Perché girare un documentario ai confini del mondo? Lo spirito che anima Odisseo, nel suo peregrinare nel Mediterraneo e oltre, in fondo alberga nei cuori di tutti gli umani. Il viaggio come metafora delle vita ci porta ad esplorare ogni angolo del nostro io interiore. Una viaggio che detto così potrebbe sembrare miglia e miglia lontano da noi: non parliamo tanto di moto a luogo ma di quel sottile e imperioso moto dell’anima. Un’anima che alberga in mille modi a Cadaqués. Un luogo magico al confine tra la Francia e la Spagna, esattamente in Catalogna dove il tempo è relativo. Dove il concetto di arte assume un significato più profondo. Dove il concetto di lavoro si sposa bene con i cicli circadiani dell’uomo. Dove il concetto di se stessi è scevro da convinzioni e costrizioni della società.
Si è profondamente in armonia con la natura, con l’ambiente circostante. Con ciò che appare ed è. Non è solo forma ma sostanza. Quella sostanza che il bravo Nicolas Stoppa (Foto n. 3 e 4) mette nei 40 minuti di questo documento, che dispensa brividi ed emozioni ad ogni fotogramma. Una regia asciutta e senza ghirigori per una storia folle nella sua normalità. La messa in scena di questo “altro e alto” mondo avviene per gradi. Struttura e forma diventano emozioni allo stato puro, attraverso la carrellata di personaggi che si avvicendano sullo schermo in un crescendo beethoviano di rara potenza. Circa 3.000 anime stanziali in questo paesino, Cadaqués, dalle antiche origini e che sembra attirare in maniera fatale uomini normali e artisti di ogni tipo.
Qui venne a vivere Salvador Dalí di ritorno da New York e qui è rimasta una delle sue case museo. Ma anche Pablo Picasso e Federico García Lorca hanno trascorso del tempo su questa spiagge dolci e dure e nei vicoli del paese. Anche il mitico Walt Disney fu di passaggio in occasione della sua collaborazione con Dalí per l’ideazione di film di animazione. E molti altri ancora, meno conosciuti forse ai più ma che hanno lasciato segni tangibili del loro passaggio. Sembra quasi di poter annusare, nel film, gli echi di chi vi è stato. E se il presunto figlio illegittimo di Salvator Dalì diventa una sorta di Virgilio nella seconda parte del film, con i suoi eccessi provocatori degni del padre (presunto), i veri protagonisti restano sempre le voci delle persone che ci vivono.
Le pietre che gridano alla vita. Gli intonaci che parlano di vite antiche. Il mare che declama parole di passione. Gli scogli che ci parlano dell’asprezza della vita. Il vento che sussurra richiami d’amore ancora più del canto delle sirene. Un viaggio mistico che Stoppa ci ricorda di fare: non solo uno spostarci fisico ma un essere in altro mondo. E chissà se le prossime vacanze saranno in questi luoghi? Un (bel) po’ di curiosità ce l’abbiamo!
NOTE: il documentario è stato realizzato in crowd funding ed è distribuito da MULINO FILMS