Francesca è una donna semplice e dignitosa, ha l’eleganza naturale e lo sguardo alto di Daniela Poggi e si aggira per i portici di una delle più belle piazze di Roma. Gira, rigira, va avanti, torna indietro, tentenna, poi si ferma. Si guarda intorno, spinge il suo corpo verso una colonna e poi si piega. Per elemosinare. Francesca è un’esodata. Non ha più un lavoro, non può avere una pensione, è rimasta intrappolata nel limbo creato dagli errori della Legge Fornero, non ha più una liquidazione, ha una nipote a suo carico, un affitto da pagare e non riesce a trovare un lavoro perché a 60 anni non è facile in questo paese. Allora dedicato a tutte le vittime della crisi. L’esodo, opera prima e vero film-grido, film-denuncia di Ciro Formisano, con una straordinaria Daniela Poggi è la sua storia, la storia di tanti.
Come è stata coinvolta nel film all’inizio? “Semplicemente mi ha chiamato il regista che non conoscevo e mi ha chiesto un appuntamento per parlare di un ruolo, senza aggiungere altro. Mi ricordo che pioveva forte quel giorno, che lui arrivò tutto bagnato e mi disse che da due anni pensava al film. Aveva già fatto un piccolo doc sugli esodati, aveva seguito la faccenda, era stato con loro, aveva raccolto molte testimonianze. E mi ha portato questo copione in cui c’era tutto il film ma io restavo titubante”
Perché? “Un po’ perché è un giovane regista e perché so che spesso anche le buone intenzioni non sono pari alle capacità. E poi ero titubante perché il pubblico ha di me un’immagine glamour, elegante e non sapevo se sarei stata capace di lasciarmi andare al personaggio, se potevo reggere tanto i primi piani, se ero adatta perché i ruolo femminili vanno protetti a meno di ruoli appositamente disfatti ma non era questo il caso. Qui dovevo solo essere vera e non distrutta, vera anche se non particolarmente curata. Mi sono chiesta perché scegliere proprio me”
E che cosa si è risposta? “L’ho chiesto al regista e lui mi ha risposto: “Perché hai una sensibilità particolare e un viso particolare che sa essere anche fortemente drammatico, perché hai una forza che viene fuori, perché hai l’età giusta e puoi capire”
E poi come avete cominciato a lavorare insieme? “Quando ho letto il copione ho pianto, l’ho chiamato, e gli ho detto che volevo affidarmi a lui del tutto, che mi fidavo. E per 15 giorni abbiamo girato ininterrottamente, giorno e notte, mi son cambiata sotto i portici o nei bar. Doveva venir fuori un film molto vero e anche girare in questo modo non convenzionale lo ha reso tale. Sa quanta gente mi è venuta addosso mentre stavo inginocchiata guardando il cellulare o con le cuffiette perché la gente, anche davanti al cartello ’esodata’ la gente non guardava e noi avevamo telecamere nascoste, quindi io ero solo una poveraccia che chiedeva l’elemosina,invisibile per la maggior parte della gente”
Come si è preparata al ruolo? “Intanto sono andato a leggermi tutte le testimonianze mi sono informata sulla legge Fornero e su tutti quelli he ha lasciato senza lavoro e senza pensione, appunto gli esodati .E poi mi sono guardata intorno, cosa che faccio sempre quando vado in giro per le strade e allora mi son venute in mente le tante immagini afferrate in questi anni. Ho pensato a quante volte ho visto gente raccattare roba nei cassonetti, ho pensato ai tanti che vanno a chiedere il pasto. Allora facilmente sono diventata Francesca lei è entrata dentro di me. Non sono madre ma sono madrina di una ragazza che accompagno da sedici anni e so cosa vuol dire avere al fianco una ragazzina che vorrebbe essere al pari degli altri, non avere meno degli altri, quindi ho capito il disagio di una donna che non può dare alla nipote nulla di tutto questo”.
Ha conosciuto la donna cui si ispira la storia? “Non ho voluto incontrare esodati, perché mi viene poi difficile staccare l’immagine di persone reali da ciò che vuoi interpretare, ti viene la tentazione delll’imitazione e a me non piace. Io voglio invece creare il personaggio dentro di me, non imitarlo, deve venire da me e dalle mie sensazioni, non dall’esterno”.
Ma cosa provava quando stava in ginocchio? “Un dolore immenso perché in ginocchio vedi la gente dal basso e devi alzare la testa, è un rialzarsi per esistere e dentro di te c’ è il vuoto, il nulla, la rabbia, vorresti urlare, reprimi un dolore interiore causato da un’ingiustizia assurda”.
E lei cosa ha pensato in questi panni e che cosa avrebbe fatto al posto di quella donna? “Anche la mia vita è cambiata molto negli ultimi anni, la vita di tanti credo. E’ una sorta di nuova povertà che stiamo vivendo. Lei non ha amici, non ha conoscenze cui chiedere aiuto, ha speso la liquidazione per la figlia, deve gestire la nipote. Io ho pensato che,se invece dell’attrice avessi fatto un altro lavoro, sarebbe potuto accadere anche a me. Quando non hai alternative c’è l’elemosina o la morte e infatti tanti sono morti. Grava la morte di tante persone sulle coscienze dei politici di ogni parte. E vale anche per Equitalia che non ha beccato i veri evasori ma ha massacrato i poveracci”
Fa tutto parte della folle politica che ha partorito gli esodati... “Per me è stata una scelta azzardata, un errore, un’incoscienza. Non penso che la Fornero possa sbagliare ma credo che vengono fatte delle scelte europee con tagli trasversali che possono portare degli orrori, come l’allungamento dell’eta a 67 anni. Non facciamo che lamentarci per i giovani che non hanno lavoro e lasciamo inchiodati ai loro posti gli anziani che a una certa età, almeno in certi lavori, diventano pericolosi per se e per gli altri. Allora prima di pensare alle regole europee pensiamo al buon senso. La politica deve pensare ai propri cittadini mentre oggi i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri perché siamo in un sistema in cui la finanza e le banche dettano le regole”
Cosa vorrebbe che, alla fine del film, lo spettatore portasse a casa? “L’emozione. Se noi siamo riusciti a stimolare il disagio e la domanda,la sorpresa o l’immedesimazione abbiamo raggiunto lo scopo. E spero che un film come questo susciti il desiderio di stare più attento a chi ha meno di noi, stimoli un maggior rispetto verso l’altro”.
Progetti prossimi venturi? “Ora vorrei riprendere la stagione teatrale e sto lavorando con Valeria Moretti ad un testo impegnativo. Poi volevo capire che cosa succede e che strada intraprendere perché è un momento importante per la mia vita artistica. Ho fatto ’Le tre rose di Eva’, appena arrivato in tv; ho altro film in lavorazione ’La direzione del tempo’ di Vincenzo Stango in cui sarò una preside, girato un mese fa. Ma non voglio correre. Ho imparato a scegliere,non mi interessa fare il prezzemolino, o piccoli ruoli, preferisco fare cose scelte da me e di cui sono convinta,anche a costo di lavorare di meno”.
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