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venerdì 24 dicembre 2004
di Cristina Giovannini
18:9 cinema a tema
“Diciottononi”, la cinematografia sviscerata in un tema monografico visto da molte angolazioni

Un formato inusuale, il 18:9 (diciottononi) del titolo, carta patinata, foto a colori, una tematica in ogni numero trattata attraverso articoli e interviste, una redazione composta non solo da giornalisti ma anche da figure professionali diverse (grafici, sceneggiatori, attori) e soprattutto tanto entusiasmo.
Sono le credenziali della nuova rivista cinematografica 18:9 cinema a tema edita da Giorgio Mastrostefano, ideata e curata da Eugenio Màsciari (attore e sceneggiatore) in edicola dal 16 dicembre al costo di Euro 4,90. Per i primi due numeri avrà una scansione bimensile per poi diventare mensile. 

L’idea di una  rivista che parli sì di cinema, ma sia in stretto contatto con ciò che avviene nella nostra realtà – afferma Eugenio Màsciari nell’Editoriale – mi è venuta all’indomani dell’esecuzione dell’ostaggio americano decapitato in Irak. …una rivista che tramite il cinema stimoli i pensieri, ponga delle domande…questa rivista è nuova, viva, coinvolgente ed utile, del tutto diversa dalle altre in commercio”.

Da qui la scelta di dedicare questo primo numero al tema della decapitazione e come quest’ultima sia stata vista ed affrontata nel cinema. Pensiamo subito ai film di Kurosawa, Bergman, Kitano, Tarantino e al Fellini di “Toby Damnit” in Tre passi nel delirio o al Coppola di Apocalypse Now.
Ma in realtà, una decapitazione formale la subiscono anche tutti i film nel passaggio a dvd: lo schermo televisivo, infatti, ha un formato diverso da quello cinematografico pari cioè a 16:9 (sedicinoni).

Se ne parla ampiamente nell’intervista al direttore della fotografia Vittorio Storaro (foto 3) che denuncia le mutilazioni che la composizione filmica subisce a causa del formato 16:9 e che, di conseguenza, impedisce allo spettatore di godere dell’opera in toto, così come pensata e voluta dall’autore.

La proposta di Storaro è quindi quella di un nuovo formato, il 18:9 appunto - da cui il nome emblematico e singolare dato alla nuova rivista - che consenta di vedere sulla schermo televisivo un film nel modo in cui è stato concepito originariamente.
Spiega infatti il maestro premio Oscar: “Secondo i miei studi l’ Univisium basato sul rapporto dell’immagine 1:2 (che corrisponderebbe dunque al 18:9) è un nuovo formato, innovativo e l’unico da adattare al Digital Cinema del futuro. Numerose commissioni nel mondo stanno cercando di trovare un nuovo standard, perché il 16:9 è stato un grande errore”.

 
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