Giovanni Paolo II, attore in gioventù, ha sempre avuto grande fascino comunicativo. Lo ha dimostrato sin dalle prime battute del suo pontificato accendendo fuochi di ammirazione mai più estinti. Dopo che l’età e la malattia avevano limitato le sue possibilità di comunicazione, egli ricorreva ad altre forme, come il fugace e inatteso apparire benedicente dietro i vetri delle finestre dell’ospedale, non certo per apparire e non solo per rassicurare sulle condizioni di salute, ma per comunicare, con il linguaggio della testimonianza, il significato del dolore e il valore di questa fase della sua esistenza, segnata dalla fragilità e dall’impotenza.
Giovanni Paolo II ha avuto parole di riconoscenza e di stima per i tanti operatori della comunicazione che hanno sostato a lungo davanti all’ospedale Gemelli di Roma, dove era ricoverato, per poter informare sulla sua salute dimostrando così l’affettuosa universale preoccupazione che accompagnava sempre i suoi momenti di difficoltà e di disagio provocati dalla malattia. Non solo, ma ha sempre avuto grande fiducia nei potenti strumenti della comunicazione, che in un suo documento (Redemptoris missio) aveva definito come il primo areopago del mondo moderno, per la loro capacità di unificare l’umanità, rendendola un villaggio globale. E se ne è servito con sapienza ed equilibrio, per diffondere in tutto il mondo il Vangelo dell’amore di Dio.
Già Paolo VI aveva affermato che la Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi. Giovanni Paolo II ne ha più volte rilanciato il concetto. Lo ha fatto anche lo scorso gennaio in occasione della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, con una lettera apostolica rivolta ai responsabili delle comunicazioni sociali (cattolici ma non solo) suggerendo loro come fare perché non siano al servizio di qualcosa che non sia la giustizia e la verità.
Dopo aver ribadito che per la Chiesa l’uso delle tecniche e delle tecnologie della comunicazione contemporanea fa parte integrale della propria missione nel terzo millennio, egli affermava che i media possono e devono promuovere la giustizia e la solidarietà, riportando in modo accurato e veritiero gli eventi, analizzando compiutamente le situazioni e i problemi, dando voce alle diverse opinioni. I criteri supremi della verità e della giustizia nell’esercizio maturo delle libertà e delle responsabilità, costituiscono l’orizzonte entro cui si situa un’autentica deontologia nella fruizione dei potenti mezzi di comunicazione sociale
Questo non solo per non creare imbarazzo o danni a qualcuno montando ad arte dei casi, ma per rispetto di chi legge o ascolta, di più ancora: del concetto stesso del comunicare, che per i cristiani sta nella comunicazione di Dio con l’uomo, in varie forme, raccontata e documentata dalla storia della salvezza, dove nel Verbo che si fa carne l’evento comunicativo assume il suo massimo spessore salvifico.
Questo per dire a quali livelli alti si deve muovere la comunicazione. Per questo il Papa invitava non solo gli addetti del settore ma l’intera Comunità ecclesiale a una sorta di revisione pastorale e culturale così da essere in grado di affrontare in modo adeguato il passaggio epocale che stiamo vivendo, rivedendo i diversi ambiti dell’espressione della fede, dalla liturgia alla catechesi, tenendo conto che si rivolgono a persone che risentono dei linguaggi e della cultura contemporanei.
(Fonte: Il Messaggero di Sant’Antonio)
La morte di Giovanni Paolo II in Italia e nel mondo:
CIAMPI: “L’Italia piange la perdita di un padre, di una persona cara. Ha comunicato speranza e fiducia a tutti noi, ha scolpito le coscienze con i valori che danno senso e dignità alla vita delle persone e della società umana’’.
BERLUSCONI: “Tutti ci inchiniamo di fronte a un uomo che ha testimoniato in modo sublime i valori supremi della vita umana e della libertà”
PERA: “Giovanni Paolo II muore mentre più alta era la sua voce e più sentito il bisogno della sua missione. Per la dignità dell’uomo, la libertà, la tolleranza, il rispetto, la pace”.
CASINI: “Siamo tutti più soli. Rimane e rimarrà sempre la sua testimonianza di umanità, di amore e di comprensione per tutti noi”.
FOLLINI: “E’ stato un Papa che ha lasciato una grande orma nella storia dell’umanità. Dentro quell’orma cammineranno a lungo tante persone”.
GASPARRI: “Giovanni Paolo II passerà alla storia anche come il Pontefice che attraverso i mezzi di comunicazione ha saputo esaltare la missione planetaria della Chiesa”.
BOSSI: “Muore un uomo che è stato grandissimo, un papa che la cui operazione più grande fu quella di riuscire a parlare ai giovani”.
PRODI: “E’ il momento del dolore e del silenzio”.
FASSINO: “Si è fatto buio nel cuore di tutti, cattolici e non cattolici, credenti e non credenti”.
RUTELLI: “Dolore, riconoscenza e cristiana fraternità”.
BERTINOTTI: “Il rifiuto della guerra, il bisogno di umanità e di fratellanza che si esprime nella richiesta di pace, restano il lascito fondamentale di questo Papa”.
FAZIO: “La sua opera ha aperto nuove vie che dovremo percorrere, per un’economia al servizio dell’uomo”.
DILIBERTO: rende onore a nome di tutto il partito al ’’Combattente di Pace".
BUSH: “Il mondo ha perso un paladino della libertà umana. Noi tutti ricorderemo l’umiltà, la saggezza e il coraggio di questo sacerdote che è diventato uno dei più grandi leader morali della storia”.
CHIRAC: “Giovanni Paolo II non ha mai smesso di mostrare a tutti gli uomini e a tutti i popoli il cammino della concordia, della solidarietà e della libertà”.
SCHROEDER: "La morte di Giovanni Paolo II segna la scomparsa di un Papa ‘che ha scritto la storia’. Attraverso il suo lavoro e la sua impressionante personalità ha cambiato il nostro mondo".
ZAPATERO: "La sua morte è la perdita di un referente morale".
RE JUAN CARLOS: “Una Papa il cui instancabile lavoro per la pace sarà ricordato da tutti”.
BLAIR: “Qualsiasi sia stata la sua sofferenza ed esperienza nella natura umana, non ha mai perso la fiducia nello spirito umano e la sua fondamentale capacità di fare del bene".
PUTIN: Giovanni Paolo II è stato una figura eccezionale del nostro tempo, cui si associa un’intera era”.
KWASNIEWSKI: “E’ la perdita della nostra più grande autorità morale. La Polonia e i polacchi hanno un debito particolare nei suoi confronti. Non ci sarebbe stata una Polonia libera senza un Papa polacco".
FIDEL CASTRO ha decretato tre giorni di lutto nazionale per la morte di Giovanni Paolo II, definito “un amico di Cuba”. Castro ha anche permesso, per la seconda volta in due giorni, al cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell’Avana e primate della Chiesa cattolica cubana, di inviare un messaggio ai cattolici nell’isola attraverso la televisione di Stato. Fatto mai accaduto in precedenza.
HELEN CLARK (New Zeland): “Una figura straordinariamente influente la cui voce in favore della libertà nell’Europa centrale e orientale, in Medio Oriente e in tutto il mondo si è levata con forza incredibile".