche il cinema ha dedicato miglia di metri di pellicola per comprendere questo personaggio che tra religione, mito e storia dovrebbe farci capire chi siamo e dove andiamo. Ma in questo caso è il cinema che fa il punto su chi sia Cristo e cosa rappresenta nel cinema.

Un uomo (seppur figlio di Dio) che tra l’asceta e la dolente carità cammina tra noi poveri peccatori (vedi Pasolini)? Oppure un hippie che tenta di rovesciare lo status quo attraverso pace e amore (Jewison) passando per il Vietnam? O ancora un uomo caricato di sin troppe responsabilità da suo padre (il Padre) di avere dubbi se aver scelto la strada giusta oppure fare un passo indietro e vivere la propria vita (Scorsese)? O un agnello sacrificale che accetta con dolorosa rassegnazione ciò che gli aguzzini ebri e romani fanno di lui (Gibson)? Questi sono i quattro punti di vista che il bravo Giammario Di Risio (Foto n. 2) sceglie per il suo libro L’immagine-Cristo (edito da Le mani). Una scelta che potrebbe far discutere, vista l’assenza de Il re dei re di Nicholas Ray (la prima e vera pellicola anticonvenzionale su Gesù) e di tanti altri film che forse avrebbero meritato uno sguardo più approfondito. Ma capiamo bene lo spazio a disposizione e la scelta ben precisa di avere questi 4 punti cardinali nei quali muoversi.

Ciò non vuol dire che non cita e dedica attenzione ai film di Ray, De Mille, etc., che di fatto rimangono sullo sfondo, concentrando i suoi sforzi di lettura iconografica e non iconoclasta sulle quattro rappresentazioni de Il vangelo secondo Matteo, Jesus Christ Superstar, L’ultima tentazione di Cristo e The Passion. Quattro punti dai quali non può prescindere la figura di Gesù Cristo, uomo e martire, figlio di Dio che cammina tra noi per portare il Verbo del Signore ma soprattutto per ricordarci cosa siamo: esseri umani con debolezze e forze, con pieni e vuoti, con ricchezza interiore e povertà esteriore. Segnali da rammentare, che si perdono nei meandri delle buone intenzioni a favore di un qualunquismo sempre imperante.

E questa figura poco demagogica ma molto concreta è il fil rouge che in fondo unisce i 4 personaggi di Cristo dei 4 film. Una concretezza che passa per l’impatto filosofico di Pier Paolo Pasolini, per quello anticonformista di Norman Jewison, per quello dissacrante di Martin Scorsese e infine per il grandguignolesco di Mel Gibson. I vari Gesù di Zeffirelli, De Mille, RosselliniAntamoro, e D’Alatri sono decisamente più convenzionali e più di propaganda. Come detto prima quello di Ray è forse il più pop di tutti. Ma sono punti di vista, e ci scusi l’autore Di Risio di insistere su questo punto. Detto che nulla è scontato ecco che ci vengono in mente delle parole dette da papa Francesco in occasione della pentecoste: «Chi è la cosa più importante? Gesù. Se noi andiamo avanti con l’organizzazione, con altre cose, con belle cose, ma senza Gesù, non andiamo avanti, la cosa non va. Gesù è più importante. Adesso, vorrei fare un piccolo rimprovero, ma fraternamente, tra noi. Tutti voi avete gridato nella piazza Francesco, Francesco, papa Francesco. Ma, Gesù dov’era? Io avrei voluto che voi gridaste: Gesù, Gesù è il Signore, ed è proprio in mezzo a noi!. Da qui in avanti, niente Francesco, ma Gesù!»… 

E poi, ancora «E così, tutta la storia, tutta la storia! Lasciarsi guidare da Gesù. È proprio il leader; il nostro leader è Gesù» per concludere con una terza citazione che ci sembra assai inerente «E terza: la testimonianza. Gesù, preghiera – la preghiera, quel lasciarsi guidare da Lui – e poi testimonianza. Ma vorrei aggiungere qualcosa. Questo lasciarsi guidare da Gesù ti porta alle sorprese di Gesù. Si può pensare che l’evangelizzazione dobbiamo programmarla a tavolino, pensando alle strategie, facendo dei piani. Ma questi sono strumenti, piccoli strumenti. L’importante è Gesù e lasciarsi guidare da Lui. Poi possiamo fare le strategie, ma questo è secondario.».

Ecco il cinema dovrebbe fare lo stesso. Avere fede e lasciarsi guidare dal Cristo della pellicola e scusateci se siamo impuri in questa affermazione ma da “adoratori” del cinema e dintorni non possiamo che augurarci ogni bene per l’amata pellicola. E ben vengano libri come questo, che narrano non solo storia, non solo cinema, non solo autori ma ci danno delle piccole lezioni di cinema.
Per chiudere non siamo credenti, siamo più vicini all’ateismo che alle religioni, ma davanti a lavori ben fatti, come questi, non possiamo che inchinarci in fede.

 

 
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