L’iniziativa “Lo sguardo ribelle” - proposta a dieci anni dalla morte di Gian Maria Volonté dal Teatro Ambra Jovinelli, Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali–Dipartimento Spettacolo, Centro Sperimentale di Cinematografia–Cineteca Nazionale, Fandango, Direzione Teche Rai, Cinecittà Holding, Archivio Audiovisivo Movimento Operaio e Democratico, Centro Teatro Ateneo, Università di Studi La Sapienza e dalla Casa del Cinema – vuole ripercorrere, approfondire e, se possibile, recuperare gli aspetti principali di una carriera e di una vita esemplari, ma anche temi e problematiche ancora del tutto presenti.
Parlare dell’opera di Gian Maria Volonté nelle sue molteplici forme, delle sue scelte professionali e delle battaglie politiche, del suo modo personalissimo di intendere il rapporto tra l’arte e la vita, e di confrontarsi con il potere quale che sia, significa anche rivedere, da una posizione privilegiata, più di trent’anni di storia italiana.
La manifestazione - che si snoderà dal 6 al 12 dicembre (ieri l’anteprima all’Ambra Iovinelli che abbiamo annunciato nelle ultime notizie) tra il Teatro Ambra Jovinelli, il Politecnico Fandango, La Casa del Cinema e la Sala Trevi-Alberto Sordi - si impernia essenzialmente sull’attività cinematografica di Volonté, ma darà lo spazio necessario anche agli altri momenti della sua carriera artistica: il teatro, la partecipazione ai grandi sceneggiati televisivi come L’idiota, Il taglio del bosco, Caravaggio, ecc.), insieme ai documentari politici, e alle interviste.
Il cinema
Gian Maria Volonté è il maggiore rappresentante della stagione del grande cinema civile italiano. Sullo schermo, grazie ai tanti film realizzati con registi prestigiosi e partecipi come Petri, Rosi, Montaldo, Maselli, Lizzani, Bellocchio, Taviani, Amelio e tanti altri, ha rappresentato efficacemente l’ingiustizia e la lotta di classe, il disagio esistenziale e politico, lo sfruttamento e la ribellione, incarnando di volta in volta personaggi emblematici e indimenticabili, aristocratici e popolari, veri e inventati, sempre con una straordinaria versatilità pur all’interno di scelte artistiche coerenti per qualità ed impegno.
Il teatro
Volonté, sin dall’inizio della carriera ha voluto e saputo “sporcarsi le mani” con ciascuna di queste pratiche, scuole e correnti di pensiero. Predisposto al teatro di repertorio ma anche attento al teatro sperimentale più innovativo, capace di portare sul set come sulle tavole del palcoscenico i segreti e le tecniche di un lavoro attoriale sapiente e senza barriere.
Tra le sue principali interpretazioni in teatro: Fedra di Racine (1957) per la regia di Corrado Pavolini, Giulietta e Romeo (1960) per la regia di Franco Enriquez, Sacco e Vanzetti (1960) di Roli e Vincenzoni per la regia di Giancarlo Sbragia, Il girotondo (1981) di Schnitzler, diretto da lui stesso.
La televisione
Qui l’attore ha esordito molto giovane, nel 1959, e subito con un successo clamoroso: lo sceneggiato televisivo L’idiota, dal romanzo di Dostoevskij e con la regia di Giacomo Vaccari, in cui incarnava magistralmente l’antagonista del Principe Miskin interpretato da Giorgio Albertazzi. Altre sue importanti prove televisive: La Pisana (1960) da Ippolito Nievo, sempre con la regia di Giacomo Vaccari, Zio Vania (1962) di Cechov, con la regia di Claudio Fino, il bellissimo Il taglio del bosco (1963) da Carlo Cassola, con la regia di Vittorio Cottafavi, un Michelangelo (1964) con la regia di Silverio Blasi, un Caravaggio (1967) sempre con la regia di Blasi, La Certosa di Parma (1982) da Stendhal, con la regia di Mauro Bolognini, fino al più recente La signora delle camelie, da Dumas.
Gli interventi politici
Volonté è stato un protagonista importante delle battaglie politiche degli anni Sessanta e Settanta in Italia. Di quest’attività, oltre alle testimonianze di chi gli è stato accanto, restano numerosi documenti filmati. Ci sono i cinegiornali e molte interviste dell’epoca; ma soprattutto sono disponibili i film da lui stesso diretti, come Dedicato a Giuseppe Pinelli, un film collettivo di denuncia contro la morte dell’anarchico nella questura milanese. E ancora, La tenda in piazza (1970), sulle fabbriche occupate e su una manifestazione di lavoratori a piazza di Spagna e Reggio Calabria sui moti neofascisti nel capoluogo calabrese.