Un viaggio dello spirito a cavallo dei secoli, dalla polverosa Palestina al Messico dei conquistadores, in un itinerario dell’anima che unisce Nazareth a Guadalupe. Un viaggio mistico sulle tracce luminose di uno dei personaggi centrali della storia del Cristianesimo, la Santa Madre di Gesù. Maria - Myriam in ebraico – figura iconica nella storia dell’umanità in cerca di redenzione, è l’immensa e umile protagonista del libro Il segreto negli occhi di Maria (Edizioni Mediterranee, 112 pagine e 25 tavole a colori fuori testo, 12,50 euro) realizzato dal ricercatore marchigiano Flavio Ciucani, classe 1949, attento e profondo conoscitore del fenomeno degli stigmatizzati e delle apparizioni mariane. Ospite in trasmissioni tv, congressi e seminari di argomento ufologico, spirituale e religioso, Ciucani, attingendo a documenti ufficiali e basandosi su fonti storiche, sviluppa un excursus intorno alla figura della Santa Vergine che fa vivere al lettore un capitolo della grande Storia, partendo da una piccola storia: quella legata all’amore per una statuetta della Madonna che tiene in braccio il bambino Gesù, opera lignea attribuita all’evangelista Luca il quale non si sarebbe mai separato dalla preziosa statuina, traendone un profondo motivo ispiratore per la sua missione terrena e celeste.
L’autore nel suo libro ricostruisce con dovizia di particolari un preciso itinerario storico e come in un film, rievocando confini geografici e paesaggi dell’anima, trasporta il lettore da
Antiochia a
Roma e da
Cordoba a
Tenochtitlàn (l’attuale
Città del Messico), seguendo nei secoli gli spostamenti della statuetta lignea che passerà di mano in mano, da
Tebe alla
Costantinopoli del
357 d.C. durante la traslazione delle salme degli apostoli
Luca e
Andrea, fino in
Spagna dove la preziosa reliquia venne custodita in un piedistallo dell’altare maggiore della cattedrale di
Siviglia prima di sparire nel
714 nel ventre della terra a
Caceres, dove alcuni chierici la deposero per evitare che la statuetta finisse nelle mani degli invasori arabi.
Ciucani tiene il lettore sul filo della narrazione, modulando i toni del racconto dal saggio epico alla cronaca romanzata.
Analisi storiche e citazioni virgolettate supportano la storia del ‘segreto’ – sotto lo sguardo silente e amorevole della Madonna, muta e invisibile testimone del viaggio dell’umanità – e in una sorta di inevitabile pellegrinaggio del cuore tratteggia luoghi, pensieri, credenze, eventi e personaggi realmente esistiti per approdare a uno dei momenti cruciali del culto Mariano in sud America: l’apparizione della Signora di Guadalupe, immagine miracolosamente impressa su un mantello di fibra vegetale in grado di resistere al massimo una decina di anni. Una sorta di Sindone messicana che, proprio come il panno funebre che reca l’immagine del Cristo Gesù, non è stata realizzata da mano umana e custodisce segni prodigiosi di una simbologia particolare.
Come la Sindone, anche la ‘tilma’ – mantello usato dai contadini e indossato annodato dietro il collo per portare oggetti - resiste inspiegabilmente all’usura del tempo dal XVI secolo ad oggi.
Il miracolo della tilma di Guadalupe avviene nel Messico in un periodo storico travagliato. In quel tempo la storia dell’evangelizzazione in America latina è drammatica. Da una parte gli indios frustrati si sentono abbandonati dai loro dei, e dall’altra i missionari sembrano incapaci di trasmettere una autentica esperienza cristiana. “La maggior parte della popolazione nutriva diffidenza nei confronti della nuova religione: il numero dei battezzati era inferiore alle aspettative” si legge nel libro. Ma dal cielo sta per giungere un messaggio di speranza per i sofferenti e i diseredati.
Il 9 dicembre 1531 il 54enne il contadino Juan Diego Cuauhtlatoatzin, uno dei primi atzechi battezzati (e anche il primo indio laico ad essere stato canonizzato dal Cristianesimo) mentre si reca al villaggio vicino per partecipare al catechismo ha una visione: è sul colle Tepeyac, dove si erge il tempio atzeco Tonatzin (“la venerabile mandre”) detto anche Coatlicue (“Colei che porta il serpente sulla veste”) frequentato dalle donne che desiderano avere un figlio.
Juan Diego, richiamato dal canto melodioso degli uccelli, in cima al monte vede una giovane donna che dice di essere la Madre misericordiosa. La splendente Signora chiede di avvisare il vescovo Zumarraga affinché costruisca in quel luogo una piccola casa sacra dove Lei possa ascoltare i pianti e i lamenti del suo popolo, e poter dar loro consolazione.
Il contadino ubbidisce, ma il vescovo non da molta importanza al messaggio. E congeda lo sconsolato Juan Diego, che qualche giorno dopo ha una nuova visione: la Signora gli chiede di raccogliere per Lei delle rose nel suo mantello e consegnarle personalmente all’alto prelato di Città del Messico. E’ il 12 dicembre del 1531. All’interno del palazzo vescovile, aperta la tilma di fronte a Zumarraga, sull’umile stoffa si forma l’immagine della Santa Madre di Guadalupe: ha l’aspetto di una giovane meticcia, splendente tra i raggi del sole, sotto i Suoi piedi c’è la luna e sotto questa un angelo.
Un particolare non sfugge all’osservazione: la Signora – la cui immagine è impressa sulla tela secondo il canone dei grandi maestri rinascimentali, la “proporzione aurea” - indossa un abito rosa con una cintura viola in vita, che secondo le credenze azteche indica lo stato di gravidanza. Sul miracolo della Virgen Morena o Morenita come è stata ribattezzata amorevolmente da milioni di pellegrini che ad oggi si recano al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe in Messico (ma esiste un santuario della Madonna di Guadalupe anche in Andalusia) è stato scritto molto, ma non abbastanza, visto che il miracolo della tilma manifestato attraverso fatti scientificamente inspiegabili è poco noto agli occidentali, per i quali è più nota la Sacra Sindone, sacro lenzuolo di lino su cui è impressa la figura del Cristo deposto dalla croce.
Per chi scrive, i due prodigi potrebbero essere le facce della stessa medaglia: da una parte brilla la risposta della Vergine alla chiamata di Padre per una maternità che è luce di speranza per il mondo, dall’altra rifulge il sacrificio di Gesù Cristo per la salvezza dell’intera umanità. Che sia tilma o Sindone, lino o agave, l’impronta prodigiosa sulle stoffe costituisce un enigma che la mente umana non riesce a risolvere poiché su entrambi i tessuti sono riprodotti immagini che sfidano le leggi del tempo, della chimica e della fisica. “Una provocazione all’intelligenza” disse Giovanni Paolo II riferendosi al mistero della Sacra Sindone.
Che dire della tilma? al di là del tempo e dello spazio, questo umile mantello alto 143 centimetri e intatto da 500 anni, ruvido su tutta la superficie tranne dove è impressa la figura della Madonna di Guadalupe che è liscia come seta, mostra segni prodigiosi.
Il manto della Morenita trapunto di stelle riproduce fedelmente la mappa celeste del 12 dicembre 1531 sul Messico (la posizione degli astri nel giorno e nell’ora esatta del miracolo). Non si tratta di un dipinto, poiché non c’è traccia di colore sulla tela. E un inspiegabile dettaglio legato al ‘segreto negli occhi di Maria’ (frase che da’ il titolo al bel libro di Ciucani) rende questa storia ancora più affascinante.
Nel 1979 studi tecnici sulla Virgen Morena condotti dall’ingegnere peruviano José Aste Tonsmann, svelano cosa si nasconde dietro il riflesso dello sguardo della Madonna di Guadalupe. Un segreto rimasto tale per 450 anni. L’ingegnere, grazie alla tecnologia avanzata, è riuscito ad ingrandire le iridi degli occhi della Vergine fino a 2500 volte, facendo emergere un’istantanea impressa nel momento in cui Juan Diego apre il mantello di fronte alle 13 persone presenti nel vescovato.
Una specie di polaroid del momento del miracolo, una immagine di 8 millimetri impressa su fibra vegetale grossolana, scampata nei secoli alle inondazioni, agli attentati incendiari e alla corrosione dell’acido nitrico. Un frame indistinguibile a occhio nudo, in cui potrebbe essere ’immortalato’ anche Juan Diego. Se così fosse la Vergine Maria, Madre del mondo e Signora del cielo, avrebbe catturato col Suo sguardo onnipresente la scena sia dall’esterno, (‘riprendendo’ anche il protagonista Juan Diego mentre apre la tilma) sia dall’interno, fissando l’immagine nelle Sue pupille impresse nel mantello in quello stesso istante. Un miracolo nel miracolo svelato solo qualche decennio fa grazie alla tecnologia, che pur facendo passi da gigante deve ancora imparare ad essere madre dell’intera umanità, e non matrigna. Che sia proprio questo il messaggio negli occhi di Maria?