In quel pozzo artesiano, il 10 giugno 1981, non cadde solo un bambino di 6 anni ma tutta l’Italia. Si voleva vedere un atto di vita e invece, incollati davanti alla prima diretta televisiva no stop di un fatto di cronaca, ci si è scoperti impotenti di fronte alla morte. E così quelle 18 ore di speranza e concitazione sono diventate la registrazione di una sconfitta e, forse, l’inizio di quella televisione del dolore che oggi impazza impunemente e senza ritegno.
Arriva il 21 e 28 giugno alle 21,15 in prima TV su Sky Cinema e in streaming su NOW, Alfredino- Una storia italiana, la nuova produzione Sky Original sui fatti di Vermicino. Prodotto da Sky e da Marco Belardi per Lotus Production e diretto con stile asciutto e senza retorica da Marco Pontecorvo, il film- trasmesso in due serate- racconta la storia del piccolo Alfredino Rampi (Kim Cherubini) e della sua famiglia (il padre Ferdinando è Luca Angeletti mentre nei panni della madre Franca c’è una misurata e convincente Anna Foglietta) in una lotta contro il tempo per la sopravvivenza.
In quello che Stato (Massimo Dapporto è Sandro Pertini in un cameo, Francesco Acquaroli il capo dei Vigili del Fuoco) e volontari (Riccardo De Filippis è Angelo Licheri, l’ultimo a calarsi nel pozzo nel tentativo di salvare Alfredino), circo mediatico e solidarietà popolare mista a perfidia (il gelato mangiato dalla mamma di Alfredino scambiato per disinteresse e anaffettività verso il figlio) rimarrà un trauma collettivo dal quale è scaturito però un impulso decisivo alla costituzione dell’odierna Protezione Civile e del Centro Alfredo Rampi nato dalla volontà della madre di Alfredino con l’obiettivo di evitare altri drammatici eventi.
Scritto da Barbara Petronio- anche produttore esecutivo- e Francesco Balletta il film tv tratteggia un riuscito affresco d’epoca con la macchina da presa incollata ai personaggi e un gran merito: quello di non far mai vedere Alfredino nel pozzo. Con l’Italia di quel tempo colpita da scandali, crisi di governo e terrorismo che si ferma davanti al piccolo schermo assetata di buone notizie e in cerca di eroi.
Finirà male tra tentativi falliti e difficoltà organizzative ma le commosse parole di Franca Rampi nel finale (Non dev’essere più troppo tardi, mai più) suonano come monito e insegnamento. Ieri come oggi.
Non ho conosciuto Franca Rampi per pudore e rispetto dice un’emozionata Anna Foglietta ma lei è stata una donna straordinaria. Una grande madre pronta ad accogliere ed ascoltare tutti senza esplicitare un dolore semplicistico. Una vera e propria leonessa pronta a difendere piuttosto che ad attaccare e a contenere sottopelle il suo dramma interiore.
Quanto è stato difficile interpretarla? Sono un’attrice navigata ma questa volta mettersi nei suoi panni non è stato facile confessa la Foglietta qui ad una delle prove più riuscite ed intense della sua carriera. Mi hanno guidato il rispetto e la cura, proprio come la canzone di Battiato che ho tenuto costantemente in mente mentre giravo. Franca ha dimostrato in quei giorni forza ed empatia dando dignità al dolore. Ma qualcuno in quelle interminabili ore la accusò di narcisismo e indifferenza. La scena del gelato la considero quella più violenta del film. Quella è stata vera e propria pornografia del dolore con gente che si è divertita ad esprimere giudizi senza conoscere la persona. Lei non aveva tempo per le maschere di facciata, aveva rispetto per se stessa e il crollo psicofisico che ha affrontato lo ha combattuto anche mangiando quel gelato. Troppo facile accusare e giudicare gli altri, puntare il dito e scagliarsi contro una persona piuttosto che interrogarsi sulla propria natura. Si è trattato di sciacallaggio emotivo.
Il regista Marco Pontecorvo sottolinea le difficoltà lavorative del film. Abbiamo affrontato tanti problemi: il freddo, la pioggia e il Covid ma grazie all’affiatamento di un cast straordinario abbiamo superato la prova. Ho voluto uno stile a metà tra soggettivo e oggettivo, cronachistico e astratto, c’era bisogno di distanziare gli avvenimenti e di fermare il tempo. Mi sono documentato attraverso le ricerche visive, le Teche Rai e leggendo verbali. Volevo lasciare un documento ai giovani che non hanno vissuto quel periodo e un messaggio di speranza a quanti non hanno ancora assorbito quella tragedia.
Per Vinicio Marchioni, che interpreta Nando Broglio, il vigile del fuoco che tenne compagnia al piccolo Alfredino facendosi credere un supereroe, la vicenda di Vermicino è stato il nostro 11 settembre mentre per Massimo Dapporto quell’anno l’Italia si dimostrò un Paese unito e solidale, una grande famiglia capace di unirsi non solo di fronte alle vittorie della Nazionale di calcio.
Ma Alfredino- Una storia italiana accende finalmente anche un faro sul lavoro svolto dalla famiglia Rampi dopo la morte del figlio.
La storia di Alfredino per gli italiani è sinonimo di rabbia, dolore e impotenza dice la Presidente del Centro Rampi, Rita Di Iorio in questi anni ci siamo battuti per la cultura della sicurezza e solo oggi abbiamo detto sì ad u film sulla vicenda. Ci hanno convinti la dimensione del racconto e la voglia di non strumentalizzare la vicenda abbandonandosi alla morbosità del dolore. In questo film c’è quel dopo che finora non aveva mai interessato nessuno.
Per non dimenticare.