Partendo da una tematica importante come la violenza contro la donna, è nato il documentario La linea sottile dell’italiana Paola Sangiovanni e della croata Nina Mimica che approda nelle sale italiane dal 18 marzo a Roma, per toccare successivamente le città più importanti. Due storie intrecciate per raccontare di due guerre dei primi anni Novanta da due diversi punti di vista: quello di Bakira, una donna bosniaca sopravvissuta alla violenza della guerra nell’ex Jugoslavia e quello di Michele, un ex soldato italiano (allora c’era ancora il servizio di leva) di una missione internazionale di pace in Somalia, il cui contingente è stato responsabile di violenze (gratuite) contro la popolazione civile di cui non capivano nemmeno le parole. Il film è un inesausto viaggio ‘in fieri’ verso la consapevolezza del male e dell’umana capacità di generarlo.
“Sono stata io a proporre la figura di un uomo, di un soldato, mentre Nina – ci siamo conosciute al CSC negli anni ’90, afferma la Sangiovanni – pensava di intrecciare due storie di donne. E in questo modo l’abbiamo ‘complicato’ con l’accostamento ad altri significati”. “Due cose mi hanno colpito di più nel viaggio impervio di questo film – confessa -. Una ne è alla base, e cioè quanto Augusta (Eniti, la produttrice ndr.), Nina ed io, sentissimo forte l’urgenza di parlare della violenza – sopraffazione del più forte, guerra, violenza sessuale contro le donne – che ci ha portato a cercare di afferrare e cogliere i significati profondi che la sottendono al di là dei fatti, l’urgenza di mettere in moto una ricerca che fosse capace di connettere sistemi di (dis)valori in contesti diversi”.
“Preparando il documentario – dice nelle note di regia la Mimica – e tentando di comprendere le cause ed effetti della violenza con la mia protagonista Bakira, credevo che i nostri giri negli orrori della Bosnia post-bellica fossero un vero viaggio nel Cuore di Tenebra. E’ stato però il viaggio di ritorno, quello verso la luce, il più duro: come continuare a vivere con gli orrori impressi nella memoria? Il coraggio, l’ostinazione, la testardaggine e le contraddizioni di Bakira sono stati per me una lezione di vita”. Una lucida e amara riflessione – Bakira segnala e rimarca come gli assassini siano stati condannati per crimini di guerra che però non comprendevano la violenza sulle donne, né gli stupri di massa in cui non venivano risparmiati nemmeno i giovani maschi – sulla banalità del male, ancora più efferata ed esasperata quando si tratta di un ‘branco’, siano criminali, soldati, nemici o etnie diverse.
“Nel mondo, da oriente a occidente – dichiara la produttrice Eniti -, sono milioni le donne vittime di stupri e violenze. Non possiamo negare che questo non abbia a che fare con ciò che è inscritto nel discorso ideologico politico, nelle sue premesse, nei suoi postulati, nei suoi concetti e ricordi. La pratica dello stupro usata come arma di pulizia etnica nell’ex Jugoslavia ci consente drammaticamente di riconoscere le superstizione dell’ideologia intorno all’idea di origine, identità e razza".
"Il controllo della società è il controllo, innanzitutto, sulla generazione. Da queste riflessioni sono partita per scrivere il soggetto e condividerlo con Nina Mimica e Paola Sangiovanni. Le registe hanno seguito il proprio personaggio, ma sempre all’interno di un lavoro collettivo, di un reciproco scambio e confronto. La sceneggiatura, infatti, è frutto di lunghe discussioni e riscritture, come anche il montaggio”. Quindi, un documentario che ripercorre un passato non troppo lontano disseminato di orrori che, purtroppo, si perpetuano ancora oggi, in altri – tanti – focolai di guerra così lontani così vicini. Una realtà sempre e ovunque tanto inquietante quanto scioccante.
Nelle sale italiane dal 18 marzo (Roma al Farnese, Apollo 11 il 24 marzo) distribuito da Berta Film A Milano (Apollo – Spaziocinema, il 18 aprile), successivamente a Firenze (Alfieri), Torino (Ambrosio), Perugia, Bologna, Prato, Trieste, Udine.
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