Ma lei pensa che nel 1914 le nozze religiose fra Benito Mussolini e Ida Dalser siano state celebrate sì o no?
"Al 50 per cento sì, al 50 per cento no", risponde Bellocchio (Foto2) che ha tratto ispirazione per il suo film proprio da un’altra intervista che lo stesso Lorenzetto fece proprio per Il Giornale otto anni fa a Marco Zeni - fino al 2008 giornalista della sede Rai di Trento - che ha indagato per dieci anni sull’infelice conterranea e sul figlio Benito Albino, entrambi internati dalle autorità fasciste per soffocare lo scandalo e morti in manicomio.
In sostanza, agli effetti della narrazione del film, se il matrimonio si sia effettivamente celebrato e non solamente consumato, cambia poco, sostiene il regista di Vincere: "A me interessava la sua fissazione, la consumazione della tragedia. Il punto di partenza è stato passionale".
Il Giornale pubblica tre documenti ufficiali che proverebbero l’avvenuto matrimonio.
Ma lei come giudica Ida Dalser, chiede ancora Lorenzetto a Bellocchio.
"E’ una donna oggettivamente antipatica. Però mi ha trasmesso una grande emozione. In una società impaurita dalla dittatura, dimostrava un coraggio indomabile, che sconfinava nella follia e nell’autolesionismo".
Crede che Mussolini abbia avuto parte attiva nel far seppellire vivi in manicomio la moglie-amante e il figlio naturale?
"Indiretta. Ha lasciato fare. E ne ha pagato le conseguenze. C’è la testimonianza del suo cameriere, Quinto Navarra, che riferisce come il Duce fosse stato colto entrambe le volte da una violentissima crisi di ulcera alla notizia dei decessi...".
Infine Bellocchio si dice stupito per "l’imbarazzato silenzio degli ex missini che hanno ripudiato il fascismo. Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano Gianfranco Fini, Ignazio La Russa, Gianni Alemanno, Francesco Storace. Gli suggerirei di andare a vedere il film...".