La favola più rappresentata e premiata al mondo, un vero e proprio sogno senza tempo scandito da bellissime canzoni che hanno fatto la storia della musica, tematiche sociali legate al riscatto sociale, al diritto di amare e al superamento di ogni barriera per uno spettacolo quanto mai attuale. Tutto questo è My fair lady che debutta in prima nazionale al Sistina il 3 novembre per la regia di A.J.Weissbard con Serena Autieri protagonista nei panni di Eliza Doolittle, la povera fioraia in cerca di emancipazione culturale attraverso la sua determinazione e la sua sfrontatezza.
Prodotto da Enrico Griselli con l’adattamento italiano di Vincenzo Incenzo, il musical di Lerner and Loewe, ispirato a sua volta dal Pigmalione di G.B.Shaw e rappresentato per la prima volta a Broadway nel 1956 dove rimase in scena per oltre 2000 repliche, si presenta al Sistina in una luce del tutto inedita con l’intento di sorprendere ed emozionare il pubblico di ogni età con uno show trasversale e dal respiro internazionale.
Avevo già lavorato con la Autieri in Lady D. nel 2016 dice in conferenza stampa il regista, americano di nascita cresciuto nel mondo dei musical, ma questo è un testo che ha le sue radici nella migliore tradizione dell’Opera. Ho voluto andare incontro al pubblico di oggi facendo della protagonista non una vittima degli uomini ma una donna capace di realizzarsi attraverso l’idea della trasformazione. E’ per questo che scene, luci e ambiente daranno allo spettatore la sensazione di una dimensione sospesa e sognante attraverso una meccanica sorprendente.
Nelle mie tante avventure della parola questa è certamente la più sorprendente dichiara invece Incenzo. Ho lavorato sul testo di un racconto incredibile che vive di una scrittura dentro la scrittura (a dare lezioni di fonetica ad Eliza è l’ostico il Prof. Henry Higgins interpretato da Ivan Castglione ndr) e nel quale mi sono impegnato a mettere in evidenza i tanti sottotesti presenti. Stabilendo però un patto ferreo con l’originale che non ho tradito. Una bella sfida, prima che l’intelligenza artificiale prenda definitivamente il sopravvento sulla creatività livellando il quoziente intellettivo a scapito di adattatori e traduttori.
Pronta alla sfida e in gran forma, Serena Autieri non sta nella pelle prima del debutto.
Amo questo spettacolo, l’ho visto in scena a Londra e desideravo interpretare Elize da anni. E’ un ruolo complicato e difficile (nel film del ’64 di George Cukor, vincitore di 8 Oscar, lo interpretò Audrey Hepburn) che richiede impegno, disciplina e passione, una sfida professionale che mi allontana dalla mia confort zone e mi spinge a dare il massimo ogni sera sulle tavole del palcoscenico, la mia dimensione ideale.
Quanto c’è bisogno di favole oggi, in un mondo dominato da guerre e tecnologie?
E’ una necessità assoluta, sono mamma e cerco ogni giorno di allontanare mia figlia dal mondo virtuale per trasportarla in quello della bellezza. Bisogna respirare arte sin da piccoli occorre che s’inneschi una catena virtuosa ed è per questo che il nostro My fairl lady è rivolto a tutta la famiglia. Dallo spettacolo si esce persone migliori e con la gioia nel cuore nel nome dell’umanità ritrovata.
Sulla cadenza linguistica del suo personaggio la Autieri, napoletana residente a Roma, svela che parlerà una sorta di dialetto transappeninico, non connotato regionalmente ma in grado di scatenare risate e sentimenti.
A completare il cast dello spettacolo ci sono Manlio Dovì nei panni del Colonnello Pickering, Gianfranco Phino in quelli di Alfred Doolittle mentre Clara Galante e Luca Bacci interpretano rispettivamente Mrs.Pearce e Freddy Hynsford-Hill con la partecipazione straordinaria di Fioretta Mari nelle vesti dell’esilarante e tagliente Mrs. Higgins. Coreografie di Gianni Santucci, direzione musicale del Maestro Enzo Campagnoli e costumi di Silvia Frattolillo.