I produttori affermano di aver re-inventato le origini di una delle più grandi leggende di mostri, ma in realtà l’hanno aggiornata (ambientandola negli anni Settanta) e corretta, magari con gusto delle citazioni e dei riferimenti in un godibile blockbuster dal look vintage con buon uso delle nuovissime tecnologie digitali e stereoscopiche. Kong - Skull Island di Jordan Vogt-Roberts, da un soggetto di John Gatins, sceneggiato da Dan Gilroy & Max Borenstein & Derek Connolly, ripropone la vicenda e gli stilemi del capostipite del 1933, il cult “King Kong” di Merian C. Cooper ed Edward Schoedsack, ma anche de “Il figlio di King Kong” (1934), strizzando l’occhio alla Nuova Hollywood anni Settanta e dintorni.
E stavolta i paradisiaci luoghi incontaminati sono veri, dai paesaggi primordiali ad Oahu, sulle isole Hawaii, alla Gold Coast in Australia e il Vietnam, in più location, alcune delle quali mai apparse sullo schermo. Il prologo, ambientato quasi trent’anni prima della vicenda vera e propria, è una sorta di omaggio a “Duello nel Pacifico” di John Boorman (1968), dove due soldati nemici, uno americano l’altro giapponese, si ritrovano faccia a faccia su un’isola sconosciuta e disabitata. Si passa, subito dopo, al 1973, sul finire della guerra del Vietnam, all’alba del programma Landsat, quando la NASA ha iniziato la mappatura del globo dallo spazio.
Però il satellite rileva la presenza di un terreno solido a Sud del Pacifico, e l’agente della Monarch Bill Randa (un John Goodman non più extralarge) sospetta che quella perturbazione non sia una replica del Triangolo delle Bermude, ma nasconda da millenni uno straordinario segreto, in primis antiche specie animali. Ma per riuscire ad avere l’autorizzazione per una missione da parte dell’Amministrazione Nixon, afferma che nel sottosuolo di Skull Island vi si trova ogni tipo di risorsa.
Ottiene così una piccola squadra scientifica e la scorta, guidata dal tenente colonnello Preston Packard (Samuel L. Jackson), di un gruppo di elicotteristi, gli Sky Devils, provenienti direttamente dal Vietnam, a cui si aggiungono la reporter di guerra pacifista Mason Weaver (Brie Larson, protagonista di “Room”) e l’esperto perlustratore James Conrad (Tom Hiddleston), ex capitano SAS. Naturalmente, non sanno quello che li attende sull’atollo sconosciuto, una volta superata la tempesta che lo protegge dal mondo. Non solo Kong – che non è poi così cattivo come sembra, anzi è lui che tiene lontani i mostri più feroci come nell’originale -, ma altre mille insidie e mostri ancora più feroci.
Meglio non rivelare altro perché qualche sorpresa c’è e, dopo i titoli di coda, ancora una. Tra metafora e fantasy, avventura e horror, Kong - Skull Island coinvolge lo spettatore soprattutto dal punto di vista visivo perché oltre i meravigliosi scenari, il Re Kong – grazie alle rivoluzionarie tecniche di animazione – non solo è il più gigantesco delle versioni cinematografiche (alto 30 metri) ma è credibile, espressivo e teneramente ‘umano’; mentre gli altri mostri sono terribilmente verosimili e spaventosi. La sosta vietnamita, tra elicotteri e musica rock, riecheggia il capolavoro di Francis Ford Coppola “Apocalypse Now”, mentre lo stile si avvicina a quello dello Spielberg di “Indiana Jones”.
E se i personaggi non offrono un grande background psicologico, non manca la giusta dose di ironia, e nemmeno l’ormai consueto uso di droni per le riprese aeree. Nel bel cast anche Jing Tian (San), Toby Kebbell (Jack Chapman), John Ortiz (Victor Nieves), Corey Hawkins (Houston Brooks), Jason Mitchell (Mills), Shea Whigham (Cole), Thomas Mann (Slivko), Eugene Cordero (Reles), Terry Notary (per l’animazione di Kong) e l’inimitabile John C. Reilly (Hank Marlow). Nelle sale italiane dal 9 marzo distribuito da Warner Bros. Pictures Italia in 2D, 3D ed Imax
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