Riflettori tutti puntati su quell’attore poliedrico come pochi che è Giancarlo Giannini alla 23° edizione di “Primo piano sull’Autore-Rassegna del Cinema italiano”, la manifestazione curata da Franco Mariotti con la consulenza di Tullio Kezich, appena conclusosi ad Assisi. Un artista, Giannini, che passa indifferentemente dal cinema al teatro, dalla televisione (questa sera la seconda e ultima puntata su Raiuno di “Le cinque giornate di Milano”), alla regia, al doppiaggio, alla docenza e… alle invenzioni. Giancarlo Giannini non finisce mai di stupire e come un prestigiatore estrae dal suo cappello non solo volti, personaggi e ruoli sempre diversi ma anche idee, intuizioni che diventano macchine, congegni e brevetti. Quanti sono, ad esempio, a sapere che il giubbotto indossato da Robin Williams nel film Toys di Barry Levinson porta proprio la sua firma?
“Perché stupirsi", dichiara candidamente Giannini nel corso del convegno di studi svoltosi alla presenza di un nutrito drappello di addetti ai lavori, personaggi del mondo dello spettacolo che hanno lavorato con lui e critici cinematografici. "Io ha fatto studi di perito elettronico industriale ma un attore deve comunque essere un inventore, non c’è molta differenza nel gioco e nella curiosità della vita. Studiando elettronica devi immaginare cose straordinarie come formule matematiche che spiegano il rapporto tra infinito e finito. Lo stesso succede quando leggi un copione e ti trovi di fronte ad un personaggio di cui non sai assolutamente nulla: il processo è analogo, usi la fantasia e l’immaginazione per curiosare in un mondo che non c’è. Quindi non c’è alcuna differenza tra i miei hobby scientifici e la mia professione. Io curioso nel nulla, entro in questi spazi straordinari: una delle definizioni più belle che è stata data dell’attore, ad esempio, è colui che con il suo movimento incide lo spazio e con la sua voce incide il silenzio. In questa dimensione dello spazio si può diventare terribilmente espressivi usando il tuo corpo e il tuo suono. Da lì nasce tutto…”
Attore-autore versatile dicevamo. Giannini vanta, infatti, la sua presenza in oltre centoventi film; nel corso della sua indefessa carriera, che procede tutt’ora a gonfie vele (il suo ultimo film, 13dici a tavola di Enrico Oldoini è ancora nelle sale), ha potuto interpretare un’infinità di personaggi diversissimi tra loro, riuscendo però a trasmettere ad ognuno un’impronta e una caratterizzazione talmente marcate quanto a mimica, gestualità e soprattutto inflessioni dialettali così precise da restare impresse nel nostro immaginario collettivo.
Potete così chiamarlo Pasqualino Settebellezze o Mimì o Salvatore Cannavacciuolo o Tunin o Commissario Pazzi o Gennarino; ma anche Paolo Borsellino o Flavio Carboni (nei due film denuncia diretti da Giuseppe Ferrara rispettivamente Giovanni Falcone e I banchieri di Dio - Il caso Calvi). Si tratta sempre di lui, calato ora nei panni del boss mafioso, dell’operaio proletario, del contadino lombardo veneto, del marinaio siciliano, del commissario di polizia, del pentito di mafia, del giudice.. E’ forse l’unico, o comunque uno dei pochi tra i nostri attori, ad aver riscosso fama in America e a all’estero: dapprima negli anni ‘70 grazie al felicissimo sodalizio professionale con Lina Wertmuller a cui deve la svolta nella sua carriera. Basti ricordare titoli “storici” come Mimì metallurgico ferito nell’onore (Nastro d’Argento come miglio attore) del 1972, Film d’amore e d’anarchia (Palma d’Oro a Cannes come miglior attore) del 1973, Travolti da un’insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, del 1974, e Pasqualino Settebellezze (Nomination all’Oscar) del 1976.
In seguito ha lavorato con numerosi registi stranieri: solo per citarne alcuni, Stanley Kramer lo ha diretto in Il segreto di Santa Vittoria (1969); Francio Ford Coppola nell’episodio Life with Zoe di New York Stories (1989); Alfonso Arau in Il profumo del mosto selvatico (1995); Ridley Scott in Hannibal (2000) dove interpretava il Commissario Pazzi, ruolo che gli è valso un altro Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista. E poi, i lavori più recenti: Francisco Josè Fernandez lo dirige in Ti voglio bene Eugenio (2002) dove interpreta un personaggio afflitto dalla sindrome Down; Jaume Balaguerò in Darkness (2002) e Tony Scott in Man on fire–Il fuoco della vendetta.
“E’ un pazzo nevrotico, un folle inventore, però è il migliore, che volete farci?” – dichiara simpaticamente Lina Wertmuller intervenuta all’incontro e soffermatasi poi a raccontare una serie di aneddoti. Come ad esempio quando, per prepararsi al ruolo di Mimì, Giancarlo andò per un mese in Sicilia per acquisire la parlata locale. Ci lavorò talmente bene che alla fine i siciliani veri se ne compiacquero e lo lodarono a più riprese.
E a chi gli chiede - nella veste che ricopre già da due anni come docente del corso di recitazione presso la Scuola nazionale di Cinema - quale insegnamento, quale consiglio si possa dare ai giovani che oggi si avvicinano a questa professione, risponde: “Si lavora molto con la fantasia, è questa la cosa più bella. Una ricetta da suggerire non ne ho, cerco di insegnare e di trasmettere il piacere di poter fare questo mestiere che è poi il piacere della vita, del gioco, dello spazio”. E aggiunge ancora: “Per me ci sono due tipi di attori, chi si nasconde sotto il personaggio e chi ci mette la propria personalità. Io credo di appartenere alla prima categoria, mi diverte di più. A me interessa essenzialmente cosa arriva al pubblico, ovvero il desiderio dell’attore di trasformarsi”.
Ma parlando di Giannini non si può almeno fare un cenno alla sua voce. Anche qui il suo talento ha saputo lasciare un’ impronta marcata. Sono numerosissimi gli attori da lui doppiati ma sicuramente quello che meglio si identifica con la sua voce è Al Pacino, cui ha prestato la voce anche nell’ultima intepretazione, Il mercante di Venezia diretto da Michael Radford, a breve sugli schermi italiani. E a proposito di voce, l’attore ha confermato proprio ad Assisi che inizieranno a marzo 2005 le riprese del suo prossimo film americano, Dubbing De Niro.
"Si tratta di una commedia divertente: la storia del doppiatore italiano di Robert De Niro - ha raccontato Giannini - che di colpo non viene più chiamato a lavorare. Per questo decide di partire per gli Usa con lo scopo di incontrare l’attore che a lungo ha doppiato".