“Il bello delle saghe è che occupano un pezzo della tua vita in un modo o nell’altro e quando finiscono è davvero un capitolo che si chiude ,non è solo un film. Ma all’ inizio pensavo che mi sarei fermato, poi mi son trovato sul treno, sono arrivato a tre con divertimento e fatica, non consiglierei a giovani autori, però, di far trilogie” dice Sydney Sibilia che nell’ultimo capitolo della saga dei ricercatori geni diventati criminali per sbarcare il lunario, Smetto quando voglio. AD honorem, ha pensato di inserire anche l’ opera (il Barbiere di Siviglia cantato da Stefano Fresi, bravissimo anche in questo) nel momento cruciale del film, stereotipo ormai nella cinematografia di ogni dove.
E nell’attesa non solo delle uscite in tutto il mondo ma anche dei remake (per cui già ci sono varie trattative americane) il film arriva in sala il 30 novembre nella bellezza di oltre 350 copie con la solita banda (da Edoardo Leo a Stefano Fresi, da Libero De Rienzo a Pietro Sermonti, da Giampaolo Morelli a Greta Scarano), con l’ aggiunta di un perfetto Peppe Barra direttore di carcere amante dell’arte e con ‘il cattivo’ Luigi Lo Cascio pronto a far morire col gas nervino tutta la folla di professori e studenti ammucchiati nell‘aula magna de La Sapienza, in nome di una vendetta molto privata ma anche di una ‘pulizia’ che per lui è una rivoluzione perché “solo ammazzando tutti i baroni possiamo salvare i giovani“.
Ma davvero quest’uomo è così cattivo? “No in realtà c’ è in lui un raggio di sole e poi un passato tremendo che il film svela piano piano e che ci fa capire da dove viene la sua cattiveria che sembra senza appello. Vedremo che c’è un lutto, una perdita che lo spinge a un titanico piano criminale, una tragedia e il fatto che nessuno lo ascolta nel suo grido e nel suo malessere”
Si è divertito nei suoi panni, veleni e pistole alla mano? “Ho amato fare il cattivo. L’ho interpretato pian piano, costruito un pezzo per volta, scena per scena nel senso che non mi sentivo nell’insieme un cattivo a tutto tondo durante tutto il set. Guarda caso l’ho interpretato dopo aver fatto Iago a teatro, un cattivo non fumettistico ma un cattivo a tutto tondo, nero e senza ragioni. Un cattivo imbattibile, carico di un odio senza un perché. Quindi mi ero già accostato all’interpretazione dell’odio ma qui era del tutto diverso”
In che senso? “Qui dovevo rendere tutto quotidiano, credibile e realistico. Mi sono barcamenato tra l’esasperazione dei tratti del personaggio e il necessario realismo. Spero di avercela fatta ma non sarò mai grato abbastanza a Sibilia per avermi scelto tra tanti attori bravissimi, è stato un vero onore poter interpretare questo cattivo”
Ma il tuo personaggio è anche molto vendicativo. Ti somiglia un po’? “È difficile per me rispondere perché non lo direi. Ma se mi si chiede qual è il mio peggior difetto di certo non dico che è lo spirito vendicativo, ne ho tanti ma non questo. Ma forse anche perché non mi sono mai trovato davanti a un torto così enorme, ci sono persone che davanti a cose insopportabili reagiscono in modi che mai avrebbero previsto. Il mio personaggio è uno di questi. Ma il punto è che l’attore non deve mai giudicare il proprio personaggio perché se lo fa crea un diaframma tra se’ e lui e questo si vede nell’interpretazione. Allora io ho cercato di far finta che tra me e lui ci fossero molti elementi in comune, molte vicinanze emotive, anche se non è vero”
Ma che consiglio daresti a un giovane pronto a tentare l’avventura dell’Università in un paese come il nostro in cui la meritocrazia è un parolaccia? “Non voglio mettermi nella posizione di chi sconsiglia a qualcuno di fare l’università in Italia o di crederci, anche perché paradossalmente proprio il fatto che da noi spesso ciò che studi all’università non corrisponde con ciò che farai da grande lavorativamente permette di fare ciò che piace di più. Cioè ciò che conta è avere la possibilità di seguire un corso di studi che ha a che fare con i tuoi desideri, anche se poi sei costretto a fare altro. Ecco proprio questo costituisce secondo me per i giovani un punto di forza che poi si può anche usare in altri campi, magari con qualche difficolta ma si può “.
|