Sotto una pioggia battente il
Summer Mela è sbarcato indomito a
Roma dal 21 al 23 settembre per la sua
ottava edizione con focus sul cinema. Il festival, tradizionalmente dedicato alla cultura indiana classica e contemporanea, quest’anno ha eccezionalmente avuto luogo in concomitanza con l’equinozio di autunno anziché quello estivo.
Summer Mela è promosso e organizzato dalla
Fondazione Find e
Kama Productions con la direzione artistica di
Riccardo Biadene.
Nel corso della prima giornata è stato proiettato al
Cinema Farnese il film
“Il discepolo” (
The Disciple) del giovane
ChaitanyaTamhane, presentato nei giorni scorsi alla
Mostra del Cinema di Venezia dove ha vinto il
premio per la migliore sceneggiatura.
Il 22 alla Accademia Filarmonica ha avuto luogo un concerto di musica classica del MahaKali Trio, composto da Joyeeta Sanyal (sitar), Nicolò Melocchi (flauto bansuri, flauto indiano di bambù) e Sanjay Kansa Banik (tabla).
La
Casa del Cinema ha infine ospitato la proiezione del film
Badhaai Ho/Congratulationsthere di
Amit RavindernathSharma, una commedia dedicata ad un momento topico nella vita di una famiglia indiana, che tanto successo aveva riscosso nella scorsa edizione fiorentina di
River to River.
Cinespettacolo ha rivolto in questa occasione alcune domande a
Selvaggia Velo, fondatrice e direttrice di
River to River – Florence Indian Film festival, l’unico festival del cinema indiano in
Italia.
La rassegna cinematografica di River ha sede a Firenze, dopo le proiezioni di Milano e qualche puntata estemporanea a Bologna e Castiglione della Pescaia, questa è la terza volta che i film di River vengono presentati a Roma. Che accoglienza hanno avuto? Ottima, tutto sommato. Negli anni scorsi eravamo stati ospitati nell’ambito della rassegna internazionale dell’
Isola del Cinema;
questa è stata la prima volta alla Casa del Cinema e nonostante gli imprevisti logistici dovuti a una pioggia quasi monsonica gli spettatori non sono mancati. Il pubblico romano ha in generale sempre dato prova di una discreta conoscenza della cultura e della storia dell’India.
Forse ciò è dovuto anche alla presenza a Roma e alla attività di promozione da parte della Ambasciata dell’India,
che anche in questo caso non ha fatto mancare il suo patrocinio. Questo di Roma è un appuntamento che speriamo di poter mantenere:dopotutto la città occupa da sempre - ma ora anche grazie alla sua Festa del Cinema -
un posto particolare nella settima arte.
Come mai la industria cinematografica indiana, così straordinariamente ricca di titoli e rilevante non solo per la cultura ma anche per la economia del subcontinente stenta tanto ad affermarsi da noi presso il grande pubblico?E’ un annosa questione, legata forse un parte a problemi linguistici. Il pubblico italiano è abituato ad assistere quasi esclusivamente a film doppiati e non sottotitolati. Inoltre la cultura e la cinematografia indiana sono tuttora considerati come qualcosa di lontano ed esotico, qualcosa di riservato quasi esclusivamente ad una élite.
Basti pensare che per non so quanti anni mai un film indiano era stato incluso in un concorso ufficiale come quello di Venezia.
Ma forse non è un caso: in fondo in Italia esce
un film indiano più o meno ogni cinque anni. In altri Paesi,
come ad esempio la Germania o il Regno Unito l
a situazione è invece ben diversa.Con River to River affrontiamo tutti gli anni una vera e propria sfida e alla fine il nostro festival finisce per rappresentare l’unica possibilità per gli italiani di avvicinarsi al cinema indiano.A questo proposito River festeggia quest’anno vent’anni. Come?Intanto posso confermare che il festival avrà luogo! Dal 3 all’8 di dicembre, come di consueto a Firenze ma quest’anno nella cosiddetta modalità ibrida,
nel senso che alcune proiezioni avranno luogo come al solito nella Sala della Compagnia di
Firenze e altre in una sala virtuale.
Siamo in pieni preparativi e stiamo completando proprio in questi giorni la selezione dei film. Poi ogni anno si aggiunge qualcosa di nuovo…Spero vi piaccia il logo che abbiamo scelto. Le donne hanno avuto un ruolo importante in questo anno difficile e ci piaceva l’idea di essere rappresentati da una donna dallo sguardo fiero ma soprattutto rivolto al futuro: un approccio e un messaggio positivi e di speranza.