“Fare cinema oggi è un lusso, è molto costoso. Se sul Lungotevere vedete parcheggiati 10 camion, vuol dire che si gira una fiction, se ne vedete solo 3 si tratta di un film!”. Battuta sempre pronta, autoironia, grande umiltà e umanità: questo è Giuseppe Avati, detto Pupi uno dei cineasti più accreditati, prolifici e importanti del nostro panorama cinematografico. Prolifico lo è sempre stato: 38 film in 40 anni di carriera ma con l’età, 70 anni appena compiuti, lo è diventato ancora di più perché, a suo dire, man mano che il tempo si abbrevia le storie da raccontare aumentano. “Chi fa questo mestiere – dichiara – fa sempre opere prime, ma a questa età i film che farò si misurano sempre con il tempo in modo implacabile.”
E così mentre la sua ultima fatica Il papà di Giovanna, presentato in concorso all’ultimo Festival di Venezia (Coppa Volpi per Silvio Orlando) è ancora visibile in qualche sala, Pupi Avati ha già in post-produzione un nuovo film Gli amici del Bar Margherita che uscirà nella primavera 2009. Un meritato e sentito tributo a questo Autore del cinema italiano, che ha saputo spaziare nei generi creando uno stile tutto personale, è stato offerto dalla XXVIIma edizione della manifestazione “Primo Piano sull’ Autore” – Rassegna del Cinema Italiano svoltasi ad Assisi dal 17 al 22, curata e diretta da Franco Mariotti con la consulenza di Tullio Kezich, annuale e consolidato appuntamento che intende “rileggere” e approfondire l’opera di un protagonista del mondo cinematografico italiano.
Nel corso del convegno di studi svoltosi alla presenza di un nutrito drappello di addetti ai lavori, personaggi del mondo dello spettacolo, studiosi, critici cinematografici si è parlato del cinema di Avati (o meglio degli Avati: Pupi e il fratello Antonio, suo inseparabile collaboratore in fase di sceneggiatura a produzione), grande narratore di storie inventore di personaggi di assoluta originalità.
Nessuno meglio di Avati, infatti, è stato in grado di regalarci pellicole sempre diverse quanto a generi e filoni: l’horror-grottesco, ad esempio, con cui esordisce nei suoi primi film Balsamus – L’uomo di Satana del 1968 e Thomas..gli indemoniati del 1969, due opere sperimentali mentre La casa dalle finestre che ridono del 1976 si guadagna fama di cult. Una nuova incursione nell’horror nel 1982 sarà con Zeder e più di recente con Il nascondiglio del 2007 interamente girato in America, protagonista Laura Morante.
Il filone storico è rappresentato da film come Magnificat del 1993, ambientato in un Medioevo minaccioso ma pieno di spiritualità o il kolossal I cavalieri che fecero l’impresa del 2001 con un cast internazionale di star. C’è la musica, l’amato jazz cui Avati (che è clarinettista della Rheno Jazz Band) dedica due pellicole Bix del 1991 sulla vita di Bix Beiderbecke suo jazzista prediletto e Ma quando arrivano le ragazze? del 2005 un film sull’amore e l’amicizia filtrati attraverso la musica. E poi, naturalmente, la commedia con cui debutta nel 1983 con il pluripremiato (a Venezia, con Nastro d’Argento e Globo d’oro più altri festival internazionali) Una gita scolastica interpretato da uno dei suoi attori feticcio (gli altri sono Gianni Cavina e Diego Abatantuono) Carlo delle Piane. Con lui Avati gira altri film memorabili come Festa di laurea del 1985 o La via degli angeli del 1999, Regalo di Natale del 1986 considerato uno dei suoi film più belli che verrà ripreso 20 anni dopo, sempre con gli stessi interpreti, con il sequel La rivincita di Natale del 2004.
Di recente, Avati ha firmato dei mélo di grande impatto emotivo come Il cuore altrove del 2003 con Giancarlo Giannini, Neri Marcorè e Vanessa Incontrada, La seconda notte di nozze del 2005 con Antonio Albanese, Katia Ricciarelli, Neri Marcorè o La cena per farli conoscere del 2007 con Diego Abatantuono e un cast tutto femminile: Vanessa Incontrada, Francesca Neri, Violante Placido, Ines Sastre. Uno dei suoi grandi meriti è la capacità di saper raccontare con candore, tenerezza e semplicità storie e personaggi, comprese le figure più marginali, immerse a volte in realtà circoscritte: il paese, il bar, la famiglia, ma che insieme tratteggiano uno spaccato di un’umanità che assume carattere universale.
“Questa giornata – ha dichiarato Avati – mi conferma che valeva la pena spendere questi 40 anni a fare cinema. Gli aspetti umani sono sempre stati prioritari per me. Io e mio fratelli ci siamo sentiti anche molto soli, a volte, nella nostra vita professionale non è sempre andata benissimo…ma abbiamo sempre cercato di mantenere il contatto con la società del fare, quella da cui proveniamo. Così piuttosto che mettersi a discutere sul perché di un insuccesso, ci siamo rimessi subito al lavoro”. Il suo ultimo film, nuovo amarcord sulla Bologna del 1954, Gli amici del bar Margherita ha un cast corale Diego Abatantuono, Francesca Neri, Luigi Lo Cascio, Laura Chiatti, Neri Marcorè, Luisa Ranieri. “Nulla a che vedere con Il papà di Giovanna – ha simpaticamente precisato – cambio genere e tipologia di personaggi. La mia filmografia, in fondo, è tutta un succedersi di adulteri”. Tra i numerosi ospiti intervenuti al convegno gli attori Massimo Bonetti, Claudio Botosso, Lino Capolicchio, Luigi Lo Cascio e Francesca Neri e il musicista Riz Ortolani autore di numerose colonne sonore per altrettanti film di Avati.