Debutta questa sera su Canale 5 la miniserie in sei puntate - diretta da Maurizio Ponzi e prodotta dalla Grundy Italia di Roberto Sessa per RTI - E poi c’è Filippo, dove un tenero Neri Marcorè veste i panni di un giovane autistico sensibile ed imprevedibile afflitto dalla Sindrome di Asperger, la stessa che interpretava Raoul Bova nel film La fiamma sul ghiaccio. Accanto a lui, Giorgio Pasotti nel ruolo dello scapestrato fratello minore, avvocato penalista che - come in un’altra pellicola del genere, il famosissimo Rain Man - per eredità dovrà occuparsi del fratello più grande.
In effetti, l’elemento centrale della commedia è il rapporto complicato, tenero e divertente tra i due fratelli. Dopo la morte della madre (Valeria Ciangottini), infatti, Stefano, residente negli Stati Uniti, è “costretto” a ritornare nella villa di famiglia per occuparsi del fratello Filippo, che vive con lo zio Ghigo (Riccardo Garrone), anche lui avvocato e fondatore dello studio di famiglia. E a complicare il contrastato rapporto tra i due fratelli interviene anche il giudice, che richiede alla giovane psicologa Bruna Marchionni (Chiara Conti) una perizia per decidere sull’affidamento di Filippo e stabilire se Stefano è in grado di diventarne il tutore.
Accanto al sentimento e al tema della diversità legata all’handicap, la serie incrocia anche il genere del giallo attraverso i casi legali affrontati dai protagonisti; la determinatezza, l’irruenza e l’audacia di Stefano vengono stemperate e coadiuvate da alcune peculiarità della patologia di Filippo. La sua stralunata visione della realtà e il suo spiccato intuito lo rendono infatti un formidabile investigatore, e proprio queste sue doti risultano essere determinanti per la risoluzione dei casi affrontati. A completare la vasta gamma di sentimenti, la simpatia tra Stefano e Bruna che nasce, proprio come accade al rapporto tra i due fratelli, da un’incomprensione e una diffidenza iniziale, per sfociare poi in un profondo e sincero rapporto. Tra reciproche incomprensioni, riavvicinamenti e divertenti situazioni, la convivenza forzata tra Stefano e Filippo diventerà un percorso di formazione che porterà i due fratelli a conoscersi, arricchendosi vicendevolmente sino ad una vera chiarificazione non priva di colpi di scena.
“L’accostamento a Rain man - dice Marcorè - è inevitabile, ma spero che si vada un po’ oltre. Daltra parte, ognuno ha la faccia che si merita: evidentemente la mia ispira un certo tipo di personaggi: goffi, esitanti e con qualche problema”.
“Comunque, conclude l’attore, questo è senz’altro uno di quei ruoli che rappresentano una sfida - e dunque una calamita - per qualsiasi persona che faccia questo mestiere. Certo mi sono documentato, ho letto libri sulla storia dell’autismo ed incontrato persone affette da questa sindrome. L’esperienza più forte è stato conoscere Giacomo, un ragazzo che vive vicino ad Ancona che ha una forma di autismo molto forte. Mi ha cercato dopo che aveva letto che facevo questa serie e sono andato a trovarlo. Sembrava impossibile comunicare con lui ma quando prende la sua macchinetta per scrivere ti rendi conto di quanto sia dotato”.
Ma nel futuro di Marcorè ci sono anche altre fiction: l’attore sarà Papa Lucani in Il sorriso di Dio nel Tv movie in due puntate, prodotto da Raifiction e Leone Cinematografica, in onda nel prossimo autunno su Raiuno, nonché un brigadiere nel film per le sale Baciami piccina di Roberto Ciampanelli, con Vincenzo Salemme ed Elena Russo. La pellicola, in uscita a settembre, potrebbe essere presentata alla Mostra di Venezia.
Intanto, come spesso ci accadde, ci chiediamo qual è la logica editoriale che manda questo buon prodotto di fiction in un periodo in cui la gente tende a non restare a casa la sera oppure a guardare le partite di calcio. Misteri della televisione!