Ogni epoca si è interrogata sulla natura di Gesù e sul senso complessivo della sua lezione, religiosa, morale e politico-sociale; e spesso i mezzi espressivi, accanto a una ricerca sincera, talvolta profonda, si sono limitati a cercare in Lui solo ciò che più interessava al loro tempo, o addirittura semplicemente ad esprimere personalità e gusti dell’autore. Limitandoci al cinema, quali fili conduttori, e quali differenze, intercorrono tra i vari Gesù dello schermo? In quali rapporti coi grandi filoni di pensiero (teologico e non), i fenomeni di massa, le scelte massmediatiche dell’ultimo secolo? E quale Cristo di celluloide ha colto maggiormente, senza forzature ideologiche, il verbo, profondamente rivoluzionario, del Cristo vero?
A queste domande cerca di rispondere Dario Edoardo Viganò, presidente dell’Ente dello Spettacolo e docente di comunicazione presso la Pontificia Università Lateranense, nel volume Gesù e la macchina da presa: vero e proprio Dizionario ragionato del cinema cristologico, che mette ordine nella vastissima produzione ispirata, direttamente o indirettamente, al Salvatore. Dall’ancora muta Passion du Christ, del francese Léar (1897), alla pluridiscussa, osannata quanto vituperata, La Passione di Cristo di Mel Gibson, sino all’ironico cortometraggio del 2004, Parabola, di Piergiorgio Curzi (liberamente ispirato all’episodio evangelico della resurrezione di Lazzaro). Non manca, fra gli autori citati, anche quell’Abel Ferrara di cui è in uscita prossimamente Mary: appassionato viaggio, tra storia e attualità, sul pianeta Gesù (e sui ’satelliti’ Maria Vergine e Maria Maddalena). Ferrara, regista qui ricordato per Il cattivo tenente del 1995, in cui la sconcertante apparizione di Cristo al corrotto poliziotto newyorkese Harvey Keitel, un po’ come l’estrema visita in Chiesa del rivoluzionario-giuda irlandese Victor Mac Laglen nello storico Traditore di John Ford, diviene spinta al pentimento e alla catarsi.
In quasi 170 schede, la seconda parte del testo presenta tutti i film dedicati alla vicenda di Gesù (o comunque ispirati al suo messaggio, o variamente applicanti all’attualità la sua lezione) dal dicembre 1895 al giugno 2004: di cui molti esistenti ormai solo in polverose copie d’archivio, a volte riscoperte dalla critica e restaurate con certosina pazienza. E’ il caso, ad esempio, di quel piccolo capolavoro che è il Christus di Giulio Antamoro, ripresentato nel 2000 alla Mostra del Cinema di Venezia: kolossal dell’epoca, proiettato addirittura a colori (dipinti a mano sulla pellicola), che nel 1916, in piena Grande Guerra, con la coraggiosa invocazione alla pace nel mondo (in sintonia col Benedetto XV dell’Inutile strage) suscitava - proprio come lo stesso anno, negli Usa, il pacifista Spose di guerra di Herbert Brenon - i rigori della censura bellicista.
La prima parte, invece, tenta non solo una tipologizzazione di questa produzione cinematografica, ma anche una comprensione dei problemi teorici inerenti la messa in scena della vicenda di Gesù e, più in generale, dei testi biblici. Particolare rilievo è dedicato - anche con un saggio di Mario Dal Bello - al Cristo ‘Padre selvaggio’, dolcemente terzomondista, di Pasolini (Il Vangelo secondo Matteo), a quello - tra holliwoodismo e sincera spiritualità - di Zeffirelli (quel Gesù di Nazareth, realizzato nel ’76 per la Rai), fino a quello, ‘ortodosso’ ed iperrealista, della Passione di Gibson. La terza parte, infine, ospita un’ampia bibliografia sul tema cristologico, con volumi, saggi e articoli, di area soprattutto europea e statunitense (ma sarebbe stata doverosa una maggior attenzione a contributi dell’area terzomondista, specie se legati alla complessa galassia della Teologia della Liberazione).
Titolo: Gesù e la macchina da presa. Dizionario ragionato del cinema cristologico
Autore: Dario Edoardo Viganò
Editore: Lateran University Press, Roma
Genere: cinema
Pagine: 383
Prezzo: € 30,00
Data pubblicazione: 2005