“Non siamo le Desperate Housewives e neppure Sex and the City all’italiana, abbiamo un’identità tutta nostra come spirito, coraggio e una gran voglia di farcela”. Così Cristiana Farina, una tra gli sceneggiatori (quattro donne ed un uomo) di Amiche Mie, la nuova serie che Canale5 manda in onda a partire da oggi in prima serata. Con la regia del duo Miniero-Genovese sono sei puntate di una sophisticated comedy che strizza l’occhio a quel pubblico femminile che nei mercoledì di Coppa si sente un po’ trascurato, non solo dalla programmazione televisiva ma anche dai propri compagni, mariti, fidanzati, amanti. Le quattro amiche, sono Margherita Buy, Elena Sofia Ricci, Cecilia Dazzi e Luisa Ranieri, ragazze tra i 35 e i 40 anni (o poco più) che, sedute ad un tavolo intorno al quale condividono gioie e dolori oltre alla colazione e al brunch, si raccontano vita, esperienze, fragilità e sesso. Il fil rouge che le unisce, ‘l’attrazione fatale’ fisica o mentale (o entrambe) nei confronti del Dottor G. (Guido Caprino) psico-ginecologo-sessuologo affascinante e sfuggente (sposato e fedele, ma poi chissà) per il quale ci si è ispirati nientemeno che a George Clooney.
“La mia Anna - dice Margherita Buy qui alla sua prima esperienza in una lunga serie tv - scappa da una vita che la soffoca, da un marito impossibile (Lino - Franco Neri) e da una suocera invadente per incontrare il Dottor G. l’unico uomo che a suo parere saprà capirla ed aiutarla. Troverà lui ma anche tre fantastiche amiche”. Come Francesca (Elena Sofia Ricci) wedding planner di successo, controllata e pragmatica che per i suoi 40 anni si ‘regala’ la separazione dal marito (Carlo - Franco Castellano) e un giovane amante (Giacomo - Luca Capuano) dal quale resterà però delusa. La Ricci, abituata invece alle long series (è già sul set dei nuovi Cesaroni) è stata attirata dal personaggio “diverso da quelli già interpretati. Un po’ spregiudicata, molto rigida al punto da essere a rischio antipatia. Esistono donne così - continua la Ricci - che cercano di preservarsi dal dolore. Io ho voluto dare al personaggio di Francesca anche una parte fragile e tenera che si scopre piano piano anche nel rapporto con la figlia sedicenne. Siamo delle fantastiche 40enni - prosegue - ma dobbiamo fare i conti con le energie che mancano e le rughe che appaiono. Sono sincera, non vorrei mai tornare indietro ai miei 20 anni ma neppure arrivare ai 60”.
Vale a dire che sarebbe bello poter fermare il tempo! Cosa che farebbe certamente Grazia (Cecilia Dazzi) moglie affettuosa e mamma a tempo pieno che vede il suo mondo perfetto andare in pezzi. “Scoprire il tradimento del marito (Federico - Stefano Pesce) rompe tutti gli equilibri che Grazia aveva faticosamente raggiunto, l’egoismo e la spregiudicatezza di sua madre e sua sorella (rispettivamente Barbara Bouchet e Gaia Bermani Amaral) non facilitano le cose, ma alla fine troverà il vero amore”.
Problema apparentemente irrisolvibile per Marta (Luisa Ranieri) che si infila sempre in relazioni complicate, con uomini sbagliati che aumentano le sue insicurezze e non placano il suo bisogno d’amore.
“Marta è vivace, tenera, vulcanica - dice la Ranieri - ma anche infantile e terribilmente insicura. Per questo è una che ‘si aggrega’ in cerca di appoggio che trova forse nelle sue amiche e nel Dottor G.; su di lui ha fatto dei sogni, delle fantasie, ha certo pensato potesse essere l’uomo della sua vita. Poi diventa un amico, un punto di riferimento”.
Sullo sfondo una Milano di respiro internazionale fatta di Moda e Design, palcoscenico ideale per le storie di Marta, Grazia, Francesca ed Anna che appartengono comunque ad una classe privilegiata.
Un cast nutrito ed interessante anche nei ruoli minori, da Daniele Formica a Michele La Ginestra, Pino Quartullo, Lillo Petrolo (quello del duo Lillo&Greg), Lorenzo Lavia.
Tutti uomini, relegati forse a figure di contorno? Non è così. Gli uomini sono importanti e, in fondo, neppure troppo ‘sbagliati’.
“Qualcuno è meglio delle donne” sostiene la Ricci, “sono stupiti - magari confusi - dal mondo femminile, ma hanno la capacità di recuperare”.
“Donne e uomini ragionano in modi diversi - dice Luisa Ranieri - ed è una realtà, non una critica”.
E l’idea che resta di questa fiction, al di la del titolo più che esplicativo, è che l’amicizia (quella vera) è una gran bella cosa, che è meglio un Cosmopolitan del Prozac, e che aiuta più un cappuccino in compagnia che il lettino dello psicanalista. Eravamo quattro amiche al bar che volevano cambiare il mondo, o almeno la loro vita. Da Gino Paoli in poi.