Un incontro che illumina il festival, un abbraccio
alla città e all’
Italia intera per un vero e proprio
eroe della
legalità. "
Tutta la mia squadra del Magna Graecia Film Festival e io siamo felici e onorati di ospitare per la prima volta il Procuratore della Repubblica di Catanzaro,
Nicola Gratteri,
che sarà protagonista di un incontro pubblico sul palco della nostra Arena
nel quartiere Lido di
Catanzaro la sera del 4 agosto,
per presentare il documentario Se dicessimo la verità". Così, il fondatore e direttore artistico del
Magna Graecia Film Festival,
Gianvito Casadonte, annuncia la presenza di
Gratteri, mercoledì
4 agosto a partire dalle ore
21.
All’incontro seguirà la proiezione del documentario realizzato da
Giulia Minoli ed
Emanuela Giordano. "
Un documentario preciso e importante – sottolinea
Casadonte -
che parla alle giovani generazioni per riflettere con loro sul valore della cultura dell’Antimafia, sempre più necessario e sempre più attuale”.
Il docufilm di 60 minuti è un viaggio nella legalità, tra le voci di chi ha il coraggio di denunciare la ’ndrangheta: i magistrati che indagano, gli insegnanti che si impegnano in prima persona, i giornalisti che nonostante le minacce non si tirano indietro, i parenti delle vittime che non gettano la spugna, gli imprenditori che denunciano, le associazioni e le imprese che si uniscono e propongono nuove forme di imprenditoria.
Se dicessimo la verità viaggia da Vienna a Copenaghen, da Malta ad Amsterdam, dal Sud Italia a Londra. L’obiettivo è capire cosa si può fare per reagire a questo colpevole torpore, a una rimozione di massa che elude il problema. La voce narrante, il punto di vista e lo sguardo che si ferma sui luoghi e le persone, è di un gruppo di giovani attori e formatori che, da dieci anni, si occupa di attività legate al contrasto alla criminalità organizzata: Valentina Minzoni, Domenico Macrì, Daria D’Aloia, Vincenzo D’Amato, Anna Mallamaci, Tania Garibba e Giulia Minoli. Perché parlare di educazione alla legalità, rivolta soprattutto ai più giovani, non vuol dire genericamente “educarli” ad essere dei buoni cittadini, vuol dire renderli consapevoli. Chiudere un occhio, o tutte e due, è già una forma di complicità.