Sacerdoti e suore alla Festa del Cinema. Nella giornata conclusiva, appena dopo la proclamazione del film vincitore del concorso, nascosti da una folla di signore in nero, si potevano scorgere frequentatori non del tutto abituali che giravano per i corridoi dell’Auditorium. Questa particolare folla si è riunita per la proiezione del film Tv di Mediaset, L’uomo della Carità-Don Luigi di Liegro, interpretato da Giulio Scarpati, presente insieme a gran parte del cast ed al regista Alessandro di Robilant.
In una sala strapiena (talmente tanto che è stata necessario aggiungere una secondo proiezione), il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, il sindaco di Roma Walter Veltroni, il presidente della giuria Ettore Scola, ma soprattutto la famiglia di don Luigi - in particolare la sorella (che dalla poltrona tirava baci di riconoscenza ai protagonisti sul palco), insieme a buona parte della Fondazione Di Liegro, e ai tantissimi che lo hanno conosciuto di persona alla Caritas.
Veltroni parla di “omaggio alla buona televisione che può diventare buon cinema”, ma soprattutto del suo incontro con don Luigi. “Io me lo ricordo don Di Liegro, davanti alla Pantanella, dove si stava svolgendo uno sgombero molto violento”. E ancora: “Nonostante fosse di Gaeta lo considero un nome di riferimento della Roma della Solidarità”.
E poi, emozione e commozione, singhiozzi e coinvolgimento del pubblico per un opera che, in realtà - grazie alla regia asciutta ed incisiva di Alessandro di Robilant e alla recitazione scarna e ardente di Scarpati - riesce in un piccolo miracolo che non capita spesso: stare in bilico senza sbavature tra cinema essenziale, biografia e documentario.
Il film - che andrà in onda in una sola serata prossimamente su Canale 5 – è nato da un’idea di Fabrizio Bettelli che lo ha sceneggiato con Nora Venturini ed è stato prodotto dalla Iff di Luciano e Paola Lucisano per Rti. Nel cast, anche Renato Carpentieri, Mariano Rigillo, Carlo Gabardini, Simone Gandolfo, Chiara Gensini, Ugo Conti, Claudia Coli, Flavio Pistilli, Moira Grassi e Marcello Arnone.
Noi di Cinespettacolo avevamo incontrato Giulio Scarpati qualche tempo fa e raccolto in modo informale le sue sensazioni sul fondatore della Caritas.
“Questo film è un lavoro cui tengo moltissimo, ci ha detto Scarpati. Don Di Liegro era molto conosciuto a Roma non solo perché con lui è nata la Caritas come istituzione; ma anche perché, per merito delle sue opere, è mutata l’idea di solidarietà da pura opera di carità ad accoglienza (ancor più che tolleranza) e comunione sociale”.
Che cosa le piaceva di don Luigi?
“Di Monsignor Di Liegro ho apprezzato il coraggio di essersi confrontato con un potere che tende a ‘spendere’ per chi garantisce una sorta di consenso e si ‘risparmia’ per chi voce non ha… Non è stato un prete politicizzato ma ha saputo trattare con l’amministrazione del tempo coinvolgendo stampa e quant’altro a prestare la giusta attenzione a persone che altrimenti sarebbero rimaste ‘relegate’ ed emarginate. Problemi come l’AIDS, la pedofilia, la prostituzione, l’immigrazione, lui li ha messi sotto gli occhi di tutti, creando Centri nei cosiddetti quartieri ‘bene’ della capitale (nella fattispecie, la casa d’accoglienza di Villa Glori ai Parioli), laddove gli veniva invece richiesto di decentrarli.
E ancora?
“In lui, ho anche amato la volontà e la determinazione di perseguire quello in cui credeva fino al limite dell’assoluto. Temeva di non far in tempo a far tutto quello che intendeva fare.. In effetti, la sua morte in età non proprio avanzata fu dovuta anche all’affaticamento su più fronti. Il regista Alessandro di Robilant, è lo stesso de Il giudice ragazzino, il film (del 1993, ndr) che mi ha dato di più, professionalmente ed umanamente. E qui, siamo riusciti a ricreare l’alchimia di allora con questo film che non mostra solo la figura di un sacerdote, bensì l’uomo antesignano di una “svolta” a favore di altri uomini che, solitamente, vivono ai margini di una società frettolosa ed indifferente”.