L’ossessione di Luc Besson si chiamava Valerian. Ci pensava dal ‘97 e ci ha messo sette anni per tradurre la sua ossessione in film e portare sullo schermo la metropoli Alpha dove, nel corso dei secoli, sono arrivate migliaia di specie diverse da ogni angolo dell’universo e due agenti speciali incaricati di mantenere l’ordine
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L’ossessione di Luc Besson si chiamava Valerian. Ci pensava dal ‘97 e ci ha messo sette anni per tradurre la sua ossessione in film e portare sullo schermo la metropoli Alpha dove, nel corso dei secoli, sono arrivate migliaia di specie diverse da ogni angolo dell’universo e due agenti speciali incaricati di mantenere l’ordine in tutto questo. Loro hanno le facce di Cara Delevingne e Dante Dehaan dentro questo Valerian.La città dei mille pianeti che parte da una serie di fumetti del ‘67.
Lei dedica questo film a suo padre che da piccolo le ha regalato quel fumetto. Oggi ne legge ancora? “Leggo ancora fumetti e sento ancora dire che sono infantile. Ma io non mi sento tale e avere cinque figli che mi aspettano a casa e gestire sul set 5000 persone mi rende adulto ma il bambino che è in me non lo dimentico. Sono convinto che il bambino è sempre il padre dell’uomo”.
Allora le piacerebbe portare sullo schermo anche qualche fumetto più recente? “In ogni caso lavoro sempre, sia partendo da storie del passato che da storie più recenti, ricreando ogni cosa e scegliendo per concorso artisti di ogni parte del mondo che tra di loro non si parlano e non si conoscono, quindi lavorano in totale autonomia”.
E il tutto sempre puntando sulla forza delle donne… “Si perché penso che le donne sono l’ avvenire degli uomini e di tutti. Perché hanno un atteggiamento sano, si difendono col cervello e col cuore e non con la forza bruta. Sono la sola salvezza del mondo e sono del tutto favorevole a un passaggio totale del potere alle donne”.
È partito dal desiderio di raccontare la diversità? “Penso agli indiani americani, agli ebrei, ai tanti considerati diversi e sterminati. Volevo raccontare la lotta alla diversità che accade di continuo tra noi in forma di favola. Anche per spiegarlo ai miei figli. Un po’ come ho fatto con Arthur e il popolo dei minimei, anche se dopo dei miei amici mi hanno raccontato che i loro figli non volevano più camminare sull’erba pensando al popolo di sotto che potevano schiacciare. Ma il concetto è quello, spendo milioni di dollari per spiegare il mondo ai miei figli e ai loro coetanei“.
E lavorare con un cast così giovane è stato stimolante? “I due protagonisti sono giovani ma bravi e poi avevo voglia di giovani perché non amo vedere girare sempre le stesse facce al cinema”
Rihanna interpreta Bubble, un’aliena mutaforma. Ha costruito su di lei il ruolo? "Bubble esisteva già nel fumetto dal 1975, mi piaceva che soffrisse di questa sua capacità camaleontica. Si trovava priva di un’identità personale. Era nessuno e tutti, è un po’ la sindrome dell’attore: fa il Papa o Riccardo III, poi a casa gli chiedono di portar fuori la spazzatura. Bubble è la trasformazione continua dell’attore. Ho pensato subito a Rihanna. Devo riconoscere che ho trovato fantastica l’idea di far recitare a Rihanna versi di Shakespeare in un film di fantascienza”
Sarebbe pronto a rifarne altri? “Si, se questo va bene e mi danno i soldi”.
Secondo lei la tecnologia rende quasi tutto possibile? “Usata bene la tecnologia è libertà e non pone limiti. L’unico limite oggi è l’immaginazione è io credo di averla. Ma non amo i film di fantascienza americani degli ultimi anni che funzionano sul piano economico ma sono noiosi o almeno io dopo venti minuti sono sempre stufo, perché raccontano sempre gli stessi cattivi e gli stessi buoni. Amo registi come Cameron che col suo Avatar ha insegnato tanto a tutti, a me per primo”.
Che cosa ha imparato da lui? “Per me è stato un precursore, la tecnologia che uso in Valerian è quella di Avatar mi invitò durante quella lavorazione, mi diede dei consigli. E’ uno di quei fratelli maggiori che ti aiuta, e ha aiutato anche altri. La proiezione che temevo di più è stata quella a cui ha partecipato lui!"
Dopo Avatar che cosa andrebbe a rivedere? “Sono un grande fan dello Star Wars di George Lucas, ha davvero rivoluzionato la fantascienza, per me lui è un monumento, l’ho incontrato diverse volte. Sono un fan dello Star Wars dei primi dieci anni”
A che pubblico pensa qùando gira un film? “Quando faccio film non penso a un pubblico o a un altro. Ho iniziato a far film nei Settanta. Avevo uno spirito ribelle e mi trovavo in una società addormentata . Poi invecchiando, mi sono accorto che la società intorno a me si era degradata e allora mi è venuta voglia più che di scuoterla di fare qualcosa di diverso e più divertente. Per il resto il desiderio di non mollare esiste sempre per me. In ogni caso. Anche con questo film che ha avuto varie traversie nella realizzazione ma che io mai ho pensato di mollare”
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